Semi di senape
Nella Lettera ai Romani san Paolo scrive che le comunità cristiane godono di doni diversi; anzi, secondo la grazia, data a ciascuno, sono presenti ministri che si servono di vari doni (charismata) per arrecare un bene all’intera comunità. L’apostolo aggiunge pure che il dono della profezia si esercita secondo ciò che ispira la fede (Rom 12, 6b).
Quest’ultima espressione fa pensare ad una fede che ogni credente può esprimere come carisma. A voler leggere il passaggio paolino nel testo greco si riscontra che non si tratta di un dono aleatorio, ma di un dono dato in proporzione alla persona che ne diventa testimone.
Nel testo greco si ha il termine «analogia» che significa «proporzione / corrispondenza». Dunque: chi corrisponde alla grazia divina, manifesta la fede e dalla misura della fede si ricava il dono di profezia.
L’apostolo considerava il carisma come un servizio utile a edificare, esortare, confortare le comunità cristiane ( cf. 1 Cor 12, 8-11 e 14, 3-4). Il profeta è colui che può recare del bene alla Chiesa, indicando l’orizzonte ultimo verso cui svolgere le opere di bene.
Il profeta è il credente, per eccellenza. Egli non è un visionario, nel senso più alla moda del termine; semmai ha la visione della Chiesa che è pellegrina verso la città eterna. Egli non mira ad esprimere in modo ragionevole la propria fede, ma a viverne la dimensione paradossale.
Il vero profeta è colui che sa edificare, nel senso che orienta le manifestazioni temporanee del regno di Dio verso l’immagine soprannaturale della Civitas Dei.
Anche l’esercizio della speranza e della carità si possono comprendere come applicazione dell’analogia; anzi meglio, della corrispondenza alla grazia. Si conosce e si vive di Dio, sapendo espandere la carità cristiana che è immagine non dissimile da quella divina. E, pur provando ad avvicinarsi alla meta eterna, il pellegrino credente sa che la tappa intermedia, ora raggiunta, svela più ampie dissomiglianze rispetto a quanto aveva prima acquisito.
Bisognerebbe avere sempre in bocca la supplica che il Signore Gesù aumenti la fede di ciascuno; e se tu hai la fede (e ogni altra convinzione che è mutuata dalla fede), «conservala per te stesso davanti a Dio». Risulterà infatti «beato chi non condanna se stesso a causa di ciò che approva» (cf. Rom 14, 22b).
Sac. Salvatore Falzone