Sutera

Colori che violentano gli occhi,

vapori di antichi miti in questa terra

che, seminata con vomeri d'amore e

uccisa da retoriche promesse,

ha braccia contorte d'ulivo

e profumo di eucalipto.

Storie sepolte con le stoppie bruciate,

alberi spogli e foglie disseccate,

che ora il vento disperde senza amore.

Pagani silenzi nelle valli e nei sentieri

disegnati dal tempo, case di gesso e fumo,

amiche della solitudine, vicoli eterni d'autunno.

Suoni lontani di rabbia che ha germinato piaghe,

dove si leva soffocato il canto di uomini rudi

con sapore di zolle, con il rosario degli affanni

e spine di cardo nelle mani rugose.

La rocca, paterna corne un patriarca

e scura corne le vene di un mistero

sa ansie di attese e di ritorni

di chi piantò un cipresso nel suo campo di grano

e ora sgrana pane maturato nel forno della nostalgia.

Al paese hanno estirpato le radici

e frana sul resto dei suoi giorni.

Qui, la gente porta neri manti per la pena di secoli.

Malinconia di giorni,

ad aspettare qualche evento che dia un senso al tempo.