Semi di senape
Una luce si è levata
Per
l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica sembra opportuno
dire «una luce si è levata»; il sangue del fratello Piersanti, ucciso ad opera
della mafia, gèrmina ora alto, ad onore della Sicilia.
Nel
salmo 97 (98) troviamo l’espressione «una luce si è levata per il giusto» (v.
11a). Altri traducono «una luce è germinata per il giusto». La parola-chiave è
il verbo zarùa, che in ebraico significa «è germinata», al modo di una
pianticella che spunta fra le zolle del terreno. Peraltro, «seme» e «discendenza»
fanno parte dello stesso vocabolario. Alla fine, potremmo dire «una luce è
seminata per il giusto / per i retti di cuore è gioia».
Che
la luce sia seminata fra le zolle della terra è una metafora densa. Come è
possibile che la luce spunti da sotto terra, là dove prima è stata «seminata»?
Se
la volta celeste si può immaginare come un terreno coltivabile, c’è da
attendersi che le stelle siano già i primi germi della giustizia e della pace.
E la terra ha da assomigliare al cielo. Altrove, nella Bibbia, troviamo pure
che giustizia si affaccerà dal cielo e verità germoglierà dalla terra; è ovvio
che questo si riferisce alle opere di Dio.
Dio
è fonte di grazia e giustizia. Dio diviene ben più di ciò che attua e
rappresenta un Ministero di grazia e giustizia per il buon ordinamento dello
Stato e della società.
Ora
l’applicazione della giustizia non può sminuire l’applicazione della
misericordia, e viceversa; pertanto, se la Quaresima ci ha ricordato la forza
della giustizia divina, il tempo pasquale ci sollecita a confidare nella divina
misericordia.
Se
in Gesù Cristo una giusta vittima è stata offerta al cospetto di Dio Padre
(sicché l’altare del sacrificio diviene il cosmo intero), nella rivelazione del
Figlio Gesù risalta pure l’equa misericordia di Dio Padre. Da un lato, dunque,
si ha «una giusta riparazione», dall’altro «la benevola condiscendenza» di Dio.
Una
certa impressione popolare tra i fedeli cattolici è che la misericordia di Dio
sia come un manto che alla fine copra ogni delitto e peccato commessi. Ma la
teologia morale non può abdicare dalla giustizia divina. La teologia della
giustizia è pure un risvolto della teologia della grazia divina.
La
condiscendenza non può far torto alla giustizia divina che troviamo riassunta
nei 10 comandamenti. Là dove c’è la giustizia della legge divina c’è pure il
percorso per conoscere la bontà di Dio.
Salvatore
Falzone sac.
scribadelregno@virgilio.it