Casteltermini. Un monumento ricorda gli emigrati nel mondo
Il 20 maggio 2016 Casteltermini si è arricchito di un nuovo monumento dedicato agli emigrati nel mondo. Artefice di questo evento è stato il maestro Roberto Fragale (nella foto, il primo da sinistra), artista eclettico che spazia in diverse tecniche creative, già in passato è stato ospite di una mostra collettiva svoltasi nel Museo di Storia locale di Campofranco, esibendo alcune sculture in pietra arenaria.
L'artista è stato collaborato da un gruppo di amici imprenditori ed artigiani che hanno finanziato con spese proprie la realizzazione di questa opera, trattasi di un monumento dedicato agli emigrati castelterminesi nel mondo.
Iniziativa lodevole sia sotto il profilo del decoro urbano che tutti i cittadini dovrebbe avere per la propria città, sia per la riuscita dell'evento se consideriamo che un nutrito gruppo di emigrati si è messo in cammino in un periodo dell'anno non proprio vacanziero per non mancare l'appuntamento e fra questi ben due sindaci, pardon due borgomastri, delle città belghe di La Louviere e Chatelet .
Il monumento ha una forma a stele alta 4 metri, con rappresentazione in maiolica sul tema del cammino dell’emigrante; raffigurazione presente in terracotta anche sull'altro lato unitamente ad una poesia assai commovente scritta dal Rodari, umanista Abruzzese; la base di forma cubica presenta una epigrafe dedicata agli emigrati ed una citazione ai figli di Casteltermini, che tanto vanto ed onore hanno seminato nel mondo.
Di seguito l’illustrazione artistica che il maestro Fragale ha dato alla sua creazione.
La stele dedicata agli emigrati è una raccolta di elementi fondamentali della storia dell'emigrazione tenuti insieme da un filo consequenziale che si dipana nel cammino degli emigrati. L'elemento più esteso realizzato è un albero che è la metafora centrale della narrazione: le cui radici si intrecciano formando una figura fortemente evocativa: la Trinacria, la nostra Trinacria, la casa del sole e lo scrigno del nostro cuore; il tronco rappresenta la strada da dove inizia il cammino per raggiungere quei frutti che hanno il gusto di opportunità di lavoro e di speranza di futuro. Un altro elemento fortemente evocativo è la valigia, la tipica valigia di cartone dell’emigrante, legata alla buona con dei lacci o con una cinghia. Queste valigie venivano stipate nelle carrozze ferroviarie, fino ad invadere tutto lo spazio disponibile, lasciando all’uomo solo un cantuccio, tanto da trasformare simbolicamente la carrozza del convoglio ferroviario in una pervasiva e gigante valigia in viaggio verso destinazioni di ogni direzione cardinale e che dovevano apparire agli occhi degli emigranti lontane austere fredde se paragonate al nostro elemento naturale, quasi un amico d’infanzia, che è il sole.
In ultimo un omaggio alla famiglia emigrante, dipinta in modo stilizzato, composta da tre figure: il figlioletto con il capo leggermente inclinato, che trasmette quella inconsapevole innocenza tipica di ogni fanciullo; il padre a cui spetta il compito di farsi carico del pesante fardello; la madre vero collante della famiglia che con una mano tranquillizza il figlioletto e con il braccio sopra la spalla del proprio compagno, gli dona quel coraggio che fa apparire più roseo il futuro.
La stele dedicata agli emigrati è una raccolta di elementi fondamentali della storia dell'emigrazione tenuti insieme da un filo consequenziale che si dipana nel cammino degli emigrati.
L'elemento più esteso realizzato è un albero che è la metafora centrale della narrazione: le cui radici si intrecciano formando una figura fortemente evocativa: la Trinacria, la nostra Trinacria, la casa del sole e lo scrigno del nostro cuore; il tronco rappresenta la strada da dove inizia il cammino per raggiungere quei frutti che hanno il gusto di opportunità di lavoro e di speranza di futuro.
Un altro elemento fortemente evocativo è la valigia, la tipica valigia di cartone dell’emigrante, legata alla buona con dei lacci o una con una cinghia. Queste valigie venivano stipate nelle carrozze ferroviarie, fino ad invadere tutto lo spazio disponibile lasciando all’uomo solo un cantuccio,  tanto da trasformare simbolicamente la carrozza del convoglio ferroviario in una pervasiva e gigante valigia in viaggio verso destinazioni di ogni direzione cardinale e che dovevano apparire agli occhi degli emigranti lontane austere fredde se paragonate al nostro elemento naturale, quasi un amico d’infanzia, che è il sole.
In ultimo, un omaggio alla famiglia emigrante, dipinta in modo stilizzato, composta da tre figure: il figlioletto che con il capo leggermente inclinato, che trasmette quella inconsapevole innocenza tipica di ogni fanciullo, il padre a cui spetta il compito di farsi carico del pesante fardello, la madre vero collante della famiglia che con una mano tranquillizza il figlioletto e con il braccio sopra la spalla del proprio compagno, gli dona quel coraggio che fa apparire più roseo il futuro.