Seme di senape
Su tavole di carne
Incidere su tavole di carne
l’alleanza divina è la vera novità dello Spirito. Le Chiese cristiane
contemplano tale mistero nel periodo che precede e segue la Pentecoste.
Nella seconda Lettera ai Corinti
san Paolo si rivolge ai fedeli dicendo: «è noto che voi siete una lettera di
Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio
vivente, non su tavole di pietra ma sulle tavole di carne dei vostri cuori»
(3,3). Le lettere incise, che sono poi i cuori degli stessi membri della
comunità di Corinto, evocano l’azione dello Spirito Santo che agisce per
sigillare le anime.
Non sembra che qui Paolo
polemizzi contro la legge di Mosè, scritta su tavole di pietra, come si suole
dire; piuttosto, riemerge la profezia di Geremia secondo cui lo Spirito di Dio
viene ad agire nei cuori per rinnovare il modo di vivere la legge.
Nella stessa lettera c’è comunque
l’espressione «antica alleanza»; il termine greco diathékē può essere inteso
pure come alleanza, disposizione o testamento. Ora Paolo non sembra
contrapporre due rivelazioni bibliche, ma specificare due modalità di
accogliere la Rivelazione. C’è un legame intimo fra tavole di carne e nuova
alleanza.
Paolo conia il sintagma «nuova
alleanza», non nel senso di abrogare l’antica, quanto di trovare nuove forme di
fedeltà a Dio. Nella Lettera agli Ebrei, al capitolo 8, viene richiamata la
promessa di Geremia; ma troviamo pure una frase che suona severa nei riguardi
dell’antica alleanza (cf. 8,13).
Paolo crede in un rapporto di
discontinuità con il giudaismo. La nuova disposizione di Gesù Cristo è tale da
rinnovare la precedente. Ormai promessa e compimento delle Scritture si
trovano, per così dire, in un grembo di speranza; è Dio che “dal suo futuro”
promette e anticipa. In tal senso, si esprime il teologo Massimo Naro di cui
qui si accoglie il suggerimento.
Dopo il tempo dell’attesa è lo
Spirito di Cristo ad operare nel cuore dei credenti, non più la vecchiezza
della lettera. Dice ancora san Paolo: «ora siamo stati liberati dalla legge,
essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo
dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera» (Rom 7,6).
Ora tutto è attirato verso la
promessa di Cristo, cioè verso il futuro escatologico. In altre parole,
l’invito a rinnovarsi secondo lo Spirito consiste di gettare via il lievito
vecchio delle opere di malizia e di ingiustizia che fermentano in noi;
piuttosto, manteniamoci come pani azzimi, cioè tenendoci fedeli nella giustizia
e nella verità.
Il rapporto con il popolo ebraico
non sia però svilito da atteggiamenti di iattanza etnica; tanto peggio da
ostilità antisemita. Oggi c’è un nuovo nazionalismo antigiudaico che serpeggia
in Europa. Sarebbe doloroso se tali orientamenti politici trovassero credito
sol perché rimettessero in circolo l’idea delle nazioni cristiane.
La stessa Chiesa cattolica
manifesta la salvezza che proviene da Dio e non la può manipolare per sé; se la
Chiesa universale è sacramento di salvezza, tale mistero risiede pure nel
popolo d’Israele.
Salvatore Falzone
sac.
scribadelregno@virgilio.it