Sutera,
Monte San Paolino.
Dal
buio della nivera emergono reperti antichissimi
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Come
qualcuno a caldo ha scritto su Facebook, chi rispetta l’ambiente
viene premiato.
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Infatti
il ritrovamento di una pietra bianca su cui una mano ignota aveva
inciso il simbolo della triplice cinta, che potrebbe essere collegata
ai templari (il condizionale è d’obbligo), è avvenuta il 29
settembre nel corso della manifestazione “Puliamo il buio”,
promossa dalla società speleologica italiana e giunta alla
tredicesima edizione. Tale iniziativa non vuole soltanto richiamare
una generica attenzione alle caverne naturali, burroni o miniere,
riempiti a volte di rifiuti che inquinano terreni e falde acquifere,
ma contribuire concretamente ad un loro censimento e svuotamento, o
almeno ad una segnalazione alle autorità competenti.
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La
giornata è stata organizzata dal comune di Sutera e dagli speleologi
“Le Taddarite” di Palermo, d’intesa con la sovrintendenza di
Caltanissetta in quanto l’intervento sul monte San Paolino non
coinvolgeva soltanto la pulitura di un ambiente sotterraneo, benché
artificiale, come la nivera, ma poteva avere anche implicazioni più
ampie. Infatti l’incisione di un libro del 1681 di Pietro Propono
sulla vita di Sant’Onofrio collocava la parte più alta del
castello proprio dove oggi è la nivera (terza
foto).
Del resto la tradizione orale suterese aveva sempre identificato
nella zona le rovine del castello in parte utilizzate per la
costruzione del Santuario dedicato ai Santi Compatroni. Un grazie
particolare al nostro infaticabile Nino Pardi.
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Sulla
vicenda riportiamo in maniera integrale il comunicato congiunto della
Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanissetta e del Comune di Sutera.
Le foto sono di Marco Vattano e di Nino Pardi.
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131
kg di legname, 2 kg di plastica, 5 kg di vetro lattine a altri
materiali, 844 kg di terra e 465 kg di pietrame. Sono 1447
kg
di materiali tirati fuori dagli speleologi dell’Associazione
Speleologica “Le
Taddarite”
di Palermo e dai volontari del Comune di Sutera (CL) sabato 29
settembre 2018, dalla cisterna
sotterranea (prima
foto, n.d.r.)
verosimilmente
facente parte dell’antico castello della città, ubicata sulla cima
di Monte San Paolino (824 m s.l.m.). Le attività, effettuate con il
nulla osta della Soprintendenza
ai Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta,
sono state effettuate in accordo con il Comune di Sutera, nell’ambito
della manifestazione nazionale “Puliamo
il Buio”
(www.puliamoilbuio.it) coordinata dalla Società Speleologica
Italiana (www.speleo.ssi.it) e giunta alla sua tredicesima edizione.
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“Come
speleologi sentiamo il dovere di effettuare questi interventi di
pulizia di ipogei, sia naturali che artificiali; se da un lato siamo
tra i pochi in grado di frequentare il sottosuolo in sicurezza,
dall’altro è per noi importante, che questi ambienti non vengano
degradati.” - spiega il Antonio
Domante,
Presidente de “Le Taddarite” - “Quest’anno, forti di un
protocollo di intesa per lo studio del sottosuolo con il Comune di
Sutera, abbiamo scelto di operare in questa cisterna sotterranea,
ubicata in cima al Monte San Paolino, un posto decisamente
suggestivo. Oltre ad aver portato fuori dalla cisterna quasi 1.5
tonnellate
di materiale, abbiamo anche rinvenuto un blocco calcareo con una
curiosa incisione e, come è giusto che sia, lo abbiamo fatto
pervenire alla Soprintendenza per una corretta identificazione”.
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“Il
masso ritrovato all'interno dell'ipogeo in sommità di Monte San
Paolino (seconda
foto, n.d.r.)
ha natura calcarea; la pietra bianca è molto compatta, semplicemente
sbozzata sul retro e levigata sul fronte con l'incisione,
quest'ultima certamente di antichissima realizzazione”. – dice
l’Arch. Daniela Vullo, Direttore della Sezione per i Beni
Architettonici e Storico-Artistici della Soprintendenza BB.CC.AA. di
Caltanissetta – “Il ritrovamento ha notevole rilevanza poiché
raffigurando uno dei simboli esoterici maggiormente diffusi in età
medievale, "la triplice cinta", ci fa ipotizzare la
presenza in loco di una costruzione di tale epoca, presumibilmente
una chiesa, ubicata non lontana dal luogo del ritrovamento. Infatti,
a causa delle dimensioni e del peso del masso, è lecito ipotizzare
che non sia stato trasportato da luoghi lontani bensì che provenga
dal crollo di una struttura muraria vicina al luogo del ritrovamento
e successivamente sia stato gettato all'interno dell'ipogeo.
L'incisione potrebbe essere uno degli svariati "segni dei
lapicidi" cioè il simbolo che lo scalpellino medievale apponeva
sulla pietra lavorata con vari scopi, ad esempio di utilità
(direzione, modalità di posa, etc…) oppure d'identità (segno di
riconoscimento del lavoro effettuato). Il simbolo denominato
"triplice cinta", costituito da tre quadrati concentrici
uniti da intersezioni perpendicolari, tuttavia da vari studiosi è
associato all'Ordine dei Templari il cui compito era quello di
proteggere i resti del sacro tempio di Salomone a Gerusalemme;
secondo taluni rappresenta i due cortili concentrici collegati da
porte del tempio di Gerusalemme. Quest'ultima ipotesi, sicuramente
più suggestiva della precedente, farebbe pensare alla presenza di
una chiesa dei templari nella zona del ritrovamento o limitrofa. Tra
l'altro anche la presenza dei Carmelitani a Sutera, attestabile tra
la fine del tredicesimo secolo e l'inizio del quattordicesimo,
rimanda ai Templari il cui collegamento con l'Ordine è stato spesso
ipotizzato. Il ritrovamento rimane tuttavia di notevole rilevanza
storica ed archeologica e certamente costituisce il punto di partenza
per ricerche archeologiche più approfondite nel sito di monte San
Paolino dove, accreditate fonti storiche, attestano la presenza
dell'antico castello di cui oggi rimane solo la memoria e del quale,
probabilmente, l'ipogeo ove è stato recuperato il masso faceva
parte.”
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“Una
scoperta straordinaria per Sutera – dice il Sindaco Giuseppe
Grizzanti – scoperta che va ad avvalorare la tesi che l’antico
castello esiste ed era collocato nel pianoro sulla cima del monte San
Paolino e che quella che viene comunemente chiamata “Nivera” era
uno dei locali del castello, forse l’unico, che è rimasto quasi
intatto.”
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“Non
credevamo ai nostri occhi – dice l’ex Assessore Nino Pardi
organizzatore della manifestazione – quando abbiamo tirato su
questo masso e abbiamo visto questa incisione ci siamo messi in
contatto subito con la Soprintendenza di Caltanissetta per capire di
cosa si trattasse. Lo abbiamo trasportato al sicuro in attesa che si
possa organizzare un evento di presentazione al pubblico e che possa
essere visionato da tutti dopo aver preso le dovute precauzioni.
Semplicemente una scoperta spettacolare.”
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- Mario
Tona