Due storielle che si raccontano a Montedoro
Li Cinzuoli
Nel 2002, il 10 luglio, a Montedoro non si era costituito il Comitato
per organizzare la Festa di San Giuseppe per la prima domenica di
agosto. Il parroco mi dice di provvedere, con l'aiuto anche di un solo
amico, alla raccolta delle offerte. Chiedo al parroco di avvisare i
fedeli, in tutte le messe per diversi giorni, affinché dessero
l'offerta subito, durante l'unico giro del Comitato per le vie del
paese.
Arriviamo davanti la casa delle sorelle Cinzuali le quali, sentendo
annunziare ”San Giuseppi!” escono dal pianoterra. Venendo verso i
componenti del Comitato, col viso raggiante, con 50 euro in mano, Maria
dice: ”Ecco la nostra offerta per fare la Festa di San Giuseppe”.
Io molto imbarazzato le dico:” Non può essere 50 €, corrispondono a 100 mila lire, è troppo!”
Lei mi risponde: “Lo so, noi vogliamo contribuire a fare una grande festa a San Giuseppe”.
E con tutte e due le mani stringe la mia con la carta moneta
dicendo: ”Speriamo che possiate raccogliere i soldi per fare veramente
la festa a San Giuseppe che ci deve aiutare e proteggere”. Dopo diversi
tentativi di restituirle 40 € ringrazio di vero cuore lei e la sorella
Paolina e con gli altri del Comitato continuiamo la raccolta.
L'indomani pomeriggio stavamo raccogliendo le offerte in un'altra via,
quando, arriva la za Maria la Cinzola e con fare disinvolto, porgendomi
un biglietto da 50€, mi dice: ”Ecco altri soldi che ha mandato dal
Belgio mio fratello per San Giuseppe!” Con una certa inquietudine le
rispondo:” Za Marì è troppo, non può essere, sa mi fa vidiri la littra
di so frati ma sa nò nun mi li pigliu!” Lei, mette la mano nel petto e
tira fuori una lettera dicendomi: ”Si nun mi cridi, sa leggi!!”
Apro la busta e leggo che le 50€ erano l'offerta per la Festa di San
Giuseppe. Mi scuso, la ringrazio con tanto affetto e lei, a sorpresa,
mi dà un bacio sulla guancia dicendo: ”San Giuseppi sarà veramenti 'na
ranni festa!”
Arrivano i giorni dei festeggiamenti e, nel giro per le vie del paese,
porto la banda musicale davanti alla porta di li Cinzuali le quali con
tanta gioia si affacciano e rispondono al mio saluto con tanta
soddisfazione. Nel complesso è riuscita una bella festa.
Passa qualche mese e Maria lascia la vita terrena ed io partecipo al
funerale e, quindi, all'accompagnamento al cimitero.La sorella Paolina
chiede, alla donna che l'accompagnava, chi fosse quell'uomo che
partecipava al corteo formato da sole donne. L'accompagnatrice mi fa un
gesto e mi avvicino, stringo la mano per fare le condoglianze e spiego
il motivo della mia partecipazione. ”È il minimo che posso fare dopo
quello che ha fatto sua sorella Maria in occasione della Festa di San
Giuseppe.”
Il 16 settembre 2016 anche Paolina ha lasciato la vita terrena e memore
di quanto avevano fatto le due sorelle per la Festa di San Giuseppe del
2002 ho partecipato al suo funerale.
Li Cinzuali due sorelle semplici, dalla grande fede, devote, modeste,
generose con i vicini di casa, disponibili, che da giovani avevano
lavorato in campagna come spicalora, a raccogliere li rapoccia e fari
sulami di miannuli e ulivi. Due persone dal punto di vista umano e
sociale meravigliose che meritano di essere ricordate.
Francischella, il capraio
Ai primi anni del 1950, a Montedoro, c’era un capraio che veniva
chiamato Francischella. Andando a pascolare sin da ragazzo gli è nata
la passione per il firmamento, per il cielo, ascoltando le informazioni
che riceveva dagli altri pastori, possiamo dire che era amante delle
stelle e, quindi, la sera se ne andava a lu Cuazzu Tunnu ad osservare
il cielo riuscendo ad individuare l’Orsa maggiore, l’Ora minore, la
Stella polare, Venere ecc. Le stelle cadenti, della prima decina del
mese di Agosto, costituivano il massimo del suo godimento facendogli
trascorrere delle ore ad osservare il firmamento ed uscirsene in delle
bellissime espressioni di gioia.Nelle discussioni che intavolava con
gli acquirenti del latte, che vendeva nella sua casa, cominciava sempre
col dire che il sole girava intorno alla terra, per osservazione
personale, che diceva di aver fatto sin da bambino, dalle varie parti
della Serra e se si rivolgeva a dei ragazzi che frequentavano la scuola
con la sua voce in falsetto diceva:
” Ora li maistri a la scola nsignanu ca la Terra giria attuarnu a lu
Suli; Unni lu vittiru? Gna dà! N’amati viarsu? Veru e vrità!! E hajiu
statu a Pupiddru e hajiu vistu lu suli nasciri 'n capu Sadifarcu e pua
acchianari antu e prima di l’Avi Maria calarisinni duappu Milocca.Pi
nun parlari di quannu hajiu statu a la Muntagna, a Bellanova, a lu
Castiddruzzu….Gna da! La luna nun fa lu stessu caminu di sira? O ma ta
diri ca lu Suli e chiù spertu?! Ricurdativillu: Chiddri ca hannu lu
cucciddru di la littra su buani pi mbrugliari la genti, ma a mia mi
l’hanna scuppulari…Chisti su cosi ca lu zi Pasquali Vicilenti diciva
sempri e chiddru era lu mastru di lu tiampu! Pi San Micheli, lu 29
settembre faciva lu fuacu 'n capu un cuazzu e a secunnu di la direzioni
di lu fumu diciva si a Majiu havia a chioviri o no. Si Micheli chiovi
Pasquali nun mori. Si Micheli nun chiovi Pasquali mori! “La festa di
San Pasquali, patrono dei pastori, è nel mese di maggio. A Montedoro,
quando il pascolo scarseggiava, i pastori, che avevano un buon numero
di pecore, facevano la transumanza verso le zone montagnose di Lercara,
facevano “li nuveni” cioè andavano per nove giorni nei pascoli di
montagna e poi si spostavano in un altro feudo ecc.
Quando Franciscella era al pascolo delle sue capre suonava lu
friscaliattu realizzato con le sue mani con un pezzo di canna lunga 30
cm. Certo, chissà quanto tempo vi ha dedicato per riuscire a fare delle
suonate che richiamassero in parte delle canzonette in voga! Ricordo
che dopo una suonata, spesso, cantava qualche strofa per fare la
serenata. Tra le tante mi è rimasta impressa nella memoria:
“Risbigliati, beddra arrisbigliati, Senti, questo povero cuore. Senti,
questo povero amante che tanto ti amò ”e, quindi, faceva il passaggio
con lo friscaliattu. E poi, riprendeva con le altre strofe. Un capraio,
la visione delle stelle, un antichissimo strumento musicale come lu
friscaliattu, strofe di serenate ci ricordano un mondo che non c'è più
da oltre cinquanta anni.
Oggi i pastori guardano le greggi ancora col bastone ma con il
telefonino nell'altra mano che li tiene in contatto con parenti ed
amici di tutto il mondo, fa ascoltare la musica, fa le fotografie di
quello che gli salta per la mente. Accanto al gregge hanno
un’automobile o un Suv con dentro ogni conforto per dissetarsi o fare
colazione, ripararsi dalla pioggia o dal cocente sole.
Lillo Paruzzo