Libri da leggere
 “Na vota c’era - Memoria seme di futuro”
220 storielle su Montedoro raccolte in un libro e raccontate da Lillo Paruzzo

In questo libro di 380 dense pagine, tutte di testo, senza una fotografia, stampato dalla Paruzzo Editore di Caltanissetta, si propone una raccolta di racconti popolari aventi come luogo e personaggi di ispirazione il piccolo paese di Montedoro. Racconti che sono stati gelosamente conservati per lunghi anni, per decenni, nella memoria dei montedoresi. Molti di questi sono stati a conoscenza soltanto di una cerchia ristretta di persone, soprattutto di età adulta. Adesso, il nostro Lillo Paruzzo con la puntigliosità di un certosino, dopo mesi e mesi di ricerca, di contatti personali, di telefonate, di navigazione su Internet, li ha rintracciati tutti, o quasi, e li ha codificati trascrivendoli e pubblicandoli in un libro.
Non è stato un lavoro facile. Fare ricerca, questo tipo di ricerca, non è mai una cosa semplice. Non si tratta di andare in biblioteca consultare dei libri o delle riviste specializzate, navigare su Internet o di fare qualche chiamata al telefono per avere alcune conferme sui dati acquisiti. Qui si tratta di scrivere ex novo un libro, di contattare persone, di sentire la loro voce, di ascoltare attentamente l’esposizione delle loro storielle e non lasciarsi catturare dai propri sentimenti che, a volte, possono contaminare il messaggio contenuto in esse. Le difficoltà che si incontrano sono tante, principalmente la resistenza a narrare ad altri i propri ricordi, le proprie esperienze, poi la preoccupazione di riferire e tramandare fatti e personaggi che possano, in qualche modo, suscitare reazioni poco piacevoli nelle persone ancora viventi, imparentate o coinvolte in vario modo con quanto via via raccontato.
Lillo con i suoi modi, con l’insistenza necessaria, con la tenacia che lo caratterizza quando crede in un obiettivo, in un progetto, è riuscito a scoprire e a fare uscire dalla memoria dei suoi intervistati tutto ciò che ricordavano, tutto ciò che serviva al raggiungimento del suo obiettivo, superando ogni ostacolo. Sullo sfondo del suo lavoro l’antico detto “verba volant, scripta manent” (le parole volano, gli scritti restano).
Ha speso tempo, ha speso impegno, ha speso anche denaro in certe occasioni. Ma alla fine con la raccolta di racconti e storielle “Na vota c’era - Memoria seme di futuro”, lascia a noi e ai posteri, a coloro che verranno dopo, un ricco patrimonio culturale costituito da storielle, aneddoti, detti, racconti vari, spesso accompagnati da dati, fatti e personaggi, con nome e cognome e spesso con soprannome, realmente vissuti e collocati nel loro tempo della vita locale.
Lillo, non ha fatto tutto da solo. In questo difficile lavoro di ricerca si è fatto collaborare da persone adulte, la cui età media è stata calcolata in 82 anni e mezzo. Meritano di essere ricordati. Sono: Alfonso Alfano di anni 91, Antonino Morreale di anni 100, Francesco Saverio Velardita 87, Federico Messana 73, Pietro Guarneri 92, Giovanni Galante 93, Gaetano Salvo 83, Giuseppe Martorana 87, Calogero Pace 83, Angelo Randazzo 83, Giuseppe Farruggia 75, Giuseppe Alba 77, Giovanni Morreale 66, Calogero Salvo 65.
Mi piace ricordare, quando mi capita di parlare di storia locale, una riflessione dell’arcivescovo Mons. Cataldo Naro (1951-2006), che considero molto importante: “Chi scrive la storia di una comunità locale non deve proporsi altro che di offrire un sostegno alla memoria collettiva e nient’affatto di sostituirsi ad essa, magari cercando di manipolarla o adulterarla”. E il nostro Lillo è stato coerente con l’affermazione di Mons. Cataldo Naro
Questi racconti o meglio storielle, dal contenuto leggero ed umoristico, offrono un panorama di quello che era il vissuto quotidiano nel secolo scorso, il 1900, non soltanto delle tante persone umili, dei piccoli lavoratori della terra (braccianti, piccolo proprietari), degli artigiani, ma anche di persone con una certa cultura, commercianti, impiegati, medici e sindaci. E il pregio di questa raccolta di storielle, la prima del suo genere almeno per Montedoro, a eccezione di alcune di esse pubblicate su La Voce di Campofranco, consiste nel fatto, molto interessante dal punto di vista sociale, storico e culturale, che leggendola dalla prima all’ultima pagina, si scoprono vizi e pregi, deficienze e capacità, situazioni piacevoli e spiacevoli che suscitano nel lettore un sorriso bonario e di compiacimento. Insomma, si ha davanti un quadro gigantesco variamente colorato e diversificato della comunità montedorese. Accenno, ad esempio, ad alcune delle 220 storielle: Ti carmi o ti lassu iri (O ti calmi o ti lascio andare giù), sul rapporto sindaco - cittadino; Arrigirativinni (Ritornatevene), sul triste fenomeno dell’emigrazione; Sciarri cu li safarchisi (Litigi con i serradifalchesi), sul campanilismo Montedoro - Serradifalco; Paga ca nun sunasti (Paga perché non hai suonato), sul rapporto del cittadino con la Legge.
Conclusione. Francesco De Santis (1817-1883), scrittore, critico letterario, politico, Ministro della Pubblica Istruzione, che in molti sicuramente conosciamo, scriveva nella sua opera Giovinezza: A che giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non c 'è memoria che possa risuscitarla.
Non la penso proprio così, Lillo Paruzzo con il suo libro ha fatto risuscitare gran parte della memoria, quella collettiva, quella dell'intera comunità di Montedoro, che i libri di storia che si studiano a scuola non hanno proposto mai, sino a oggi, purtroppo. Mi auguro di sbagliare, per il futuro.

Vincenzo Nicastro
Nella foto, da sinistra: Vincenzo Nicastro, il vescovo mons. Salvatore Paruzzo, Lillo Paruzzo e Mario Tona.