Il
film di Biagio Conte, il San Francesco di oggi
Da qualche giorno avevo notato nei bar
del paese la locandina di un film che ritraeva
un uomo con un cane al guinzaglio
e riportava la scritta Biagio, avevo chiesto che film fosse e un
amico sorridendomi mi aveva risposto:
“l’urtimufirm di Omar”. Pensai che sarebbe stato carino promuovere attraverso
la nostra paginetta fb il nostro compaesano attore che ormai, nonostante la
giovane età, era giunto al suo quarto lavoro cinematografico. Così una sera lo
invitai a casa mia per avere informazioni e stilare il mio articolo. Accettò il
mio invito di buon grado e con il suo modo di fare particolare cominciò a
raccontarmi la sua ennesima avventura che lo aveva portato in più parti della
penisola e conosciuto nuovi attori.
Mi compiacqui non poco per i premi che
il film aveva ricevuto alla presentazione al Festival Internazionale del cinema
di Roma lo scorso ottobre. Il personaggio protagonista veniva descritto con
tale ammirazione da farlo sembrare quasi reale, un entusiasmo inconsueto
traspariva dagli occhi di Omar che io, ignaro, non riuscivo a comprendere. A un
certo punto del racconto, però, qualcosa accadde. Una frase mi lasciò attonito.
La mia mente si sforzò di realizzare quello che avevo appena sentito, ma tutto
mi sembrava surreale. Omar stava continuando il suo racconto senza che si fosse
accorto che io non lo stessi più seguendo. Lo interruppi e domandai se per caso
avessi capito male. Rimase sorpreso dalla mia domanda e sul suo viso apparve un
sorriso sarcastico: come, non hai mai sentito parlare di Biagio Conte?
Stupore e meraviglia pervasero la mia
mente e un po’ mi vergognai per non avere mai sentito parlare di un uomo che
d’impulso definii il San Francesco dei nostri tempi, un uomo reale non un
personaggio inventato. Un uomo che in questi giorni, con una croce in spalla
sta attraversando a piedi la Sicilia digiunando e pregando per quelli che non
hanno niente, un uomo che a Lourdes fu miracolato, un uomo che ha avuto
l’illuminazione ad Assisi dopo un viaggio a piedi lunghissimo iniziato da
Palermo dove aveva lasciato tutti i suoi averi e i suoi cari. Un uomo che ritornato
alla stazione centrale del Capoluogo siciliano comincia a prendersi cura dei
barboni e poi naturalmente fonda la Missione di Speranza e Carità che oggi
ospita circa 1500 persone.
Alla proiezione andai con la famiglia e
lì incontrai il regista e la produttrice intervenuti per un breve dibattito. La
notizia che il film veniva proiettato pure negli auditorium delle scuole mi
rallegrò e mi proposi di verificare la
disponibilità dei dirigenti scolastici di Mussomeli a proiettare il film in
quelle scuole…tutti conoscevano Biagio Conte.
I colleghi dell’ufficio turistico
provinciale mi sostennero nell’iniziativa e pubblicizzammo l’evento attraverso
VisitSikania, la nostra pagina fb per la promozione del territorio:
complessivamente, in due giorni, hanno visto il film circa 1200 persone di
tutte le scuole di Mussomeli e circa 240 nell’auditorium comunale di Sutera.
Biagio Conte irrompe prepotentemente
sullo scenario quotidiano dei ragazzi con un modello rivoluzionario che spezza
gli schemi mentali della società moderna portando tra i giovani un messaggio di
solidarietà, di ricerca spirituale e di mitezza.
Il regista Scimeca e la produttrice
Linda Di Dio, insieme ad Omar sono stati anch’essi una rivelazione soprattutto
quando ho saputo che grazie ai proventi di un altro film, “Rosso malpelo”,
erano stati costruiti quattro college per i figli dei minatori in Bolivia.
Un’esperienza fantastica che ci ha permesso di
conoscere un grande uomo come Biagio Conte del quale io ignoravo l’esistenza.
Il “Biagio Days” è concluso ma in noi
che abbiamo visto il film resta un’impronta indelebile.
Amore
Giulio