Montedoresi in visita ai luoghi della Grande Guerra nel 100° anniversario
Sono stato tra i partecipanti al Tour che ha permesso a me e a tanti altri montedoresi di visitare i luoghi della Grande Guerra, dal 15 al 22 aprile 2018. Al gruppo già numeroso, proveniente da Montedoro, ci siamo aggregati noi montedoresi provenienti dalla Francia, Milano, Varese.
Con base in provincia di Vicenza abbiamo fatto tappa in alcune città del Veneto e del Trentino, recandoci in luoghi di mestizia, testimoni dell’orrore che ogni guerra provoca e che dovrebbe essere di monito affinché altri conflitti non si ripetano. Ma tant’è, così purtroppo non è.
Le guide che ci accompagnavano ci raccontavano del sacrificio compiuto da quelle popolazioni. Ed io, pur immedesimandomi nel dolore di quella gente, pensavo anche a quanti nostri giovani compaesani avevano in quei luoghi perso la gioventù e la vita; ragazzi giunti al fronte dopo giorni e giorni di viaggio lungo la penisola e che facevano fatica a rapportarsi con gente che, seppur ormai italiana, parlava una lingua diversa, a volte incomprensibile. E per questo, ad Asiago, nel Sacrario che accoglie migliaia di soldati periti in guerra, abbiamo sostato davanti alle lapidi che ricordano appunto alcuni di quei “ragazzi” montedoresi che, come i loro coetanei delle altre regioni italiane hanno contribuito alla difesa della Patria comune. Qui il gruppo dei montedoresi ha reso omaggio
a due montedoresi, il sergente Diego Augello di Alessandro e il soldato Gregorio Alaimo di Giuseppe, le cui spoglie riposano nel Sacrario. 
La settimana trascorsa insieme ci ha però fornito anche l’occasione di visitare alcune delle città più belle di Italia: Marostica, Este, Vittorio Veneto, Bassano del Grappa, Trento, Belluno, Padova, Venezia, Verona.
A completare il quadro non poteva mancare l’incontro con una figura emblematica di quelle zone: l’alpino. A Belluno infatti ci aspettava un amico di Totò Bonadonna, il Col. degli Alpini Sig. Zanetti che ci ha prima fatto conoscere le bellezze della sua città per poi farci visitare la bella mostra con la ricostruzione fotografica dell'affresco della Cappella degli Scrovegni. La disponibilità e simpatia del colonnello è stata ricambiata con il dono di una copia del libro di Louise Caico Hamilton e una bottiglia del “nostro” Amaro Averna.
Curioso l'altro incontro sul Montegrappa: qui abbiamo incontrato due giovani alpini poco più che ventenni… palermitani, in servizio di guardia al Sacrario di quel luogo storico. Commossi, avendo saputo che eravamo loro corregionali, hanno salutato la nostra partenza portando la mano alla visiera del loro cappello con la “penna nera”.
Eravamo un bel gruppo di persone, che ben presto si è amalgamato, dando la possibilità a molti di stringere amicizia con quelli che prima erano soltanto visi “già visti”. Le ore trascorse sul pullman non sono state per niente noiose perché ci hanno fatto acquisire, durante gli spostamenti, grazie all’impegno di Peppe Morreale, informazioni storiche, culturali e turistiche dei luoghi verso cui ci stavamo recando. E non sono mancati i momenti di goliardìa che sono serviti per animare il gruppo, con sketch estemporanei e con canti, ovviamente adeguati alle situazioni (“Sul ponte di Bassano”, “Quel mazzolin di fiori”…). A rendere più rilassanti gli spostamenti ha certamente contribuito “la” autista (di proposito non ho usato l’apostrofo) del pullman: Patrizia, la giovane ragazza che ha guidato in maniera esemplare il mezzo su strade non sempre facili, fino ai circa 1800 metri di Cima Grappa, dove i prati erano ancora innevati. E certamente Patrizia sarà stata contagiata dal nostro calore se ha promesso di fare, prima o poi, un salto a Montedoro.
Molti sono stati gli amici, i parenti residenti nelle zone visitate che, informati del passaggio di compaesani, venivano a trovarci per farci festa e condividere con noi qualche momento di gioia. È accaduto più volte a Vicenza, a Bassano del Grappa, a Verona, a Venezia, Treviso, a testimonianza di quanti montedoresi siano sparsi nel mondo, di quanto grande sia la loro nostalgia per il nostro paese.
Un grazie particolare va agli organizzatori, a Totò, a Peppe che hanno reso la gita ordinata e piacevole. E una mia riflessione personale: il gruppo di più di quaranta persone con cui ho viaggiato mi è sembrato come una metafora della società: è necessario che ci sia una guida, che ci siano delle regole condivise, ma il buon andamento della comunità non dev’essere “delegato” solo all’autorità. È necessario che ogni componente il gruppo si senta responsabile e faccia di tutto per favorire la convivenza civile: è ciò che è avvenuto, nel nostro piccolo gruppo, in questa gita.
Nicolò Falci