Semi di senape
Premurosa custodia
È noto
agli studiosi della Bibbia come Gesù si elevi a maestro che
interpreta le Scritture; al cap. 24 del vangelo di Luca egli è
presentato come pedagogo ed ermeneuta. Gesù apre le menti e il
cuore dei discepoli alla comprensione della divina Parola; anzi il loro
cuore da fiacco diviene ardente e la loro intelligenza da ottusa
diviene luminosa.
È questo
il senso che acquista lo studio della teologia la quale ha
un’anima viva ed è la Sacra Scrittura. Il cammino
teologico che va dal concilio di Trento al concilio Vaticano II,
è un cammino di quattro secoli: passando attraverso i concili,
il magistero pontificio e l’acquisizione del metodo
storico-critico, culmina nella costituzione dogmatica Dei Verbum
(promulgata il 18 novembre 1965).
Il decreto del
concilio tridentino (del 17 luglio 1546) si esprimeva intorno al
«celeste tesoro dei Sacri Libri» che lo Spirito Santo ha
consegnato alla Chiesa. Dalla teologia tridentina è derivato
però di dare risalto al ruolo del magistero ecclesiastico.
Dopo quella data,
a motivo della diffusione del protestantesimo, la Chiesa cattolica si
preoccupò di essere tutrice delle Sacre Scritture; fra Otto e
Novecento si ebbe una produzione di documenti pontifici che prendevano
la forma di un corpus. E tale corpus – simile a un codice
giuridico – veniva presentato come il magistero per eccellenza,
la cui autorità era finanche superiore alla Bibbia. Grazie al
movimento biblico ed ecumenico, però, si è cessato
dall’enfatizzare ciò che le istituzioni ecclesiali hanno
fatto per la Bibbia.
Durante i lavori
del Vaticano II il teologo protestante francese Oscar Cullmann
avanzò l’idea che il magistero si sottometta
all’autorità della Bibbia: «Je suis d’avis que
l’Église post-apostolique a besoin d’un
magistère, mais d’un magistère soumis à ce
“vis-à-vis” qu’est l’Ecriture. La Bible
doit certes être interprétée dans
l’Église, puisque le même Saint-Esprit qui a
inspiré l’Ecriture est à l’oeuvre dans
l’Église». E più avanti Cullmann avanzava
alcune osservazioni e le sottoponeva ai colleghi, come lui chiamati al
ruolo di osservatori del concilio. Si era a metà di ottobre 1964
e l’esegeta francese continuava col dire che l’azione dello
Spirito Santo ha ispirato anche i validi studiosi i quali hanno
adoperato i metodi della filologia e della critica biblica: Ciò
si poteva considerare un dono di Dio: «Certainement c’est
don n’est pas un critère infallible, mais nous pouvons
avoir confiance que de la sorte nous réduisons les sources
d’erreur au minimum».
La tesi che il
magistero si sottometta alla Sacra Scrittura non è stata accolta
nella Dei Verbum; ma in ogni modo in Dei Verbum 10b si legge che il
magistero ecclesiastico serve la divina Parola. In altre parole, non si
toglie che la Chiesa abbia autorità nell’interpretare la
Bibbia; nel compiere questo si pone come i discepoli di Lc 24. Il
magistero della Chiesa cattolica non vuole essere come l’opera di
una guida imperiosa a capo di eserciti, ma come la premurosa custodia
che una madre svolge verso i suoi figli, accogliendo, vigilando e
facendo sviluppare i loro talenti.
Sac. Salvatore Falzone