Semi di senape
Per
una buona cospirazione
La
parola latina «conspiratio» significa «accordo»; in senso buono, è l’accordo
tra diverse parti. In senso negativo, «conspiratio» significa: sedizione,
congiura, cospirazione.
Nel
libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 15, si racconta l’assemblea di
Gerusalemme, talvolta ricordata pure come il primo concilio della storia
cristiana. Ora l’assemblea di Gerusalemme vedeva convergere diverse correnti di
pensiero.
A
scorrere le pagine dal cap. 15 in avanti, appare come nella Chiesa delle
origini si confrontassero opinioni, si dibattessero idee, si argomentassero
interpretazioni della fede, si agisse in favore delle usanze giudeo-cristiane e
vi si opponesse, si generassero liti intorno alle convinzioni.
Dal
Nuovo Testamento, potrebbero ricavarsi almeno tre modelli del vissuto
ecclesiale: quello che faceva capo all’apostolo Giacomo, egemone a Gerusalemme;
quello delle varie carismatiche comunità dell’Asia minore, le quali si
ispiravano all’apostolo Paolo e alla sua dottrina; quello “più istituzionale”
che si ricollegava all’apostolo Pietro e che in modo elastico si era sviluppato
nell’area siro-antiochena; quello che si ispirava all’apostolo Giovanni e alla
sua comunità, con forti tendenze mistiche.
Ne
emerge un fenomeno sociale e religioso che si potrebbe considerare un’autentica
forma di opinione pubblica nella Chiesa. L’aspetto più interessante mi sembra
che sia questo: il crescere di una consapevole tensione spirituale. Questo pare
il baricentro dei orientamenti; anche nell’assemblea di Gerusalemme si
pronuncia la parola «noi e lo Spirito Santo».
Dibattiti
e tensioni, opinioni e gruppi di influenza… cedono il passo all’azione dello
Spirito Santo che anima la Chiesa. Rimanere in tale ferma e docile confidenza
significa vivere nella Chiesa accompagnati da solida coscienza; non si vive
nella Chiesa al modo in cui si può appartenere ad un partito, ad una corrente
sociale, ad una organizzazione economica.
Il
mistero della Chiesa è, per così dire, una «buona cospirazione» tale che
l’annuncio di fede e la prassi si rapportano al Dio della rivelazione. È «buona
cospirazione» dire: «lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso di non imporvi altro
obbligo all’infuori di queste cose necessarie» (At 15,28). La comunità
cristiana ha così la certezza morale di essere stata guidata da Dio, pur in
mezzo ad aspri dibattiti.
Venendo
all’attualità, il consenso dei fedeli ha sì una parte importante nell’intuire
le verità della fede. Consigli pastorali parrocchiali o diocesani, sinodi
diocesani o concili regionali sono una manifestazione tipica dell’opinione
pubblica nella Chiesa. Quando sono guidati dallo Spirito Santo, gruppi e idee,
personaggi in vista e umili relatori guardano in modo convergente al mistero
della Chiesa; potremmo dire «cospirano insieme», al modo in cui nella Trinità
SS.ma «cospirano» Dio Padre, Dio Figlio Dio Spirito Santo.
È
significativo il fatto che al concilio Vaticano I (1869-1870), il relatore del
De ecclesia, mons. Vincent Gasser, vescovo di Bressanone, argomentasse per una
buona cospirazione. Egli trattava il rapporto del reciproco consenso tra il
papa e il collegio episcopale e affermava che il consenso dei vescovi nei
confronti del papa non è posto come una condizione, ma è concomitante
all’iniziativa del papa, né mai si potrebbe esprimere al di fuori del consensus
ecclesiae.
La
formula del concilio, commentava il teologo Philips, intese solo affermare che
nemmeno la Chiesa nel suo complesso si mette al di sopra dei suoi capi, tanto
meno al di sopra dello Spirito Santo.
Salvatore
Falzone sac.