Montedoro, Pasqua 2013

La Settimana Santa a Montedoro ha avuto inizio con le celebrazioni della Domenica delle Palme. Dopo la prima Messa, dalla chiesa, è partita una processione col sacerdote Don Salvatore Asaro con ai lati due ministranti, preceduti, solo, da tre ragazzi: Paolo Mingoia, Giovanni Alba e Gerson Ingrao  vestiti con un camice bianco, stretto ai fianchi da un cordone,  una mozzetta rossa e un cappuccio bianco ornato di merletti, portanti in mano: Un’asta con in alto il Crocifisso, Lo stendardo costituito da un’asta di legno molto alta e una bandiera rosso-.amarando, Un’ asta con in cima il simbolo della confraternita del Santissimo Sacramento. Eppure la Confraternita ha una sua storia.
 Nel 1754 a Montedoro è stata costituita la Confraternita del Santissimo Sacramento della quale facevano parte i maggiorenti del paese per onorare il Santissimo nelle processioni del Corpus Domini,  per partecipare ai riti della Settimana Santa, per accompagnare il sacerdote quando portava la comunione agli ammalati. I “fratelli” avevano diritto alla sepoltura nel cimitero dell’oratorio che sorgeva nell’attuale Parco delle Rimembranze e successivamente nella tomba dei fratelli nel cimitero, veniva praticata una forma di mutua assistenza al confrate in difficoltà economica avvalendosi dei redditi di alcuni terreni avuti in lascito da alcuni “fratelli” e dalla miniera di zolfo del Sacramento.La Confraternita, associazione laicale, aveva un governatore, un segretario ed un assistente ecclesiastico. Si provvedeva all’acquisto della cera per le processioni e alla spesa per addobbare la Tavula del Giovedì Santo. Intorno al 1900 i componenti della Confraternita erano tutti contadini fino al 1950. In seguito  sono subentrati altri uomini anche se non contadini. Nel 1965 la Confraternita è stata ufficialmente sciolta, ma di volta in volta, ai vecchi “fratelli” si sostituivano sempre più giovani di varie età fino ad arrivare al 2012 quando “si sono vestiti” tutti ragazzi.
All’edicola del Santissimo Sacramento, alla presenza di tanti fedeli e ragazzi con palme e rami d’ulivo in mano,  vi è stata la benedizione delle palme e dei rami d’ulivo e, sempre in processione al canto dei fedeli, attraverso alcune vie del paese, si è raggiunta la chiesa. Il portone  è stato aperto dopo l’esecuzione del Gloria da parte dei lamentatori all’interno, secondo la tradizione, e le tre bussate fatte da un “fratello”. Sarebbe opportuno spiegare il significato  del gesto, oltre alla traduzione del canto eseguito in latino. Si conclude con la celebrazione della Messa delle Palme. Cosa non c’è più della tradizione montedorese nella Settimana Santa?
La mancanza della confraternita del Santissimo Sacramento.  Lo sparo di alcuni colpi di mortaio o di fucile per dare l’avvio alla processione del Venerdì Santo. Li truacculi(raganelle), suonate dai ragazzi il Venerdì Santo. La tromba che suonava solo una nota e una sola, in modo lancinante, il Venerdì Santo. I viaggi al Calvario di associazioni e gruppi accompagnati dai lamentatori durante le ore nelle quali il Cristo era in croce il Venerdì Santo. La risuscita in chiesa operata con un marchingegno da dietro l’altare. Il lancio delle pietre, alle porte chiuse, dei ragazzi dopo la messa di resurrezione, mentre dicevano:”Niasci diavulu e trasi Gesù!”


Lillo Paruzzo