Semi di senape
Il sacerdozio profetico
Dopo aver trattato del sacerdozio regale, si mette in evidenza il
sacerdozio profetico; lo spunto proviene dalla liturgia. Il prefazio,
nel giorno di Trasfigurazione, avverte che Gesù è apparso nella sua
gloria dinanzi a testimoni prescelti. Mosè ed Elia rappresentano la
Legge e il profetismo; essi si trovano avvolti in una danza di fuoco.
Gli apostoli prescelti rimangono atterriti e ammirati di fronte a
quello che accade; è una visione mistica.
Il prefazio sottolinea che la scena anticipa la meravigliosa sorte
della Chiesa, mistico corpo di Gesù Signore. Sembra di capire che
profeti e legislatori vengano riuniti da Gesù per dare un’immagine
vivida della nuova comunità ecclesiale.
Ma facciamo qualche passo indietro; nell’Antico Testamento Mosè emerge
come guida e legislatore del popolo; Elia come il profeta per
eccellenza; essi differiscono ma non si contrappongono.
Inoltre, Aronne era considerato il capostipite della classe
sacerdotale, anzi il «levita» per eccellenza; egli era il portavoce di
Mosè; era ministro della parola profetica (Es 4, 14-16).
Nella Bibbia si possono trovare pagine in cui i sacerdoti si sono
opposti ai profeti o viceversa; ma si deve tener presente che anche i
grandi profeti come Geremia ed Ezechiele (i quali non hanno avuto
parole tenere verso le degenerazioni della classe dei leviti) sono
stati dei sacerdoti i quali hanno cercato di riformare il loro rango.
A partire dal V sec. a.C. le istituzioni sacerdotali si erano
sviluppate, mentre il profetismo si era ridotto in modo sensibile. In
alcuni casi, i sacerdoti esercitavano funzioni giudiziarie. In seguito,
lo studio della sacra teologia si diffondeva fra gli scribi laici.
In effetti, al tempo di Gesù, la gerarchia sacerdotale si era
specializzata; c’erano le famiglie sacerdotali, di mezzo alle quali
veniva scelto il sommo sacerdote; c’erano i sacerdoti che
rappresentavano l’alto clero e c’erano infine i leviti che
rappresentavano il basso clero.
Gesù non si è mai attribuito il titolo di sacerdote, perché nel suo
ambiente era una funzione riservata ai leviti; egli, per esprimere la
sua missione, adopera termini del lessico sacerdotale; in particolare,
ha parlato di offrire la sua vita come sacrificio. La Lettera agli
Ebrei in modo ampio ha sviluppato il tema del sacerdozio di Gesù; non a
caso presenta la croce come sacrificio di espiazione.
Si potrebbe concludere dicendo che Gesù abbia offerto una intensa
testimonianza di vita associata; egli ha chiamato presso di sé profeti,
legislatori e apostoli; e di ciascuno di loro ha offerto l’immagine più
compiuta, annunciando la sua passione e morte, e venendo risollevato
verso la gloria divina. (79)
Sac. Salvatore Falzone