Pennuti, segreti e ricette nel libro di Angela Amico
Il 18 gennaio 2014 è stato presentato a Sutera, nell'auditorium comunale,
il libro di Angela Amico "Pennuti, segreti e ricette", uscito per
conto dell'editore Robin nel marzo del 2013. Ce lo hanno fatto conoscere
l'attuale sindaco Giuseppe Grizzanti e il vecchio sindaco Gero Difrancesco,
seguendo una consolidata abitudine di divulgazione di libri di autori locali o
che riguardano il nostro territorio, la provincia, la Sicilia. L'autrice,
infatti, vive e lavora a Caltanissetta.
Il romanzo fa parte della collana "I luoghi del delitto", una
vetrina di storie in giallo e/o nero di buon successo di pubblico, che
l'editore soddisfa con una media di quindici romanzi l'anno.
E subito ci prende il dubbio che il romanzo si trovi nella sezione
sbagliata, che un segreto della cucina avrà anche un risvolto misterioso,
giallo solo per lo zafferano, mai noir.
L'autrice non fa nulla per sciogliere i nostri dubbi. Per metà romanzo ci
viene presentato il "luogo" del delitto, Marzamemi, l'incantevole
borgo che occupa la marina, tra Pachino e Noto, vicino la riserva di Vendicari;
la sua vita monotona ed i pochi abitanti, ognuno con le sue abitudini ed il
lavoro. Tutti pronti a dare consigli ad una forestiera che vuole aprire un
ristorante, sul locale da ristrutturare, i lavoratori da contattare, il personale
da assumere, prodotti e fornitori. Ma il paese è piccolo e, secondo la
mentalità degli abitanti, tutte le scelte sono obbligate: uno solo è il
muratore che fa per te, uno solo il fornitore del pesce o della bottarga, una
sola la cameriera candidata. E sono tutti giudizi azzeccati, come riconosce la
proprietaria del ristorante.
Gli unici delitti raccontati sono quelli delle leggende del luogo, le
"sorelle spirde".
Il romanzo è popolato da personaggi singolari, come i fratelli Cono,
specchio e fotocopia l'uno dell'altro, che concludono in perfetta sintonia i
discorsi iniziati dall'altro, come anche il lavoro, che non li porta mai ad
uscire da casa. O il professor Auteri, con cui la protagonista (e, con lei,
l'autrice) ingaggia una disputa sulla qualità della bottarga o i piaceri della
tavola giocata ad ingannare il lettore, a volte portato a credere che stanno
utilizzando il loro linguaggio quotidiano (per scoprire invece che sono
citazioni di Shakespeare) ed altre che sono citazioni dello scrittore inglese (per
scoprire che invece non lo sono). Nè si può dimenticare Venerina, la cameriera
che vive e parla come i personaggi del cinema e delle fiction televisive.
E proprio quando abbiamo dimenticato tutto, ecco che il delitto avviene, ed
è atroce. Vengono spedite all'indirizzo dei fratelli Cono le loro stesse teste
mozzate e prive degli occhi, ma finiscono nel frigorifero del ristorante.
L'indagine viene presa in mano dai carabinieri e coinvolgono anche la
proprietaria. Lo scioglimento dell'azione non può essere rivelato. Nel
frattempo molte ricette vengono provate e servite.
Quanto alla lingua, l'autrice ha fatto una scelta saggia: i personaggi
parlano siciliano, l'autrice e la protagonista raccontano in italiano. Il libro
si legge con piacere.
Mario Tona