Un
ponte dal Saarland a Strasbourg
Diario
di viaggio, 7-14 ottobre 2014
di
Salvatore Falzone
Un ponte da Strasburgo verso il confine
tedesco è l’opera in cui vari anni fa era impegnato il signor Girolamo
Randazzo, da Campofranco; la costruzione, a più campate, richiedeva operai
specializzati, imprenditori e ingegneri, etc.
Attraversare un ponte offre l’esperienza
della soglia; i ponti coperti di Strasbourg si prestano bene a simili visioni.
Ma andiamo con ordine. In verità, il viaggio comincia dalla regione tedesca del
Saarland. L’iter offre tre dimensioni: il senso di comunità, l’esperienza del
confine, il rito e i suoi simboli.
Senso
di comunità
Da vari angoli dell’Europa si affluisce
a Reisbach dove risiedono i coniugi Antonia Montalto Monella da Sutera e
Gaetano Messina da Mussomeli. Alcuni parenti vengono da Monaco di Baviera,
altri dal Belgio e dalla Francia; più ancora dall’Italia, dalla Sicilia e dalla
Lombardia. Al sabato 11 ottobre si festeggia il 50° di matrimonio di Antonia e
Gaetano nella chiesa St. Marien di Reisbach. A far da corona ai genitori sono i
figli Gabriele e Calogero, Carmelina e Franca.
Reisbach è un piccolo centro; più in là
si trova Sarwellingen e infine Schwarzenholz. Essi formano una sola
amministrazione comunale. Per le tre comunità tedesche c’è un solo sindaco e un
solo prete. Esiste poi un periodico locale: «Saarwellinger Nachrichten». In
casa Messina, però, arriva pure «La voce di Campofranco». La circoscrizione
amministrativa è quella di Saarlouis. Capoluogo del Land è Saarbrücken. Ricorre
ancora la parola «Saar» che è il nome del fiume che attraversa la regione.
Dunque, la famiglia Messina ha le sue
radici storiche in Sicilia, in quell’ampio fondo di terre e di paesi conosciuto
pure come il Vallone, che si trova a nord-ovest della provincia di
Caltanissetta. Però, ormai da 50 anni i coniugi Messina vivono a Reisbach; per
l’occasione è venuto pure il sindaco Michael Philippi e il vicesindaco Heinrich
Bauer, i quali hanno portato gli omaggi del ministro presidente della Regione
del Saar. È un sereno pomeriggio quando giungono le due autorità tedesche. Una
bella ceramica Villeroy & Boch resta a memoria di un episodio così
onorevole per due cittadini di Reisbach. Antonia e Gaetano hanno un cuore
italiano e lasceranno tale eredità ai figli e ai nipoti che sorgono già in
territorio francese o tedesco. Questa è pure la comunità europea.
Quali bandiere allora si possono sventolare?
In un crocevia di un piccolo centro si scorgono le varie bandiere delle
nazioni, come ad esempio la Francia, la Germania, il Lussemburgo… ma pure la
bandiera dell’Unione Europea. Non è tutto; davanti una casa si scorge una delle
bandiere del Regno Unito; segno che qualcuno vuole ricordare le sue origini
nazionali. Appare chiaro che la comunità europea non si costruisce tanto come
una patria internazionale che assorbe i singoli Paesi, ma piuttosto come una
confederazione di popoli che hanno tradizioni nazionali.
Qualcuno, avendo ha fatto l’esperienza
dell’emigrazione, dice pure «Sutera è morta»; intende rammaricarsi delle
carenze di un piccolo centro che vive in piccolo la crisi economica che
affligge l’intera Europa. È vero che spetta ad ogni singolo cittadino, sia che
viva nella promettente Inghilterra sia che viva nel disagiato Mezzogiorno
d’Italia, valorizzare le proprie radici e mettere a frutto onestà morale e
competenza professionale. È ancor più vero che l’Italia, in senso economico e
politico, non figura bene rispetto alla Germania, alla Francia o alla Gran
Bretagna. E dunque? Uno può scegliere a quale nazione appartenere.
Esperienza
di confine
Entrare ed uscire da una chiesa,
attraversarne la soglia e ammirarne il portale… dà la chiara sensazione di un
passaggio della vita. Di certo un 50° di matrimonio segna una tappa
fondamentale e unica nella vita di due persone. Il rito che si svolge nella
chiesa di St. Marien coinvolge persone che provengono da paesi diversi; ora
l’esperienza di comunità è associata a quella del confine. La chiesa di
Reisbach, del resto, è dedicata alla Vergine Madre in visita ad Elisabetta. La
Visitazione è il mistero in cui Maria lascia casa sua a Nazareth e si reca
nella casa di Elisabetta e Zaccaria.
Attraversare la soglia di Casa Hedrich è
l’esperienza di entrare in un mondo diverso; la lingua è il tedesco puro, con
qualche espressione dialettale. Gunde è là, all’ingresso della sua casa, pronta
ad accogliere; anche i nomi sembrano cambiare suono. Heidi e Alfred giungono
qualche momento dopo; entrano nella casa materna e trovano una bella sorpresa.
La «signora Giuseppina» diviene per loro «frau Josephine»: è l’espressione
dell’affetto familiare.
Altra esperienza di confine è la visita
a Merten; qui siamo nella Mosella, un dipartimento francese della Lorena. In
quest’area, nel secondo dopoguerra, sono venuti a lavorare molti minatori
italiani. I confini tra Francia e Germania sono stati mobili, per così dire; e
questo fenomeno, lungo i decenni fra Otto e Novecento ha caratterizzato due
regioni come la Lorena e l’Alsazia.
Ora non si passa più la dogana per
andare da Reisbach e Merten; si passa il confine, ma non ci sono più controlli.
Rimane il fatto che abitare a Merten, in Francia, è per famiglie giovani più
attraente che risiedere in Germania. Là si pagano meno tasse sui redditi e
sulle case.
Del resto, è così; si può tenere la
cittadinanza italiana e vivere a lungo in Germania; si può scegliere la
cittadinanza francese e continuare a vivere come tedeschi. Si può essere
cittadini tedeschi e lavorare come dirigenti in una delle banche del
Lussemburgo. In tenore di vita in Lussemburgo è molto alto e pertanto vi sono
impiegati che scelgono di vivere nei Paesi viciniori. Questa è un’esperienza di
mobilità sociale che si fa in Unione Europea.
Di ritorno da Merten si fa una sosta «By
Chris»; s’intende una sosta nella scuola di cucina di cui il direttore è
Christian. «Catering & Kochschule» è un’attività imprenditoriale. E di
fatti Chris si occupa ad alto livello professionale di ristorazione. Sono sue
le pietanze che aprono i riti del pranzo serale per le nozze d’oro di Antonia e
Gaetano. La scena è ora a Köllerbach, in un locale adatto per ospitare un
centinaio di persone. Si comincia intorno alle 5 del pomeriggio con i primi
riti di accoglienza e di brindisi… Si procede poi con gli antipasti e le
pietanze calde, quando è già buio; il rito vuole di alternare musica da
intrattenimento, birra locale e scenette comiche; non mancano canzoni
biografiche e tarantelle siciliane. Si va verso la mezzanotte con dolci, frutta
e confetti. Ancora una volta romantiche canzoni tedesche che permettono agli
ospiti tedeschi di gradire di più la serata. Infine giù a notte fonda con
musica da discoteca.
Una uscita di 24 ore verso Strasbourg
riesce formidabile per comprendere il senso del confine. La città, capoluogo
dell’Alsazia, è bilingue; Strasbourg si trova vicina al confine tedesco. Si
parla francese, ma è diffuso pure il tedesco. La popolazione della comunità
urbana è costituita pure di frontalieri presenti anche nella città tedesca di
Kehl.
In compagnia del signor Girolamo
Randazzo si visita il centro storico della città con la cattedrale di
Notre-Dame e il “quartiere europeo” dove si trova il Palazzo d’Europa. Il cielo
è un po’ coperto; più di una volta riprende una pioggia leggera; il sole poche
volte fa capolino.
La zona delle antiche case in legno si
direbbe la più visitata dai turisti; la «Petite France» è il quartiere più
caratteristico della città. Là dove scorrono i canali d’acqua l’atmosfera
diventa medievale. Ponti e pontili, isole e porto autonomo di Strasburgo… sono
altri elementi dell’esperienza della soglia.
Sono passati 10 anni da quando ho
conosciuto il signor Girolamo Randazzo e sua moglie Calogera Adamo; a contatto
con loro si avverte la forma della storia. Per esempio, egli è del 1920; s’è
sposato a Campofranco nel 1948; lavorava in Sicilia finché nel 1957 è emigrato
verso la Francia e qui si trova ormai da 57 anni. Porta bene i suoi 94 anni e
da più di 50 anni è sostenitore de «La Voce di Campofranco».
Riti
e simboli
La preparazione di una festa è tale che
diviene un momento simbolico; parteciparvi bene è un rito sociale. C’è una
dimensione sacra nel rito che si svolge in chiesa e c’è pure una dimensione
profana nel rito che si svolge al ristorante. Ancor più interessante pare il
clima di attesa, la condivisione di emozioni, l’adempimento di gesti e azioni.
Per l’anniversario di matrimonio di
Antonia e Gaetano sono di rito il coro e la musica in chiesa durante la
celebrazione; la benedizione degli anelli e la foto di gruppo all’uscita della
chiesa; i regali e i messaggi di auguri. Al ristorante diviene rituale la
musica di intrattenimento, la distribuzione di birra e bevande forti, portare
torte e distribuire confetti, scattare foto per gruppi di famiglia.
La forza del rito sta nella ripetizione
dei gesti, ma pure nella convinzione di chi opera. Ad esempio per Santina è
stato decisivo nella sua vita seguire la messa da un rituale bilingue. In
questo modo ha imparato a parlare in tedesco. Per il signor rev.do Rainer Ney è
stata importante la diligente preparazione del rito in chiesa. Egli è un
diacono di una certa età e con sincera dedizione cura le celebrazioni nella
chiesa di Reisbach.
Rituale è il dono di una ceramica Villeroy
& Boch.; ma dal momento che tale azienda tiene nel Saarland la sua centrale
operativa un simile dono è pure un simbolo della regione. Quanto a ceramica e
articoli per la casa, Villeroy & Boch è ormai un marchio internazionale.
Un luogo assai simbolico sono le
fonderie di Völklingen. Qui un’industria del carbone, del ferro e dell’acciaio
è stata trasformata in museo. Solo un reparto rimane attivo come acciaieria ad
alta precisione. Ad accompagnare gli ospiti siciliani è Calogero che per
diversi anni ha lavorato come perito minerario, ma ora è in pensione. Agli
occhi degli spettatori si squaderna l’universo di una industria che si è
sviluppata fra Otto e Novecento e che si è conservata in modo pressoché
intatta.
Acciaio, pietra, calcestruzzo e vetrate…
sono presenti, a modo loro, in una chiesa che si affaccia sulla piazza
principale di Saarlouis (la Ludvigskirche). Degne di nota sono le vetrate che
rappresentano una sorta di Via crucis che allude alle persecuzioni degli ebrei
nel Novecento. Quando si visita Saarlouis è di rito attraversare la Porta
germanica, curiosare davanti le Casematte, gettare lo sguardo, come fa
Christian, verso Vauban Insel e il memoriale di Michel Ney.
Quando la domenica mattina si visita
Saarbrücken e si raggiunge la chiesa basilicale dedicata a san Giovanni, si
rimane estasiati del modo in cui si svolge il rito. I fedeli seguono in modo
disciplinato; il loro modo di cantare o rispondere non è privo di sentimento.
Essi seguono docilmente la musica che scandisce i vari passaggi del rito oppure
prendono in mano il libro per leggere i testi della messa.
La città capoluogo è un po’ il simbolo
della regione; qui non mancano ponti che attraversano il fiume Saar; i ponti
hanno generato scambi commerciali e passaggi di popolazione Anzi la città di
Saarbrücken prende nome da questo aspetto delle cose; lo rivela pure un
cartiglio scolpito su pietra all’ingresso di un ponte che collega il centro
storico al quartiere dove si trova il municipio. Degna di nota è la Chiesa di San Luigi di Francia (la Ludwigskirche); si trova nel centro
storico ed è una chiesa protestante in stile barocco. Questa chiesa, in verità,
è considerata il simbolo della città.
Alla fine del viaggio ci sono i saluti
di rito; non son una pura formalità. In questo caso sono nati dal cuore.
Parenti e amici, ospiti e passeggeri… ora si salutano perché tutti i gesti sono
giunti a compimento.