Il “Mistero Eleusino” di Paolo Ivan Tona
Sulla scena madre del viaggio “irredimibile” della vita (lo stesso colore di quel trolley azzurro cielo) si susseguono tutte, ma proprio tutte le realtà che l’uomo vive.
Con la medesima velocità di un soggetto di Quentin Tarantino c’è la ripresa convinta (e perduta) della straordinarietà del quotidiano dove tutto si incrocia in continua dinamica tra fisica e metafisica.
Come dice l’autore “Tutto comincia dove tutto finisce”, l’incipit perfetto alla ricerca perpetua ed ossessiva del Principio, di quell’istante compreso tra eros e thanatos, principio ad limina, attraverso le ossessioni odierne dell’immortalità, della ricerca della perfezione, che si fanno richiami di costume riguardo il corpo, la visione e l’uso d’esso, la mercificazione, la scienza, il disfacimento politico (il bene è tale solo se è comune), l’economia, il sistema globale, la sicilianità persuasa e passiva(strano, molto strano che un’isola al centro del mondo conosciuto non abbia mai avuto grandi navigatori) ma al contempo diciamo (e pensiamo) cu nesci arrinesci; la globalizzazione di Lampedusa, il frutto greco, il sapere, inquinato dalla omologazione (e poi ci accorgiamo che senza averlo notato siamo ancora fermi ai Greci) e le citazioni, Leopardi, Taxi Driver, Guccini.
Il genio di Paolo Ivan Tona coglie splendidamente la contemporaneità con la sana commistione della matrice classica con la società che tutto consuma, e che si riassume nel mistero di quell’attimo in sé dove tutto riunisce in eterno e dall’Eterno.
Vincenzo C. Ingrascì