La Parola

Il buon Samaritano

La parabola del buon Samaritano, rappresenta un approfondimento del pensiero di Gesù.

L’amore di Dio e del prossimo. Il brano si apre con una domanda posta a Gesù da uno dei presenti: «Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: <<Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna>> oppure secondo uno scriba. «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Il problema è come si può entrare nella vita eterna?, cioè nel regno di Dio che Gesù annunzia?,

Gesù non dà una risposta, ma pone una contro domanda,: «Nella legge, che sta scritto? Come leggi?» Il dottore risponde: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». Ecco due comandamenti dall’AT, quello che impone l’amore nei confronti di Dio, e l’altro riguardante l’amore del prossimo. «Amerai il Signore Dio tuo... e il prossimo tuo come te stesso»:  sono inscindibili, ponendo la risposta sulle labbra del dottore della legge l’evangelista sottolinea che l’insegnamento di Gesù in questo campo non si diversifica da quello del giudaismo, Luca li unisce in un’unica frase in modo da farli diventare un unico comandamento. Il brano si conclude con l’approvazione del dottore della legge e dello scriba <<Hai detto bene>> e la lode di Gesù nei loro confronti («non sei lontano dal regno di Dio»), : «Hai risposto rettamente! Fa’ questo e vivrai» Il dottore della legge, fa una richiesta ulteriore: «Chi è il mio prossimo?»

Ed ecco la parabola: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto»: un luogo ideale oltre che per i rivoltosi politici, anche per i malfattori e i predoni che assaltavano i viandanti, spogliandoli di tutto e picchiandoli selvaggiamente. Anche se non si dice espressamente, costui non poteva essere che un giudeo.

«Per caso, un sacerdote e un levita scendevano per quella medesima strada e quando lo videro passarono oltre dall'altra parte». I primi a passare accanto a lui sono allora un sacerdote e un levita, i quali vanno oltre senza fermarsi. Per i sacerdoti e i leviti toccare  un cadavere non si poteva fare perché ci si contaminava. I due, tra l’amore del prossimo e la purezza legale necessaria per il servizio di Dio, non hanno alcuna esitazione a scegliere quest’ultima.

Per fortuna qualcun altro si muove su quella strada: «un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui», un samaritano, che apparteneva a un popolo odiato e disprezzato. Egli si avvicina al malcapitato, «ha compassione» di lui e se ne prende cura. Versa olio e vino sulle ferite per disinfettarle, le fascia, e infine trasporta il malcapitato in una locanda. Infine il samaritano provvede anche agli sviluppi futuri: «Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno» . La cifra che egli offre all’albergatore è di due denari, corrispondenti a due giornate lavorative; inoltre il samaritano, raccomanda all’albergatore di prendersi cura del malcapitato, impegnandosi a rifondergli al suo ritorno quanto avesse speso in più. Gesù non commenta la parabola, ma chiede al suo interlocutore chi dei tre si è comportato come «prossimo» verso il malcapitato viandante: egli risponde senza indugio: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù allora, approvando implicitamente questa risposta, gli dice: <<Va e anche tu fa lo stesso>> Gesù elude così le sottili disquisizioni rabbiniche su chi sia il prossimo, mostrando invece che, per attuare correttamente il comandamento dell’amore, bisogna farsi prossimo anche nei confronti di chi, secondo i parametri correnti, non lo è. In tal modo Gesù contesta una definizione di «prossimo» legata al contesto nazionale e religioso, inculcando la pratica dell’amore verso chiunque ha bisogno di aiuto, a prescindere da ogni distinzione razziale, sociale, religiosa. Nel discorso della pianura Gesù aveva esteso il comandamento dell’amore anche ai propri nemici, esortando a imitare la misericordia senza limiti del Padre celeste. Inoltre, esortando il dottore a fare la stessa cosa, Gesù sottolinea che colui che ha ascoltato la parola deve passare all’azione.

Con l’esempio del buon samaritano egli mostra al dottore della legge e ad ognuno di noi  come bisogna tradurre lo stesso precetto nella vita concreta. Soltanto chi ascolta le sue parole e «le fa», cioè le mette in pratica, costruisce la sua casa sulla roccia  Nel suo racconto l’evangelista mette infine l’accento sul verbo «fare» con il quale conferisce unità letteraria alla composizione: per lui il messaggio di Gesù è valido solo se porta a una «prassi» ispirata dall’amore. Perché il vangelo esprima tutte le sue potenzialità non basta la conoscenza teorica, è necessario un ascolto al quale corrisponda una condotta coerente di vita. <<Va e anche tu fa lo stesso>> è una PAROLA forte che ci deve mettere in discussione. Voglio solo ricordare  prima a me stesso e poi ad ogni lettore del Giornale un’altra Parola <<Tutto quello che avete fatto ad uni di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a Me>>.

Diac. Vincenzo Esposito