La Parola

La Preghiera di Gesù nei Vangeli

Parte seconda

Riprendiamo con la preghiera sacerdotale che abbiamo lasciato incompleta nel numero scorso anche per ragione di spazio, entrando nella Preghiera al punto in cui l’abbiamo lasciata:

<< Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.  Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.  Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.  Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;  per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;  perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.  Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv12-26).  Il Figlio quasi rende conto al Padre della sua missione terrena: «Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno tutte le cose che mi hai dato, vengono da te»... Poi aggiunge: «Io prego per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi...». Sono quelli che «hanno accolto» la parola di Cristo, coloro che «hanno creduto» che il Padre lo ha mandato. Gesù prega soprattutto per loro, perché «essi sono nel mondo mentre io vengo a te». Prega perché «siano una cosa sola», perché «nessuno di loro vada perduto» (e qui il Maestro ricorda «il figlio della perdizione»), perché «abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia». Nella prospettiva della sua dipartita, mentre i discepoli dovranno rimanere nel mondo e saranno esposti all'odio perché «essi non sono del mondo», così come il loro Maestro, Gesù prega: «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17,6-7.9.11.13.15). Sempre nella preghiera del cenacolo Gesù chiede per i discepoli: «Consacrali nella verità . La tua parola è verità . Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità». Successivamente Gesù abbraccia con la stessa preghiera le future generazioni dei suoi discepoli.-QUINDI ANCHE NOI- Soprattutto prega per l'unità , affinché «il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come ami me». Verso la fine della sua invocazione, Gesù  ritorna ai pensieri principali detti in precedenza, mettendo ancora più in rilievo la loro importanza. In tale contesto chiede per tutti coloro che il Padre gli ha dato» che «siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo» (Gv 17,17-19.23.24). Veramente la «preghiera sacerdotale» di Gesù è la sintesi di quella autorivelazione di Dio nel Figlio, che si trova al centro dei vangeli. Il figlio parla al Padre nel nome di quell'unità  che forma con lui «Tu, Padre, sei in me e io in te»: Gv 17,21). E nello stesso tempo prega perché si diffondano tra gli uomini i frutti della missione salvifica per la quale egli è venuto nel mondo. Rivela così il «mistero della Chiesa», che nasce dalla sua missione salvifica, e prega per il suo futuro sviluppo in mezzo al «mondo». Apre la prospettiva della gloria, alla quale sono chiamati insieme a lui tutti coloro che «accolgono» la sua parola. Se nella preghiera dell'ultima cena si sente Gesù parlare al Padre come suo Figlio «consustanziale», nella preghiera del Getsemani, che segue poco dopo, risalta soprattutto la sua verità  di figlio dell'uomo. «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate» (Mc 14,34) dice ai suoi entrando nel giardino degli ulivi. Rimasto solo, si getta a terra e le parole della sua preghiera provano la profondità  della sofferenza. Dice infatti:«Abbà , Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). Sembra che particolarmente a questa preghiera del Getsemani si riferiscano le parole della lettera agli Ebrei: «Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte». E qui l'Autore della lettera aggiunge che «fu esaudito per la sua pietà» (Eb 5,7). Anche la preghiera del Getsemani fu esaudita, poiché anche in essa - con tutta la verità  dell'atteggiamento umano verso la sofferenza - si fa sentire soprattutto l'unione di Gesù con il Padre nella volontà  di redimere il mondo, che è all'origine della sua missione salvifica. Certamente Gesù pregava nelle diverse circostanze che scaturivano dalla tradizione e dalla legge religiosa d'Israele, come quando, dodicenne, salì con i parenti al tempio di Gerusalemme (cf. Lc 2,41ss); o quando, come riferiscono gli evangelisti, entrava «secondo il solito nella sinagoga di sabato» (cf. Lc 4,16). Tuttavia un'attenzione speciale merita ciò che i vangeli dicono della preghiera personale di Cristo. La Chiesa non l'ha mai dimenticata e ritrova nel dialogo personale di Cristo con Dio la fonte, l'ispirazione, la forza della sua stessa preghiera. In Gesù orante infatti si esprime nel modo più personale il mistero del Figlio, che totalmente «vive per il Padre», in intima unione con lui. E quando gli apostoli gli chiesero <<Signore insegnaci a pregare>> Egli rispose: <<Quando pregate, pregate così: Padre nostro che sei nei cieli ….>>. Concludo questo mio articolo  affidandovi alla sua preghiera, lettori del Giornale, che fate con me questo cammino per scoprire attraverso i Vangeli chi è veramente Gesù,

Diacono Vincenzo Esposito