Grugliasco, un largo intitolato al nisseno Colajanni, partigiano liberatore di Torino
Il 7 ottobre 2013 il Comune di Grugliasco ha dedicato un
largo al comandante partigiano Pompeo Colajanni, liberatore di Torino
col nome di battaglia Barbato, siciliano originario di Caltanissetta ed
organizzatore delle brigate comuniste Garibaldi in Piemonte. Era un
ufficiale di cavalleria che il giorno dell'armistizio, nonostante la
confusione derivata dalla mancanza di ordini, invece di arrendersi o
tornare a casa, decise di entrare in clandestinità e partecipare
con altri soldati e volontari alla guerra di liberazione partigiana.
Scelse come nome di battaglia quello del medico socialista Nicola
Barbato, uno dei tre organizzatori del fascio di Palermo nel 1893,
avendo chiaro un impegno politico di liberazione nazionale e di
riscatto delle classi lavoratrici siciliane. Infatti fu eletto
all'assemblea siciliana nel Blocco del Popolo per il partito comunista
fin dalle prime elezioni, per sei legislature e successivamente al
parlamento nazionale nel collegio di Torino. Così saldava i suoi
ideali ai due estremi d'Italia, Sicilia e Piemonte, a cui aveva dato
tanto.
Fu comandante della IV Brigata Garibaldi Cuneo, poi della 1ª
Divisione Garibaldi Piemonte. E nell'aprile del 1945 coordinò le
brigate partigiane che da varie direzioni liberarono Torino, senza
lasciarsi ingannare dai falsi messaggi delle forze alleate che volevano
riservare a sé il privilegio di entrare per primi nella capitale
piemontese. Non fu l'unico tra i siciliani a spendersi per la
liberazione del Piemonte. Anche Carlo Schillaci di Sutera si arruola
tra i partigiani operanti nel Monferrato col nome di battaglia Schilla
e dal 26 settembre del 1944 al 30 maggio del '45 fa parte della 11a
divisione patria autonoma, 41a brigata detta Bruno Miracapì,
agli ordini del comandante Malerba. A Torino, in piazza Castello,
rischiò di essere ucciso da un cecchino.
Grugliasco ha una vivissima memoria antifascista, segnata dal dolore di
66 partigiani, molti dei quali neanche ventenni, che dopo il 25 aprile,
nonostante gli accordi che assicuravano una ritirata pacifica ai
tedeschi diretti in Germania, furono rastrellati a Grugliasco e
dintorni da una colonna tedesca nella notte tra il 29 e il 30 aprile,
uomini e donne, giovani ed anziani, e fucilati in parte in via Olevani,
in parte altrove. Tempi tristi, a cui seguirono eccidi di prigionieri
tenuti dai partigiani. La città, che non ha dimenticato, ha loro
intitolato la scuola "66 Martiri" sorta in quella via e che ha ospitato
il convegno sulla figura del comandante Barbato, più in generale
sul contributo dei meridionali alla resistenza e poi, nella stessa
mattinata, un largo a Pompeo Colajanni.
Nè questo è l'unico filo ad unire Sicilia e Piemonte, due
regioni che hanno avuto un ruolo di primo piano nella unificazione
d'Italia. Nel dopoguerra il boom economico ha visto molti meridionali,
tanti di loro siciliani e della nostra provincia, riversarsi nella
cintura torinese contribuendo al benessere della regione, legittimando
la loro presenza attraverso l'integrazione ed un ruolo attivo di cui
è espressione l'associazione Casa Sicilia di Grugliasco che ogni
anno ricorda i propri partigiani al Colle del Lys con una mostra a loro
dedicata ed ora ha promosso questa iniziativa insieme al Comune ed alla
Consulta Antifascista Permanente.
La figura del comandante Barbato ha avuto una sua valenza all'interno
della Sicilia come del Piemonte e questo spiega come al momento della
cerimonia siano stati presenti esponenti delle due regioni. Oltre
al sindaco Roberto Montà e al presidente del consiglio
comunale di Grugliasco, Florinda Maisto, che hanno fatto gli onori di
casa insieme al consigliere Gianni Sanfilippo ed al presidente di Casa
Sicilia Silvana Bonfiglio, hanno partecipato agli eventi della giornata
lo scrittore Filippo Falcone, Roberto Placido, presidente del Comitato
Resistenza e Costituzione del Piemonte, lo storico della Resistenza
Mauro Sonzini ed Alessandro Colajanni, il figlio del comandante
Barbato.
Mario Tona