La Parola
Il Padre Nostro - 2
Il Padre Nostro è una preghiera altamente missionaria. Lo è ciascuna sua frase e ciascuna sua parola. Il Padre Nostro che ora leggiamo nella versione di Matteo si apre con un’invocazione e si snoda poi in sette domande: le prime tre hanno come oggetto il Regno, le ultime tre il perdono e la vittoria sul male, al centro c’è la richiesta del pane di ogni giorno.
Padre Nostro: Padre è il nome di Dio. L’uomo può rivolgersi a Lui come un figlio, chiamandolo familiarmente “Padre”, come ha fatto Gesù. La familiarità del rapporto con Dio - che nasce nei cristiani dalla consapevolezza di essere figli nel Figlio - è ricordata molte volte nel Nuovo Testamento. È infatti una nota qualificante, che segnala l’originalità cristiana. L’amore del Padre - come sempre l’amore di un vero padre - non è circolare, ma espansivo. È guidato dalla gratuità, non dalla reciprocità Dio ci ha amati per primo, a noi tocca solo accogliere e vivere quest’amore immenso del Padre e ricambiarlo amando i nostri fratelli. Certamente il nostro amore, non è grande come l’amore di Dio, me se lo facciamo con tutte le nostre forze con tutte le nostre capacità, è sicuramente gradito al Padre. Vogliamo chiederci perché Dio ci ama? La risposta è una sola, ce lo dice San Giovanni nel suo Vangelo “Dio è Amore” perciò non può fare altro che amare. Quando Dio creò l’uomo, alitò su di lui lo Spirito. Allora l’uomo divenne figlio di Dio perciò Padre di tutti noi.
“Che sei nei cieli” L’uomo è sospeso alla memoria di Dio, e qui trova la sua grandezza nonostante la sua piccolezza nei confronti dell’universo. L’esperienza più profonda dell’uomo biblico è lo stupore di essere amato da Dio.
L’invocazione del Padre Nostro secondo la versione di Matteo non si accontenta di dire “Padre Nostro”, ma aggiunge subito “che sei nei cieli”. Questa precisazione vuole ricordarci che Dio è vicino e Signore, creatore e Padre, amore e onnipotenza. Ogni sincero rapporto con Dio risulta sempre di confidenza e timore, familiarità e obbedienza. Ma i sentimenti prevalenti sono altri. La consapevolezza che il creatore del mondo è un Padre ci permette di vedere in ogni cosa e in ogni evento un dono. E ci fa capire che l’essere da Lui scelti e amati è un’immensa e gratuita degnazione, cosa che impedisce di trasformare la grazia del suo amore in spirito di gretto settarismo. E ci conduce inoltre alla fiducia e alla serenità, al senso della provvidenza, conseguenza questa che Matteo esplicita subito dopo (6,24-34).
Se qualcuno mi chiedesse: quale testo biblico può considerarsi il miglior commento alla nostra certezza che Dio è al tempo stesso Padre e creatore, non esiterei a indicare il Salmo 8. Non c’è in questo salmo il nome Padre, ma è ugualmente una preghiera piena di stupore rivolta a un Dio che ha creato il mondo intero, e tuttavia concentra il suo amore verso l’uomo.
E’ un salmo da leggere con cura. Il Salmo 8 si apre proclamando la grandezza di Dio: «O Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: al di sopra dei cieli è la tua magnificenza!». E si conclude allo stesso modo: «O Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra». All’interno di questa duplice proclamazione della grandezza di Dio, che in qualche modo fa da cornice, il pensiero corre poi all’uomo: «Quando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui? Eppure tu l’hai fatto poco meno di un Dio, e ogni cosa hai posto sotto i suoi piedi». Che cos’è uomo? E’ una domanda importante, una domanda che ogni uomo serio si pone. Dio solo può rispondere a questa domanda. L’uomo ne è incapace. L’uomo biblico non chiede a se stesso, o agli altri uomini, la propria identità, ma a Dio. Per conoscersi guarda in alto. Ma a ben guardare, la domanda del Salmo non è semplicemente “che cosa è l’uomo?”, bensì: “che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui?”. Continueremo in seguito a riflettere su quanto Gesù ci ha insegnato con la sua preghiera e a riflettere su cosa voleva dire Gesù quando ha detto ai discepoli, tra i quali siamo anche noi, “vado al padre mio e padre vostro”. Il Signore ci benedica e ci protegga.

Diac. Vincenzo Esposito