Storia del ponte di Passofonduto tra Campofranco e Casteltermini
(Con note autobiografiche)
di Salvatore Panepinto



    Eccezionale veduta della Valle del Platani con, al vertice, Monte S. Paolino e la millenaria storica "Sutera”, Città natale di Francesco Salamone (Cavaliere nella disfida di Barletta e gloria nazionale), coi suoi caratteristici tre paesini: Rabato, Rabatello e Gardinello, nonché, più in là, la “Rocca spaccata” della quale una leggenda vuole che il fenomeno sia avvenuto nel momento in cui Gesù moriva sulla Croce. In basso, risalta lo spettacolare  “Ponte su fiume Platani, coi suoi sette Archi" di cui, "fiume" compreso, è l'argomento principale nel presente racconto.
    
    La storia del Ponte sul fiume Platani,  nacque per caso  un  giorno di marzo del 2009, quando di ritorno da Agrigento,  nel cui ospedale si trovava  ricoverata mia moglie, Rosina, giunto in località “Passofonduto”, al posto di proseguire per lo Scorrimento veloce, come avevo fatto altre volte per raggiungere Campofranco, paese di residenza della sua famiglia originaria, volli imboccare la Provinciale 21, per Casteltermini, mio paese di nascita e di domicilio.
    Percorso poco più di un Km, mi fermai su di un poggio per osservare la incantevole “Panoramica Valle del Platani” che di lì, forse per la prima volta, scoprivo estasiato. Come una forza misteriosa che mi dominava, misi subito mano alla macchina fotografica, scattando un numero illimitato di foto.
    Più tardi le scaricai nel computer ma rimasi un po’ deluso siccome le immagini, a causa di alcune nuvolette, erano venute ombrate. A questo punto non rimaneva che attendere un giorno splendido, e quando questo finalmente arrivò, ottenni il risultato voluto. Ma non  ero ancora soddisfatto, perché nascendo di conseguenza nuove “pretese”,  il piacere di una migliore riuscita, mi impegnò ulteriormente.
    Il titolo dato al racconto non è casuale in quanto le vicissitudini riferite al “Ponte sul  fiume Platani in località Passofonduto”, un po’ le conoscevo di già, avendole apprese molti anni prima dalla lettura dei ”preziosi” libri degli storici castelterminesi Gaetano Di Giovanni e Francesco Lo Bue. Occorrevano quindi altri approfondimenti che  dettero  buoni risultati.
       La  spettacolare fotografia mette  in  luce  tante “cose  belle”, ed è per questa ragione che, dopo averla osservata mi sembrò doveroso metterla in evidenza   piuttosto  che   conservarla,  col  rischio  di  rimanere  dimenticata. Così,  fatte  le opportune ricerche, le  elencai qui di seguito, nella convinzione che il tempo impiegato non fosse del tutto vano.
     Eccone i particolari grazie alla preziosa collaborazione del bravo nipote Pippo Lo Presti:
 a)- il fiume Platani nasce dalla confluenza di due rigagnoli rispettivamente provenienti dal territorio di Lercara Freddi e Santo Stefano di Quisquina e, dopo un tragitto di 115 km., sfocia nei pressi di Capo Bianco, al confine di Ribera e Cattolica Eraclea, bagnando il territorio di diversi Paesi, alcuni dei quali connessi al suo nome, quali  Acquaviva Platani e S. Biagio Platani.
    E' uno dei più importanti corsi d'acqua del versante meridionale della Sicilia che ha  molti affluenti fra cui il fiume "Gallo d'Oro" e il "Vallone Palo";

b)- il ponte a 7 archi:  la sua costruzione (unitamente al ponte in località "Palo") venne progettata nel lontano 1863, sotto il Regno del Re Vittorio Emanuele II, con l'avvento dell'Unità d'Italia, dopo che la Nazionale Palermo-Agrigento, era stata realizzata sotto il Regno di Ferdinando II). I due ponti furono ultimati nel 1865.
    Nei mesi successivi la ditta appaltatrice, ricevette, dal Consiglio Provinciale di Girgenti, un encomio solenne per aver costruito artisticamente, con ammirevole esattezza e col più felice  successo,il ponte della località "Passofonduto", che eguagliava le "opere romane". Ma l'encomio non fu molto profetico perché i "due ponti" crollarono nell'autunno del 1873, a seguito delle abbondanti precipitazioni.
    I castelterminesi dovettero dunque contentarsi di semplici passerelle di legno, costruite per altro a proprie spese, le quali periodicamente crollavano alla prima piena e dovevano essere ricostruite. Nel 1902-1903 si riedificarono i due ponti in muratura.
     Nel 1933, una  nuova piena ne  determinò il crollo ed ancora venne ultimata una nuova ricostruzione in muratura dei due ponti. Quello di Passofonduto nel 1943,  fu fatto esplodere di proposito dai nostri Soldati con l'intento di ostacolare l'avanzata dell'esercito invasore. Venne  riedificato nel dopoguerra (1948-50).  
     c)- la ferrovia Palermo – Agrigento: fino al 1860, in  Sicilia non esistevano ferrovie. Fu  Garibaldi, dopo lo sbarco dei Mille, divenuto  Dittatore, in nome del Re Vittorio Emanuele 2°, a provvedere per la  Costruzione di diverse strade ferrate. Il tratto che si vede nella foto n.25, Palermo-Girgenti, con due brevi gallerie vicine fra loro, di cui una col porticato  e l’altra nascosta dalla montagna, venne inaugurato nel 1876, ossia 16 dopo l’unità d’Italia.
    A proposito  di  “Garibaldi”  è motivo d' orgoglio per i cittadini di Casteltermini averlo avuto ospite coi suoi Ufficiali, a pranzo nel Palazzo Lo Bue Lemos, oggi Villa Maria la Quiete, con un servizio da tavola per 48 persone (riscontro pagine  dalla 79 alla 87).  Uno dei garibaldini arruolatosi in Casteltermini, fu Bernardo Fragale, fratello della mia nonna materna e mio zio.
d)- un tratto della condotta idrica: proveniente dalla diga Fanaco  di Castronovo di Sicilia e diretta nell’Agrigentino, viaggia per un pezzo al centro fra la strada ferrata  e  il  letto  del  Platani, attraversandoloquindi tramite una vistosa passerella metallica, per proseguire ulteriormente;
 e)- lo scorrimento veloce n.189 Palermo – Agrigento: fu possibile negli anni “50, con l’apertura della galleria nella medesima   località   Passofonduto. L’inesistenza  del “foro”creava  una strozzatura  viaria   con  conseguenti  gravi  difficoltà,  
essendo obbligatoria  la deviazione  per le località “Fontanafredda” e “Ferro”, la cui strada stretta, tortuosa  e  in salita, imponeva la deviazione per le località “Fontanafredda” e “Ferro”, la cui strada stretta, tortuosa e in salita, imponeva dei tratti a senso unico alternato agli automezzi pesanti, qual autotreni adibiti al trasporto dell'ottimo zolfo prodotto nelle adiacenti Miniere, per riallacciarsi infine con  la “Statale”  proveniente   da Castelterimini e transitare per il ponte di Passofonduto;
f)- il Monte S.Paolino e la millenaria storica ”città di Sutera: coi suoi caratteristici tre paesini, adorna la “spettacolare” Valle del Platani” (foto pagina n.3) che, se osservata dall’alto in basso, porta indietro nel tempo di vari secoli, quando “Sutera”  era una“Roccaforte Militare” e da lassù faceva da osservazione e allarme, allo scopo di difendersi da possibili eserciti invasori;
g)- più sotto appare il paese di Campofranco, nato nel 1573 per opera del Barone Giovanni del Campo, con Licenza di popolare il feudo Funtana di li Rosi, concessa da Re Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V, sotto la cui dominazione ricadeva la Sicilia;
h)-  tra Campofranco e Sutera, è visibile una figura geometrica piana di colore biancastra, di  forma  irregolare, che ricorda un “monticello” che non esiste più, siccome raso al suolo in seguito all’estrazione della preziosa pietra da cui deriva il “Carton Gesso”;
    i)- per ultimo non meno spettacolare appare la foto della pagina 64 che ritrae un tratto del fiume Platani in località “Palo” di  Casteltermini, col  suo meraviglioso “Ponte ad arco rovescio” del quale ne parla il citato Gaetano Di Giovanni, nel libro: “Storia di Casteltermini e del suo territorio” in cui tratta le disastrose vicende riferite al “Ponte di Passofonduto” e della località "Palo".(Campofranco, 2 ottobre 2011)
    In merito alla rotabile PALERMO-AGRIGENTO, progettata sotto il Regno di Ferdinando II, segue il sunto della relativa storia:
    "Gli amministratori di Campofranco cercarono di influenzare il progetto originario perché attraversasse il loro territorio, ma senza alcun effetto.
Casteltermini  inviò infatti  una  petizione al Re, il  quale dispose  di suo  pugno  che venisse attuato il progetto originario, il quale prevedeva che la strada passasse per Casteltermini. I lavori proseguirono nei decenni successivi  molto a rilento tra difficoltà  economiche e campanilismi fra i paesi interessati alla sua costruzione. Finalmente si giunse al 1859, anno in cui la Nazionale Palermo-Agrigento venne completata.
    E' giusto far presente che il transito da Casteltermini durò circa un secolo perché, con la realizzazione della scorrimento veloce Palermo - Agrigento, avvento negli anni "50, quel tratto diventò Provinciale col numero 21.
    Con l'unità d'Italia, dovendosi costruire la linea ferroviaria Paslerrmo - Agrigento, i Campofranchesi ottennero che la loro Stazione Ferroviaria, prendesse il nome di "Campofranco", nonostante  fosse ubicata nel territorio di Casteltemini.
    L'importanza del "passo" nella sua trattazione ricca di riferimenti storici, è il "guado" del fiume Platani, allora sprovvisto di ponte, in località "Passofonduto", la cui difficoltà è sottolineata proprio dal nome stesso della zona, cioè "passofonduto". Questa considerazione è riportata nel libro intitolato "Trazzere di Sicilia" (epoca 1785), dell'Autore Gaetano Allotta (edito nel 2001  dalla Tipografia Industria Grafica T. Sarcuto di Agrigento), in cui è ricordato uno dei tanti  "collegamenti" da Racalmuto per Favara, Mussomeli, Canicattì, Grotte e  Sutera. E' anche citato il tragitto della "trazzera" Girgenti-Palermo, passante per il Platani, precisando che ricalcava quello dell' Itinerarium Antonini di "Pitiniana e Comiciana", di incerta localizzazione, ma una  delle quali doveva essere molto prossima al Platani.



    Ed ecco la stupenda immagine che rappresenta la "Mappa delle Trazzere di Sicilia" riportata nel libro di cui alla pagina precedente e fattami estrapolare dal possessore Signor Totò Sciarratta, grazie alla sua disponibilità. Ed è in  questa miriadi di segmenti che si trova la trazzera "Girgenti-Palermo", passante per il fiume Platani, nei pressi di Passofonduto, quale via di comunicazione in età romana.
        
    Restando ancora un po' sull'argomento del "passo", "guado" oppure "guadare", mi fa piacere citare un episodio scritto nel Numero Unico del 1995 (giornalino di Casteltermini che in quel tempo usciva in concomitanza con la festività di Santa Croce), in cui il cugino prof. Giuseppe Spoto, racconta:
        "Nel periodo risalente al 1859, quando già la Sicilia faceva parte del Regno d'Italia, esisteva un pubblico servizio, quello dei "marangoni" uomini robusti che sulle loro spalle traghettavano i viandanti da una sponda all'altra del fiume. Per tale servizio era prevista una spesa in ducati, in rapporto al numero dei "marangoni", a cui andava aggiunta quella dell'olio per l'illuminazione delle "stazioni" (pagliai o rifuggi di pietra che fossero).
    L'episodio tratta l'impossibilità momentanea di traghettare per via del fiume in  piena. Intanto i viandanti attendevano nel rifugio dove si trovava anche Fra Matteo di Casteltermini, personaggio particolare  della battuta facile, stimato e rispettato dalla gente, il quale per smorzare la tensione e alleggerire il peso dell'attesa, raccontava fatti miracolosi di  vita riguardanti altro frate, Andrea  da Burgio.
    Nel suo inconscio c'era forse la speranza  che alla  serie  dei  fatti straordinari  di  fra Andrea, se ne aggiungesse  un  altro, ossia che rapidamente cessasse la pioggia e finisse la piena.
    Ma il miracolo non avviene e fra Matteo diventava bersaglio di motteggi, di beffe e di scherno. E poiché il frate non si arrendeva e insisteva nel racconto, i viandanti dagli sberleffi passarono alle bestemmie di Dio e del Santi, ed il dileggio colpiva anche fra Andrea da Burgio.
    Fra Matteo, non riuscendo a contenersi, usciva dal rifugio risoluto   ad   attraversare   il  fiume,  anche   questa   volta   fiducioso dell'intervento del soprannaturale nella quotidianità della vita. Invano tentarono di trattenerlo. La sua invocazione ai Santi sarà subito soffocata dall'acqua, perché le onde trascinarono il suo corpo forse sino al mare. La chiesetta di Lupo Nero, di cui era custode, lo aspetterà invano".



    Panoramica del ponte sul fiume Platani, visto nella sede stradale. Alla sinistra si nota la passerella per l’attraversamento della condotta idrica che porta acqua potabile nell’Agrigentino, prelevandola dalla diga Fanaco, le cui origini e la realtà attuale, ritenendole interessanti, mi fa piacere riportarle di seguito: (°)
    "Trattasi di un Bacino artificiale, che ricade nel territorio del  comune di Castronovo di  Sicilia (PA), realizzato tra  il  1951   e   il  1953, mediante lo sbarramento del fiume Platani. E' posto nella zona sud di un'ampia vallata, al centro di una immensa concavità naturale frapposta a due lunghe catene di montagne che si rincorrono parallelamente. Il lago è lungo Km. 3, e largo Km.1 nel suo punto di maggiore ampiezza e può ospitare 20,7 milioni di metri cubi alla quota di massimo invaso.
    La diga raccoglie le acque delle montagne Serra Leone, Pizzo Stagnataro, Gemini, e Pizzo Lupo (territorio del Comune di Castronovo di Sicilia) e la sua realizzazione ha modificato nel tempo il microclima dell'area rendendolo più dolce e migliorandone anche il paesaggio. Oggi il Fanaco è meta di numerose specie di uccelli migratori, soprattutto Pavoncelle, Gabbiane reali, Anatre, Aironi e Tuffetti. Nelle alture che sovrastano il lago prosperano  una fitta vegetazione di Lecci, Pioppi, Pini, Cipressi, e Frassini, Ginestre ed Euphorbie. L'invaso ospita Carpa, Persico Reale, Persico trova, Anguilla e Trota ed è utilizzato per la pesca sportiva.
    Le acque dell'Invaso Fanaco sono rese potabili nell'omonimo impianto ed immesse nel sistema acqueodottistico interconnesso gestito da Siciliacque. (Tratto da internet dal già citato nipote Pippo lo Presti).
    Desideroso di vedere personalmente le citate meraviglie, un giorno approfittando della presenza di mia figlia Pinuccia  e del marito Faliero che erano venuti in ferie a Casteltermini, venne spontaneo il piacere di andare a visitare il "lago".
    Così, la mattina del 23 agosto 2013, con la loro macchina, ci  avventurammo verso Castronovo di Sicilia perché, un signore di Campofranco, che lì andava a prenderci dell'ottima acqua da bere, mi aveva parlato dell'esistenza di  un  antico "Ponte Romano" , da visitare.
    Bene, che un "Ponte antico" lì esistesse in realtà, era fuor di dubbio, ma che fosse "Romano", no. A dirmelo fu un "tale"  del posto, che apparve
 
all'improvviso mentre io ero intento a fare delle foto. A costui,  che con "aria di persona dabbene", con una macchina fotografica penzolantegli sulla pancia,  transitava a  piedi in mia direzione, chiesi  se quel "ponte" fosse
 
"Romano", ed egli, come se avesse immaginata la domanda, rispose  dicendo che non  era  romano ma "Francescano", perché era stato edificato nel 1500 da un Convento di frati francescani. Poi aggiunse che  nel 1580, a causa delle piene pericolose del fiume Platani, il Convento venne edificato lassù, al Paese, dove si trovava tuttora.


 

(Foto Franco Alfonso)

    Ed ecco la spettacolare immagine del "Ponte Francescano", nel Comune di Castronovo di Sicilia, che per 80 anni consentì il transito del Fiume Platani  con le sue violenti piene, a circa 10 Km. dalla sorgente.    
    Da premettere che questa foto non è scattata da me ma da quel "signore" il quale, prima ancora che ci fossimo parlati, mi fotografò da lontano, mentre ero intento a fotografare il "ponte antico" (vedamisi sul parapetto del ponte moderno, a lato a sinistra).


(Foto Franco Alfonso)

    Eccolo ancora "in perfette condizioni di stabilità", nella sua interezza dopo 5 secoli dalla  costruzione, ritratto (su mia richiesta in un secondo tempo telefonicamente) sempre da quel Signore, Franco Alfonso, barbiere a Palermo, e speditomi via mail.


(Foto Panepinto, 23 agosto2013)

    Infine, maestoso nel suo aspetto,  si può ammirare "l'arco ultra centenario" ripreso da me, mentre Pinuccia dal vertice segue i miei movimenti da fotografo dilettante. Anch'io dentro il letto del fiume Platani, che da Casteltermini  dista alcuni decine di Km., posso meditare lo scorrere delle limpide acque, provenienti dalla vicina  diga.

    Per quanto riguarda la "Diga Fanaco", non fu possibile visitarla per via della strada interrotta. Una idea del suo posto lontano, la dava lo sguardo rivolto verso una immensa zona che lasciava capire la vastità del "lago artificiale" risalente al 1950.  Grande 50 Km quadrati, con una capacità di 19 milioni di m.c., eroga acqua potabile alla provincia di Agrigento, Caltanissetta e Palermo.
    Questi dati ce li fornì il citato Franco Alfonso che ci informò pure di altre cose riguardanti Castronovo di Sicilia. Nella circostanza ci presentammo come autori di libri....  Egli mi propose di spedirgliene uno, perché anche lui avrebbe fatto altrettanto, cosa che facemmo puntualmente entrambi.

    Ed adesso gustiamoci la meraviglia delle seguenti "foto", ritratte lungo il fiume Platani del territorio di Casteltermini, delle quali diverse sono quelle che riproducono il corso d'acqua in piena.



Questa stupenda   veduta   ravvicinata in primo piano, ricalca il "Ponte" nella   sua  struttura attuale.



    Transito   del   treno (littorina)  proveniente  da  Agrigento,  che   entra  negli archi del “Ponte di Passofonduto”.

     Altro treno (littorina), proveniente da  Palermo, che “esce”  dagli  archi  del “Ponte di Passofonduto”, visto da altra angolazione,  in periodo estivo.


 
     Altra foto ravvicinata del ponte sul fiume Platani, visto dal versante  opposto, pure in  periodo  estivo. La presenza  de treno (littorina)  in transito abbellisce ulteriormente lo scenario.



    Caratteristica foto con la galleria ferroviaria ad archi ed il treno (littorina), proveniente da Agrigento che ne fuoriesce. Alla destra esiste altra galleria che non si vede siccome coperta dalla grande roccia.



     Altra  panoramica opposta a quella della valle del Platani (foto della pagina n.3) in cui, gli archi del Ponte di Passofonduto, formano un rammendo  che unisce lo strappo creato dalle due colline.




    Foto che ritrae il  treno  in  transito in  un tratto della ferrovia    Palermo  –  Agrigento,    grazie    all’intervento    di Garibaldi con lo sbarco dei   Mille. Divenuto  "Dittatore",  provvide   per  la   costruzione
di strade ferrate in Sicilia. Venne inaugurata nel 1876, ossia 15  dopo l’unità d’Italia.
Da notare che se la mia autovettura sulla strada non fosse moderna, si potrebbe pensare che la "foto" risalirebbe agli anni '50, come il treno, elettrificazione a parte.
Nello sfondo troneggia la “Rocca” di S. Paolino, mentre in basso, sulla destra, è visibile un tratto del fiume Platani che fuoriesce dal “Ponte di Fontana Fredda”, confondibile con una  strada secondaria.



    Ecco altra panoramica ravvicinata del Ponte di Fontana Fredda, al centro del quale scorre (in un periodo di magra) il Fiume Platani, in un punto in cui lascia travedere una "cascatella".
    In alto verticalmente si scorge un intreccio di fili della linea elettrica Palermo - Agrigento.



    E' questo il medesimo luogo della pagina precedente ripreso dalla parte opposta, ossia dal di sopra il Ponte di Fontana Fredda.
    Da notare l'incredibile presenza di alcuni macigni dentro il fiume, al centro della curva, ivi trasportati dalle violenti acque dello scorso inverno, certamente provenienti dal vicino affluente Gallo d'Oro.
     La loro esistenza troverebbe spiegazioni nella "frenata" subita dalla piena, in conseguenza della "curva" del fiume. Si potrebbero definire: "Fenomeni che Madre Natura ci fa scoprire messe a confronto con lo sradicamento d' un forte Ponte, quale sia quello di Passofonduto, distrutto diverse volte dalle medesime calamità".



    Bella, quanto misteriosa, questa foto panoramica ravvicinata, che fa vedere in primo piano  gli archi del "Ponte" in località Passofonduto, in un modo "quasi" confusionario, siccome le altre Opere appaiono accostate disordinatamente.
    Nella realtà non è così perché l'ordine è perfetto in tutti i suoi minimi particolari.