Da Milocca a Milena
Il ruolo dell’antropologo nella storia comunitaria
Un altro testo si aggiunge alla ricca bibliografia di Milena (CL ). Venerdì 21 dicembre 2018 è stato presentato il libro Da Milocca a Milena – Il ruolo dell’antropologo nella storia comunitaria di Sam Migliore, Margaret Dorazio – Migliore e Vincenzo C. Ingrascì, monografia sull’antropologa americana Charlotte Gower Chapman ,che ,quasi , un secolo fa,venne a studiare Milocca poi Milena, nel 90° anniversario della sua ricerca sul campo (1928-1930). Nell’ambito del convegno L’antropologo analizza una comunità speciale, tenutosi nella sala conferenze Falcone- Borsellino della Biblioteca comunale “Leonardo Sciascia”, si sono susseguiti diversi interventi a cominciare dal professor Antonio Vitellaro, che ha fatto da moderatore con diverse caratterizzazioni di storia locale.
Autore della prefazione Una scrittrice ritrovata, ha incluso il saggio nelle edizioni della Società nissena di storia patria di Caltanissetta, della quale è presidente, facendolo registrare alla Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”, inserendolo così in un circuito europeo ed internazionale.
L’introduzione, affidata a Tommaso Palumbo, autore della postfazione La milocchese di Chicago, riporta una serie di studiosi che sulla scorta di quel lavoro, sono venuti a Milena a studiarci e ristudiarci, tra i quali Vincenzo La Rosa, cittadino onorario ed un riferimento letterario con Louise Hamilton Caico e Montedoro. Inoltre, afferma che non si può non notare la singolarità di questo testo: l’antropologo che studia l’antropologa, riferito al testo presentato.
A seguire sono intervenuti il dott. Giovanbattista Tona, consigliere corte d’appello di Caltanissetta con una relazione sulla Milocca di allora e Milena; il prof. Paolino Schillaci laureatosi nel 1977 con la tesi Rileggendo “Milocca: a sicilian village” che ha raccontato la sua esperienza con il vivo ricordo e molta commozione riguardo Arturo Petix, del quale ricordiamo che cade il centenario della nascita nel mese di marzo, essendo 1919-2019; il dott. Giuseppe Vitellaro ex sindaco del comune di Milena, che ha fatto pubblicare il saggio; Ilenia Tona, assessora alla cultura, che ha ricoperto il ruolo istituzionale.
Questi interventi sono stati intervallati dalla lettura di contributi inviati per l’evento da Giuseppe Virciglio che nel suo commento, scrive: Gli autori ci hanno regalato un quadro quasi completo della vita dell’americana milucchisa, delle sue luci e delle sue ombre.
Così, Wim Ravesteijn nella sua lettera “Milena per sempre!” Dopo aver letto il libro di Sam e Margaret Migliore e Vincenzo Ingrascì (…) Penso che l’intera storia di Milocca-Milena e tutte le pubblicazioni a riguardo (…) sono un contributo interessante al dibattito sulla società multiculturale.
Guy Patterson definisce Milocca: Un villaggio siciliano, un “classico-moderno”, cioè un libro che rimane rilevante e che vale discutere. Ora, grazie a Sam e ai suoi collaboratori, abbiamo un’idea precisa della vita dell’antropologa americana.
Le conclusioni sono state affidate al coautore Vincenzo C. Ingrascì, che nel proprio intervento personale ha ricordato, tra l’altro, che il professor Vincenzo Nicastro, direttore responsabile de La Voce di Campofranco e del Museo di Storia Locale, Arti e Tradizioni Popolari, è stato il primo a Milena, in qualità di dirigente scolastico, ad aver intitolato nel 2006 all’antropologa americana Charlotte Gower Chapman, una delle due aule multimediali attivate in quell’anno con i finanziamenti europei.
Poi ha presentato quello di Sam Migliore (che riportiamo di seguito) con i dovuti ringraziamenti e una nota su Vito Messana, che tradusse a metà degli anni ’80 lo studio di Charlotte Gower Chapman Milocca: un villaggio siciliano e la scrittrice bilingue Anna Foschi Ciampolini che ha tradotto in italiano il saggio del convegno.
Nella foto di Carlo Garlisi, da sinistra: Paolino Schillaci, Giovambattista Tona, Antonio Vitellaro, Tommaso Palumbo, Ilenia Tona, Giuseppe Vitellaro, Vincenzo C. Ingrascì.
Vincenzo Nicastro
L’intervento di Sam Migliore
(Medico e antropologo visivo alla Kwentlen Polytechnic University, Canada)
L’antropologia, oggi, differisce molto dal tipo di lavoro messo in atto quando Charlotte Gower era una studentessa all’Università di Chicago. Gli antropologi del tempo si concentravano soprattutto sui popoli indigeni del Nord America e su piccole società del mondo non occidentale. Nel 1928, con la pubblicazione di Robert Redfield sullo studio di una comunità di contadini in Messico, si è assistito ad una nuova direzione degli studi antropologici. Charlotte Gower era all’avanguardia di questo nuovo movimento; la sua ricerca a Milocca è stata la prima a prendere piede in Europa e solo la seconda, da parte di un antropologo americano, a studiare una comunità di contadini.
Come abbiamo discusso nel nostro libro, il lavoro di Charlotte Gower è stato pubblicato troppo tempo dopo la sua ricerca sul campo, ovvero non prima del 1971; il suo studio non ha quindi ottenuto il giusto riconoscimento da parte dell’antropologia, come lei stessa aveva desiderato. A Charlotte Gower (poi Chapman) è stata solamente riservata una nota a piè di pagina nella storia dell’antropologia Nord americana. A Milocca/Milena, comunque, il lavoro di Charlotte Gower Chapman ha ottenuto un risultato migliore. E con la pubblicazione di questo libro, noi speriamo che l’antropologia torni ad esaminare e ad apprezzare maggiormente il suo lavoro.
Da studente di antropologia in Canada negli anni’70-80 non avevo mai sentito menzionare il suo nome durante le mie lezioni. Uno dei miei professori, Richard Slobodin, sentendo che ero nato in Sicilia, mi fece davvero un gran favore nel darmi in regalo il testo di Charlotte Gower Chapman . Leggere il libro mi ha reso ancora più orgoglioso di essere un canadese-siciliano. Ha inoltre accresciuto il mio interesse nello studio di temi siciliani e italiani, come studente di antropologia prima ed antropologo professionale dopo.
Nel 2003, Margaret Dorazio -Migliore ed io siamo andati in Sicilia per condurre una ricerca su alcuni temi dibattuti tra siciliani, in particolare tra immigrati racalmutesi ad Hamilton, in Ontario in Canada. La ricerca riguardava problematiche relative all’identità e al benessere. Sulla base del nostro studio ad Hamilton, sapevamo che la Festa della Madonna del Monte rivestiva un ruolo importante nel modo in cui le persone parlavano sia della loro identità che del loro benessere. Il nostro obiettivo era quello di studiare ulteriormente il fenomeno a Racalmuto e dintorni.
A Milena abbiamo notato come le cose fossero un tantino più complicate; qui esisteva un fattore aggiunto che non era presente né a Racalmuto né in altre comunità circostanti. Quel fattore era il ruolo di Charlotte Gower Chapman nella storia comunitaria. Non era tanto il fatto che tutti parlassero di lei, ma piuttosto il suo ricordo che sembrava venire in mente nelle più svariate occasioni e in contesti diversi (come in alcuni dei lavori dello straordinario storico locale Arturo Petix).
Quando abbiamo deciso di includere nel nostro studio il ruolo della Chapman nella comunità, siamo stati accolti dalla stessa domanda: Vi concentrerete su come le cose siano cambiate da quando Charlotte Gower ha condotto qui la sua ricerca? Sebbene il nostro libro affronti alcuni di questi punti, non è questo l’obiettivo principale del nostro studio. Non era nostra intenzione tentare di riprodurre l’eccezionale lavoro che altri, come Wim Ravesteijn, Paolino Schillaci, Caterina Pasqualino e Guy Petterson avevano già presentato sull’argomento, per non parlare dell’eccellente traduzione di Vito Messana del testo originale della Chapman. Abbiamo, invece, voluto prendere alla lettera le parole di Tommaso Palumbo: la comunità aveva bisogno di sapere di più sulla stessa Charlotte. Abbiamo cercato di combinare questo assieme al nostro interesse per il suo ruolo e il suo significato, oggi, nel paese.
Questo è il tipo di libro che abbiamo creato per la comunità. Ringraziamo tutti coloro i quali hanno contribuito in maniera varia allo studio, l’ex Sindaco Dott. Giuseppe Vitellaro, il Professore Antonio Vitellaro, il nostro amico Tommaso Palumbo e tanti altri che hanno reso possibile questa pubblicazione. Ringraziamo inoltre Anna Foschi Ciampolini per la traduzione del nostro testo originale di lingua inglese. Ed infine, Vincenzo Ingrascì, il nostro coautore, senza il quale il libro non avrebbe potuto essere completato e che ha impiegato lunghe ore a parlare con le persone, ad individuare materiali scritti e ad assicurarsi che la nostra ricerca fosse sulla strada giusta. È un grande onore per noi avere il nostro libro pubblicato sia in italiano che in inglese nonché di vederlo aggiungersi ad un’ampia letteratura riguardante una piccola, ma fantastica comunità, una comunità che abbiamo scoperto di amare in maniera sincera e che speriamo un giorno di poter tornare a visitare. Siamo lieti e grati di poter contribuire e condividere, in minima parte, un pezzo della vostra storia che in un certo senso è anche la nostra.