Semi di senape
Esdra custode della memoria

Esdra era un sopher, cioè uno scriba, un cancelliere della corte del re di Persia, inviato per il popolo d’Israele; sotto la guida di Esdra, entrava in vigore «la legge del Dio del cielo», cioè la legge mosaica.
Con il ritorno degli esuli ebrei emigrati (momento storico di solito fissato al 538 a.C.) si incrementarono carte e documenti, recuperati presso ogni archivio accessibile. E una volta ricostruito il tempio a Gerusalemme, vi si custodì il libro dell’alleanza e si produssero memorie riguardanti le istituzioni liturgiche. È da credere che nel tempio sorgesse pure un archivio storico.
È, questo - per il popolo ebraico - il periodo del giudaismo: cioè, il tempo in cui nascono le istituzioni giudaiche sociali e religiose. Ora, nei libri biblici si andavano inserendo tavole genealogiche e si curavano registri dei rimpatriati. In effetti, con la diaspora in terra straniera si erano perse molte scritture e si avvertiva il bisogno di ricostruire l’identità religiosa e nazionale del popolo.
Un tale ampio lavoro si veniva a condensare nei libri di Esdra e Neemia, nonché nel primo e secondo libro delle Cronache; tali libri della Bibbia formano una sorta di corpus storiografico. Esso, però, più che una ricostruzione storica, offre un’interpretazione teologica delle memorie storiche; così si dava man forte alla restaurazione dell’ebraismo postesilico.  Inoltre da qualche tempo il libro del Deuteronomio (che contiene un’autentica teologia della memoria) veniva considerato come sacra scrittura.
A scorrere i libri della Bibbia, sorti in seno al giudaismo, si avverte lo stretto legame fra tempio e scritture, fra celebrazioni liturgiche e memorie storiche. Il culto è anzi l’occasione della memoria. Sacrificio e liturgia richiamano, alla mente e alla preghiera dei fedeli, la dimensione storica della Rivelazione. Si potrebbe azzardare dicendo così: per i credenti del «santo resto di Israele», ciò che è liturgico è veramente storico; e altresì, è storico ciò che è cultuale.
Qualcosa di simile è passato dall’ebraismo nel cristianesimo antico. Nella lettera di Ignazio, vescovo di Antiochia, ai cristiani di Filadelfia (al passo VII, 1-2) si postula un forte nesso tra fede e archivio, fra liturgia di comunione e Chiese locali, fra documenti attendibili e credibilità della Rivelazione. Pare di capire che la visione liturgica e spirituale possa dare il senso ultimo delle testimonianze storiche del cristianesimo. (74)

Salvatore Falzone sac.