Tra storia e mito
Alla scoperta del
mito nell'isola cara agli Dei
I miti antichi rappresentano una parte della
tradizione e della cultura della Sicilia, "impareggiabile terra",
raffinata e selvaggia, dove non c'è luogo che non sia legato a qualche mito
creato dalla fantasia dei nostri progenitori, portati a concepire i fenomeni
naturali animati e personificati e ad avvolgere cose umane nel meraviglioso.
Eccelsi monti che si elevavano verso il cielo, i raccolti dei campi, l'alternarsi delle stagioni, i boati dei vulcani, rocce di aspetto strano (come quella di Cefalù che ricorda il pastore-poeta Dafni trasformato da Giunone nel promontorio che da lontano sembra assumere sembianze umane), acque benefiche (che evocano Ciane, la ninfa mutata in fonte), suggerivano la presenza degli dei ed erano personificati per quel processo di animismo cosi comune alle genti primitive.
In Sicilia, i miti che rispecchiano l'origine delle colonie greche con il loro patrimonio culturale sono il rivestimento fantastico di un fatto straordinario, che ha avuto il potere di stupire chi si è trovato ad esserne spettatore. Gli elementi fantastici non escludono, però, un'eco sbiadita di fatti realmente accaduti. Compito dello storico sarà quello di cercare il substrato di verità che si cela sotto la favola.
Per es. il mito di Minosse che, inseguendo Dedalo (costruttore delle mura di Camico) trova la morte in Sicilia, contiene elementi di verità, come la presenza cretese e micenea nell'isola, l'esistenza di rapporti commerciali con il mondo egeo e la persistente influenza su alcune società indigene della Trinacria. Le miniere di ossidiana, il vetro vulcanico esportato sotto forma di strumenti da taglio, potrebbero essere una spiegazione della ricchezza di Eolo, dio dei venti e abitatore di Stromboli.
La corte di Eolo era espressione di una civiltà evoluta. Conoscitore delle
tecniche di navigazione, consentì agli avventurosi naviganti del suo tempo di
battere i mari alla scoperta di altre terre. Egli è la personificazione della
civiltà micenea vivificata dalla presenza di gruppi etnici protogreci nelle
isole Eolie, legati al controllo di un punto di transito cruciale nel mondo
mediterraneo.
II fenomeno del lago di Pergusa che si deve ad uno sprofondamento del terreno, è legato fascinosamente al mito di Proserpina. La gente identiticava nel lago (opera di Plutone che voleva nascondere l'aldilà ai mortali) il luogo del rapimento della giovane figlia di Demetra. Anche la storia di Scilla e Cariddi ha un fondo di verità; nello stretto di Messina le condizioni atmosferiche creano pericolose correnti che allora spedivano molte navi sul fondo del mare. II passaggio della cultura greca in Sicilia e i viaggi per mare dei nuovi coloni sono simboleggiati dal mito di Alfeo che nell'Arcadia si innamora di Aretusa. La ninfa, per sfuggirgli, viene trasformata da Artemide in un ruscello che si getta nel Mediterraneo e poi sbuca come sorgente nell'isola di Ortigia. Tale è l'amore di Alfeo che anch'egli chiede di essere trasformato in un corso d'acqua per raggiungere l'amata a Siracusa, scalo obbligato per tutte le navi in rotta verso la Sicilia e l'Africa. ella geografia fantastica dell'Odissea, la Trinacria (come scrive Omero) "terra che è nel mezzo del mare vinoso, bella e feconda", appare lo scenario più reale tra gli approdi di Ulisse, le cui avventure rifletterebbero i viaggi dei Greci che portarono alla fondazione delle colonie. Nel poema di Omero c'e la memoria del fuoco dell'Etna, la cui vista ai coloni avrebbe dato l'occasione a localizzarvi il dio delle eruzioni e viene esaltato l'episodio dei Ciclopi, esseri mostruosi con un solo occhio nella fronte, la cui leggenda sembra sia stata ispirata dalla presenza dei crani di elefanti nani, in cui il buco della proboscide veniva interpretato come cavità oculare. I mitologi antichi, per svegliare nella gente un sentimento di meraviglia e di terrore, relegarono nel mondo della fantasia il ricordo di uomini dalla statura straordinaria e dei loro insediamenti nell'isola. Brutali, senza leggi, essi potrebbero essere la trasfigurazione poetica di un modo di vivere selvaggio che caratterizzava le aree più arretrate dell'isola, come la piana di Leontinoi dove Ulisse si sarebbe imbattuto negli "orrendi Lestrigoni non già simili agli umani ma piuttosto giganti "(Odissea, X). Il ritrovamento di ossa di grande dimensione che venivano credute di giganti avrebbe favorito, poi, il sorgere di nobili leggende in molte città isolane che rivendicavano origini antichissime e mitiche discendenze.
Per gli amanti del mare uno scenario famoso é quello dei faraglioni dei Ciclopi nei quali il mito ha visto gli enormi massi che Polifemo, accecato del suo unico occhio, avrebbe scagliato per distruggere l'imbarcazione di Ulisse. I coloni greci che si fusero con le popolazioni indigene contribuirono alla creazione di un patrimonio intellettuale e artistico, oggi alla base della nostra cultura. Per lenire l'ansia di trovarsi dinanzi all'ignoto, in siti inesplorati e in mari impervi, essi proiettarono sulle loro rotte quali mitici precursori dei ed eroi che erano il riflesso del loro immaginario collettivo e sovrapposero con la loro fantasia i loro miti a quelli indigeni adeguandoli ai dati effettivi della realtà geografica.
La religiosità rurale riutilizzò in modo nuovo
alcuni culti siculi come quello dei Palici (antiche divinità ctonie), venerati
nelle vicinanze dell'Etna presso due sorgenti solforose, di Adrano a cui erano
sacri 1000 cani custoditi nel suo tempio, delle Dee Madri a Engyon (rievocato
oggi dalla sagra della spiga) e quello di Demofoonte e Pillide, collegati
all'anticipata fioritura del mandorlo.
Molti luoghi di questa "feconda isola" , definita da V. Consolo "Pausa in cui rinasce la fantasia dell'ignoto", sono segnati fin nel nome da un alone di leggende e di atmosfere particolari. Le sagome dell'Etna, teatro di bizzarrie naturalistiche, i bacini sotterranei che scorrono come fiumi (come quello di Cefalù che alimenta l'ex lavatoio pubblico e che richiama le lacrime della moglie di Dafni), i1 mito d'amore tra elementi della natura (simboleggiato da Anapo e Ciane, i due amanti mutati in acque fluviali, i porti di Messina (Zancke) e di Trapani (Drepanon) le cui incurvature furono identificate dalla fantasia dei Greci con le falci gettate in mare da Zeus e da Demetra, gli esseri mostruosi che oppressi dalla mole dell'Etna, sfogavano la loro rabbia di vinti lanciando i loro boati, il tridente grazie al quale Poseidone separò la Sicilia dall'Italia, creando lo "stretto ribollente", offrono in chiave mitica suggestive interpretazioni e aiutano a capire come tutto assume dimensione di meraviglia.
In questa "isola del sol di cui rallegra ogni vivente raggio" (Odissea XII), l'Arcadia primigenia affiora dal passato e la natura, come in Grecia, é rimasta ferma a modelli eterni. II paesaggio si porge al nostro sguardo e alla nostra sensibilità in una tipica oscillazione di presenza reale e di fantastica favola, di autentica verità e di ariosa magia, "L' Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell'anima: qui é la chiave di tutto". Così Goethe descriveva l'isola al centro del prodigioso, cui convergono tanti raggi della storia del mondo.
E la sua identità risiede nella sua cultura, nelle leggende ad essa collegate e nello straordinario ambiente naturale fatto di mare e di terra, di ruderi del passato, di mura di inespugnabili fortezze, di necropoli, di templi, fedeli interpreti di un tempo irripetibile, eretti dalla fede, dalle leggende e difesi dalla tradizione. L'isola é una realtà fatta di suggestioni antiche, con la sua luce che esalta il paesaggio sul quale le diverse tradizioni mitologiche hanno saputo ricamare trame narrative avvincenti.
Anche
il simbolo di questa terra piena di fantastica invenzione ricorre alla
mitologia; essa è rappresentata dalla testa della Gorgone, il mostro il cui
sguardo trasforma in pietra i propri avversari. Come ricorda l'antico nome
greco di Trinacria, essa è circondata da tre gambe disposte a raggiera,
raffiguranti i tre punti estremi (Peloro, Pachino, Lilibeo), creati da tre
ninfe, dopo aver lasciato cadere una manciata di terra nello spazio di mare da
loro circoscritto. Le gambe simboleggiano anche i raggi del Sole, al quale
erano sacri i buoi allevati sul litorale tirrenico orientale e dei quali si
cibarono i compagni di Ulisse.
L'ombra degli dei si proietta su questa terra che
ha accolto le idee dei Greci e che non ha mai interrotto quei legami profondi
rintracciabili in un certo "modus vivendi", in feste o in antiche
tradizioni. Questa terra opulenta è un mondo dove "il mito ha profumato di
mistero ogni contrada, con una natura grande e perfetta sicché gli uomini,
nascendovi, "si sentono simili agli dei" (II Gattopardo).