La Parola
La Preghiera di Gesù nei Vangeli
Riprendiamo con
la preghiera sacerdotale che abbiamo lasciato incompleta nel numero scorso
anche per ragione di spazio, entrando nella Preghiera al punto in cui l’abbiamo
lasciata:
<< Quand'ero
con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi;
nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si
adempisse la Scrittura. Ma
ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché
abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li
ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non
chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io
non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è
verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso,
perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi,
ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola
cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa
sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai
dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché
siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai
amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano
con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato;
poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo
non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai
mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,
perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv12-26).
Il Figlio quasi rende conto al Padre della sua missione terrena: «Ho
fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e
li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno tutte le
cose che mi hai dato, vengono da te»... Poi aggiunge: «Io prego per coloro che
mi hai dato, perché sono tuoi...». Sono quelli che «hanno accolto» la parola di
Cristo, coloro che «hanno creduto» che il Padre lo ha mandato. Gesù prega
soprattutto per loro, perché «essi sono nel mondo mentre io vengo a te». Prega
perché «siano una cosa sola», perché «nessuno di loro vada perduto» (e qui il
Maestro ricorda «il figlio della perdizione»), perché «abbiano in se stessi la
pienezza della mia gioia». Nella prospettiva della sua dipartita, mentre i
discepoli dovranno rimanere nel mondo e saranno esposti all'odio perché «essi
non sono del mondo», così come il loro Maestro, Gesù prega: «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che
li custodisca dal maligno» (Gv 17,6-7.9.11.13.15). Sempre nella preghiera
del cenacolo Gesù chiede per i discepoli: «Consacrali
nella verità . La tua parola è verità . Come tu mi hai mandato nel
mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché
siano anch'essi consacrati nella verità». Successivamente Gesù abbraccia
con la stessa preghiera le future generazioni dei suoi discepoli.-QUINDI ANCHE
NOI- Soprattutto prega per l'unità , affinché «il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come ami me».
Verso la fine della sua invocazione, Gesù
ritorna ai pensieri principali detti in precedenza, mettendo ancora più
in rilievo la loro importanza. In tale contesto chiede per tutti coloro che il
Padre gli ha dato» che «siano con me dove
sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi
hai amato prima della creazione del mondo» (Gv 17,17-19.23.24). Veramente
la «preghiera sacerdotale» di Gesù è la sintesi di quella autorivelazione di
Dio nel Figlio, che si trova al centro dei vangeli. Il figlio parla al Padre
nel nome di quell'unità che forma con lui «Tu, Padre, sei in me e io in te»: Gv 17,21). E nello stesso tempo
prega perché si diffondano tra gli uomini i frutti della missione salvifica per
la quale egli è venuto nel mondo. Rivela così il «mistero della Chiesa», che
nasce dalla sua missione salvifica, e prega per il suo futuro sviluppo in mezzo
al «mondo». Apre la prospettiva della gloria, alla quale sono chiamati insieme
a lui tutti coloro che «accolgono» la sua parola. Se nella preghiera
dell'ultima cena si sente Gesù parlare al Padre come suo Figlio
«consustanziale», nella preghiera del Getsemani, che segue poco dopo, risalta
soprattutto la sua verità di figlio dell'uomo. «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate» (Mc
14,34) dice ai suoi entrando nel giardino degli ulivi. Rimasto solo, si getta a
terra e le parole della sua preghiera provano la profondità della
sofferenza. Dice infatti:«Abbà ,
Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che
io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). Sembra che particolarmente a
questa preghiera del Getsemani si riferiscano le parole della lettera agli
Ebrei: «Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con
forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte». E qui l'Autore
della lettera aggiunge che «fu esaudito per la sua pietà» (Eb 5,7). Anche la
preghiera del Getsemani fu esaudita, poiché anche in essa - con tutta la
verità dell'atteggiamento umano verso la sofferenza - si fa sentire
soprattutto l'unione di Gesù con il Padre nella volontà di redimere il
mondo, che è all'origine della sua missione salvifica. Certamente Gesù pregava
nelle diverse circostanze che scaturivano dalla tradizione e dalla legge
religiosa d'Israele, come quando, dodicenne, salì con i parenti al tempio di
Gerusalemme (cf. Lc 2,41ss); o quando, come riferiscono gli evangelisti,
entrava «secondo il solito nella sinagoga di sabato» (cf. Lc 4,16). Tuttavia
un'attenzione speciale merita ciò che i vangeli dicono della preghiera
personale di Cristo. La Chiesa non l'ha mai dimenticata e ritrova nel dialogo
personale di Cristo con Dio la fonte, l'ispirazione, la forza della sua stessa
preghiera. In Gesù orante infatti si esprime nel modo più personale il mistero
del Figlio, che totalmente «vive per il Padre», in intima unione con lui. E
quando gli apostoli gli chiesero <<Signore
insegnaci a pregare>> Egli rispose: <<Quando pregate, pregate così: Padre nostro che sei nei cieli
….>>. Concludo questo mio articolo
affidandovi alla sua preghiera, lettori del Giornale, che fate con me questo cammino per scoprire attraverso i
Vangeli chi è veramente Gesù,
Diacono
Vincenzo Esposito