Seme di
senape
Ultima scadenza
La seconda lettera di Pietro (2 Pt) risulta un discorso di commiato, simile ad un testamento spirituale; è probabile che la lettera sia sorta nella cerchia dei discepoli dell’apostolo Pietro. La lettera contiene una polemica contro i falsi predicatori la cui dottrina è di tipo gnostico.
2 Pt dà un insegnamento sulla parusia (vocabolo che significa «presenza, avvento, manifestazione, venuta» del Signore). C’è da dire che 2 Pt usa «parusia» per indicare la venuta del Signore in gloria, mentre 1 Pt preferisce la parola «apocalisse».
Contro coloro che predicano «perniciose eresie» (diversamente tradotto «idee sovversive») 2 Pt ribadisce che Cristo è radice della speranza cosmica. In verità, nella lettera c’è solo una cristologia implicita, appena accennata; è il discorso teologico ad emergere.
Scopo della parusia è la «renovatio creationis»; al ritorno
di Gesù risorto la creazione sarà ripristinata nella sua bellezza originaria.
Alcuni dei primi scrittori cristiani credevano finanche ad una restaurazione
fisica, al punto di aversi ad es. con il Regno di Dio in pianta stabile sulla terra una straordinaria
ubertosità dei campi.
Ma non tutti i Padri della Chiesa seguirono questa
interpretazione letteralista della parusia; anzi la linea di pensiero che va da
2 Pt a Orìgene offriva una alternativa al millenarismo che alcuni scrittori
cristiani di II e III secolo (specie Papia, apertamente chiliasta, e Ireneo, di
tendenza moderata) propiziavano basandosi su Apoc. 20, 2-5. È assai significativo che Orìgene, cui si attribuiva
la dottrina dell’apocatàstasi, tendesse invece ad arginare le spinte verso il
millenarismo.
La Chiesa ha sempre respinto l’idea di un Regno di Dio (di
mille anni) finalmente stabilito sulla terra, in compagnia dei martiri e dei
santi, dopodichè segue la fine del mondo
Nelle parole tratte dal «Commento sul Diatèssaron» di
sant’Efrem c’è secondo noi la risposta ad ogni attesa millenaristica: «benché
il Signore abbia indicato i segni della sua venuta, tuttavia non si comprende
la loro ultima scadenza, poiché attraverso molteplici mutazioni essi vennero,
passarono e sono tuttora in atto».
Dio si è reso presente attraverso l’incarnazione del Figlio
e al tempo stesso viene in ogni momento futuro. Dalla sua autorità (exousía) si comprende la sua attualità (parousía) nella vita di ciascuno.
Ci sembra che 2 Pt consolidi la kainótes di Gesù Cristo, cioè la novità escatologica; 2 Pt conferma
l’escatologia tradizionale, a fronte di ubbie fascinose, di tipo esoterico. La
speranza della parusia è confermata nel quadro della signoria del Signore, Gesù
e Salvatore. La signorìa (la kyriótes: «sovranità, autorità») va intesa in senso teologico, prima e
cristologico, in specie. Infatti il concetto di signorìa, sia in Gd sia in 2Pt,
rimanda sia a Dio sia al Messia. La “novità” dei tempi non coincide con nessun
segmento cronologico, se non con la persona del Signore Gesù, vero Adam novissimus, e fine della storia
umana, come insegna Gaudium et spes
ai nn. 22 e 45.
Salvatore Falzone sac.