Seme di senape
Per opera dello Spirito Santo
Quando studiavo il simbolo della fede, dai teologi chiamato
niceno, mi stupiva di leggere nel testo greco che lo Spirito Santo sia
«nella qualità signorile»; vale a dire che la terza
persona della SS. Trinità è pure «Signore».
Di solito, questo titolo l’attribuiamo solo a Gesù Cristo,
come accade nella prosa dell’apostolo Paolo; ma nulla toglie che
di ogni persona della Trinità si predichi in modo che Ciascuno a
suo modo sia riconosciuto come Signore Onnipotente, Onnisciente,
Onnisofferente.
Qual è allora la signorìa dello Spirito Santo? San Paolo
scrive «Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo
Spirito del Signore c’è libertà» (2 Cor
3,17). È un passo che evidenzia la potenza di Gesù
risorto; nella risurrezione lo Spirito diviene per i credenti datore di
vita.
Egli che è pure Signore suscita la vita, la verità
e l’amore. È il dono più bello del Signore
Gesù; è il dono che non gli appartiene, quello che nasce
dalla più profonda sofferenza, quello che sgorga
dall’oblazione pura di sé.
Il Verbo divino, attraverso il mistero che noi conosciamo come il
Natale, si umiliò e divenendo integralmente uomo in tutto
ciò ch’era onesto, avvertì la gioia di donarsi per
gli uomini; mise in conto anche il sacrificio di sé,
purché si manifestasse la verità e la comunione con il
suo Spirito, in modo coerente a quella condizione eterna che è
del Dio unico nella sua vita trinitaria.
Il gemito inenarrabile di Gesù Cristo dalla croce è pure
il gemito avvertito ai nostri giorni; è il gemito dei poveri e
dei sofferenti che lo Spirito Santo accompagna; lo Spirito li precede
nell’opera della creazione travolta da sofferenze e sciagure; lo
stesso Spirito li attirerà a sé esercitando la sua
signorìa al compimento finale del cosmo e della storia.
Come tra corpo e preghiera c’è una relazione profonda,
così tra il “corpo” delle vicende umane e il
“soffio” gemente che lo Spirito rimette sempre nella
Chiesa.
Anche le recenti calamità naturali - pensiamo alle Filippine e
alla Sardegna - ci inducano a pensare che la natura soffre come nelle
doglie di un parto cosmico. A questo strazio non è estraneo lo
Spirito del Cristo Gesù che rinnova ogni manifestazione
dell’uomo. La signorìa di Cristo Gesù è
correlativa a quella dello Spirito Santo, e viceversa; l’una
arricchisce l’altra e tutto avviene per la gloria del Signore Dio
Padre.
La preghiera è il soffio dell’anima; Gesù è
il principio di tale rapporto; è la scaturigine di ogni
preghiera che la Chiesa in stato di supplica e di gemito rivolge a Dio.
Sant’Agostino in un suo discorso l’aveva già intuito
e sviluppato; ne coglieva bene le implicazioni trinitarie. Cristo
Gesù «prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi
come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio» (cf.
Commento al Salmo 85,1). La preghiera supplice e sofferta è
questa «condizione di signorìa» in cui il
cristianesimo viene a trovarsi, per opera dello Spirito Santo.
Sac. Salvatore Falzone