Seme di senape

Discese agl’inferi

C’è un momento in cui nella storia della salvezza Gesù Signore ha raggiunto gli uomini vissuti prima di Lui. Questo accade nell’incontro tra il Cristo morto e i giusti, d’Israele o di altri popoli. È un mistero sintetizzato nelle parole del Credo: «discese agli inferi».
Come si possono escludere dalla salvezza quei pagani che hanno vissuto secondo giustizia, condu-cendo una vita virtuosa? E che dire dei giusti, dei profeti, dei santi dell’Antico Testamento, che a-nelavano al Messia?
Nella terza delle omelie di Origene sul libro di Giosuè, come a noi pervenuta nella traduzione latina di Rufino, si trova la formula che «fuori della Chiesa non c’è salvezza». Origene aveva anticipato già una risposta, commentando l’episodio dei messaggeri inviati da Giosuè e poi accolti nella casa di Raab (Gs cap. 2).
Qui si vede la Chiesa in figura, come Ecclesia ex Gentibus, (Chiesa dalle nazioni) la quale viene innestata nella Ecclesia ex Judaeis (Chiesa dai Giudei). Origene è favorevole a dilatare la salvezza; Raab diviene la figura della Chiesa che raduna i popoli.
Ancora in Hom. Jos 3,5 Origene aggiunge che il segno scarlatto, posto sulla casa di Raab, è un simbolo del sangue redentore di Cristo; il sangue innocente procura la salvezza per tutti, giudei e non.
Commentando poi il libro dei Numeri, Origene ha qualche pagina sul profeta Balaam; questi, al cap. 23 del libro della Bibbia, si trova a benedire, contro sua voglia, il popolo d’Israele; Dio stesso gli ha messo sulla bocca una parola. Bisogna dire che Balaam è un indovino pagano e che formula vaticini per interesse venale; eppure di lui sembra essersi servito Dio.
Leggiamo da un passo dell’omelia di Origene: il Signore «volendo che lì abbondi la grazia ove ha sovrabbondato il peccato [cf. Rom 5,20] si degna di essere presente e non rifugge da questi riti che si svolgevano non secondo la disciplina di Israele, ma secondo l’errore dei Gentili. È presente poi non ai sacrifici, ma andando incontro a Balaam che viene, e concede la sua parola e preannuncia i misteri futuri…».
Il testo in latino è ancor più efficace quando esprime che di mezzo alla divinazione e alla magia nera, sempre condannate nella Bibbia, si leva l’azione di Dio. Un passaggio, più di altri risalta: Dio «adest non sacrificiis, sed in occursum venienti». Dio non è presente nei sortilegi, ma si rivolge a chi gli viene all’incontro.
L’articolo di fede secondo cui Cristo è disceso agli inferi, ponendo fine anche alle forze ctonie delle arti magiche, ci impegna a credere nell’universalità della salvezza, anche «sotto terra»; il descensus è l’«occasione» in cui il Cristo ha raggiunto tutti i giusti, di ogni popolo, che visitati dal Redentore si sono a Lui ben disposti.
Il Cristo è – seguendo il dettato teologico di Gaudium et spes 22 – l’Adam novissimus; nel suo vi-aggio agli inferi ha raggiunto Adamo il progenitore che, ingannato come Eva dal demonio, divenne strumento per introdurre il peccato originale nel mondo.
Seguiamo dunque il Signore Gesù risorto; Egli è l’uomo nuovo che prepara ‘cose nuovissime’ per i suoi fedeli. Mentre noi di solito raccontiamo la storia in quanto è passata, Dio predispone una storia che viene dal futuro, a soccorrerci.

Salvatore Falzone sac.