Semi di senape
Nascondersi al cospetto di Dio
C’è
una luce che va dal mistero dell’Epifania fino alla Candelora; poi si ha la
presentazione di Gesù al tempio e più avanti la luce che richiama i popoli si
presenta nella veglia pasquale. È la luce dei misteri nascosti.
Nella
letteratura spirituale cristiana si legge spesso che Dio rivela cose profonde e
occulte ai semplici. Ciò che proviene dall’alto è talora incomprensibile perché
sorprendente e spiazzante. La stessa Vergine Maria chiedeva all’angelo Gabriele
aiuto per capire quello che stava per succederle.
A
partire dalla rivelazione di Gesù Cristo apprendiamo che «la nostra vita è
ormai nascosta» (Col 3, 3b). Nascondere la propria vita significa divellere
anzitutto l’orgoglio e l’amore di sé che si annida nelle iniziative
individuali; spesso le nostre opere e giorni sono egocentrate e ciò può
accadere anche nel compiere il bene, nel nome di Gesù.
Fare
completo spazio a Gesù nel nostro cuore significa rimuovere le manovre che
sorgono dall’amore di sé e porsi solo nelle mani di Dio. Spesso leggiamo nella
Bibbia di come Dio si riveli ponendosi «in mezzo a te» o «in mezzo a noi». È
motivo di timore santo pensare che Dio si insinui in noi; è ragione di tremore
e di paura, sì certo; ma è anche spazio intimo per rendere onore a Lui.
Con
l’incarnazione del Verbo divino in Maria Vergine si può sperare di avere
intimità con Dio.
Tale
processo ha in teologia una parola complessa, dacché secondo la rivelazione
trinitaria l’amore che è pronto alla rinuncia di sé si chiama agape e ciò comporta l’integrale
relazionarsi di ogni Persona divina in modo da lasciar emergere, interamente e
sempre, la donazione che l’altra divina Persona può offrire di sé. Con un
termine, che con buona probabilità deriva dal lessico della danza classica, si
dice circumincessio tale amore
oblativo trinitario.
Nella
spiritualità carmelitana si trova una pagina che meglio esprime la nostra
esposizione.
«L’uomo,
superbo e autosufficiente, crolla nell’esperienza dell’amore: egli non accetta
di essere completato da un estraneo, ma dalla persona che ama lo esige. Ora,
Cristo non è più un estraneo, da cui non si ha piacere di ricevere; è
Un
tale fenomeno si nota nelle persone vanesie delle quali è difficile scoprire il
narcisismo interiore. L’autentico processo di apertura alla grazia divina è
doloroso, di per sé; se si va in fondo, scava un abisso. È la pressione di Dio
a donarsi, come nell’agape trinitaria
è già piena autodonazione.
Uno
dei mezzi per lasciarsi penetrare dalla luce divina è la direzione spirituale:
è l’arte di farsi riconoscere, senza infingimenti sotto la guida di un maestro,
al fine di spogliarsi del compiacimento spirituale. Non celando a lui i
ripostogli dell’anima ci si nasconde più profondamente in Dio. In tale recesso
dell’anima è però solo Dio che ha diritto di entrare; il maestro di spirito è
solo chi può aprire la porta.