Seme di senape
Sangue e speranza
Nella Bibbia non si dice che Dio è costante,
quanto che è fedele e paziente; la costanza è vista piuttosto come una virtù
del pio israelita che resiste in una situazione assai difficile.
Possiamo dire che l’uomo pio resiste in ragione della speranza. E se la speranza è autentica e reale, essa rafforza la pazienza o, che dir si voglia, la costanza (cf. Rom 5, 3-5 e Lc 8,15).
Clemente Alessandrino arriva a dire che sangue della fede è la speranza (Paed. I, 6,38). Il senso, per quanto ci è dato di capire, è che come nel corpo, venendo meno il sangue, viene meno la vita, così nella vita cristiana, venendo meno la speranza, la vita della fede si spegne. Qui non si allude al martirio; ma senz’altro l’analogia tra sangue e speranza è forte.
Cristo è in verità il vero pedagogo di tutti i cristiani; e nel cammino storico dei discepoli si inserisce la tensione della speranza.
Come ha scritto un patrologo, commentando l’Alessandrino, «giustificati dalla fede, siamo vivificati dalla speranza e, vitalizzati dall’anima di Cristo, cresciamo per il suo sangue che scorre nelle nostre vene». Il senso della speranza si coglie in un passo del Salmo 118; il pio israelita che si trova in mezzo alla prova non perde la fiducia in Dio: «io gioisco per la tua promessa, come uno che trova grande tesoro».
C’è un passo del secondo libro dei Maccabei che risulta illuminante: la madre dei sette fratelli, detti Maccabei, «sopportava tutto serenamente a motivo delle speranze poste nel Signore» (2 Macc 7,20b).
Da tale retroterra biblico e teologico il filosofo neomarxista Ernst Bloch trae il cosiddetto ‘principio speranza’. Nel 1959 pubblica un libro in cui sviluppa in modo sistematico l’istanza di totalità della speranza. Per il filosofo tedesco il cristianesimo, sfrondato di ogni residuo di culto e di pietà religiosa, consiste nel messianismo; la religione avrebbe finanche una carica sovversiva.
Efficace nel cristianesimo sarebbe l’impulso verso l’emancipazione sociale, al punto che la carica utopica del cristianesimo diventa un modo di riportare la mistica del cielo alla gloria che celebra ogni uomo e la comunità emancipata.
Ora, al fine di equilibrare in senso teologico il pensiero di Bloch, bisogna aggiungere che un’autentica mistica della speranza, che voglia essere fedele alle realtà terrestri, si gioca proprio nel confronto con il problema della sofferenza umana e del progresso sociale. Sangue e speranza sono legati.
Chi è cristiano non abbandona la terra per il cielo. Chi si muove, pur con sofferenza, verso il futuro promesso da Dio, costruisce un’etica delle beatitudini che nel sangue trova solo una mistica celeste, degna per ogni uomo. In tal senso, i migliori testimoni della speranza diventano eredi delle promesse divine.
Sac. Salvatore Falzone.