La popolazione di Sutera: origine e tramonto

Le origini di Sutera, secondo alcuni storici, risalgono agli albori della civiltà, lo testimoniano le grotte troglodite riscontrate in tutto il circondario di Sutera. Secondo Diodoro Siculo, Sutera discenderebbe dall’antica Camico, capitale della Sicania, antichissima città che si estendeva dalle falde del monte San Paolino alle pendici del monte San Marco, successivamente distrutta da un terribile terremoto, di cui ancora oggi si notano le tracce nella fenditura di Rocca Spaccata.
Solo una piccola parte dell’antica città, ancorata alle falde orientali del monte San Paolino, sopravvisse alla catastrofe. Si presume che la parte sopravvissuta abbia avuto una discreta espansione durante il periodo di pace che intercorse tra la città greca di Siracusa ed i cartaginesi della Sicilia occidentale. Con l’arrivo dei Romani, il piccolo centro fu ulteriormente ingrandito e tenuto in grande considerazione. La stessa cosa dicasi con la dominazione bizantina. Tuttavia furono gli Arabi, giunti a Sutera tra l’’800 e il ‘900 a fortificare la piccola Sutera, ingrandendo ulteriormente il quartiere del Rabato e realizzando successivamente anche il Rabatello. Fu poi la volta dei Normanni, verso la fine dell’XI secolo, conquistare la Sicilia. Costoro, purtroppo, spinti dal loro fanatismo religioso, non solo distrussero tutto ciò che di buono avevano realizzato gli Arabi, ma ci riportarono nella schiavitù del latifondismo. Gli Arabi che non si convertirono furono uccisi o esiliati, le campagne si spopolarono e i pochi residenti dei vari paesi dell’entroterra ricaddero nell’arretratezza più assoluta. Fortunatamente la piccola Sutera non seguì la stessa sorte della maggior parte delle città siciliane, anzi fu ingrandita dagli stessi Normanni, i quali fondarono il quartiere denominato Giardinello. Le notizie più certe e documentate della storia di Sutera iniziano dall’anno 1398, allorché Sutera iniziò a far parte del Parlamento siciliano con il titolo di Città Demaniale, privilegio che la città aveva già avuto in passato, non tanto per l’estensione dell’abitato o per il numero imprecisato degli abitanti, bensì per l’estensione del suo territorio che addirittura comprendeva i feudi di Mussomeli, Milena, Bompensiere, Acquaviva, Campofranco e parte del territorio del comune di Casteltermini. Tutti feudi che nel corso degli anni si staccarono dall’egemonia suterese, per diventare comuni indipendenti, ad eccezione del feudo di Milocca, i cui abitanti continuarono a far parte del comune di Sutera fino a tempi abbastanza recenti.
Durante le dominazioni spagnole il territorio di Sutera si assottiglierà ulteriormente con conseguente calo della popolazione. In ogni caso, secondo i regii libri, nell’anno 1595 si contarono a Sutera 2576 anime, diminuite nell’anno 1713 a 2362, mentre nell’anno 1798 si raggiunse il picco della popolazione con ben 3384 abitanti, per poi iniziare la fase calante. Infatti nell’anno 1831 furono contati 2914 anime, tuttavia dopo solo una generazione, nell’anno 1852 furono contati 2653 anime. Successivamente Sutera, unitamente alla sua piccola frazione di Milocca, registreranno un continuo aumento di anime. Infatti nel censimento del 1881 Sutera registrò 3033 anime e Milocca 1251, nel 1901 Sutera ne registrò 3825 e Milocca 2067, nel 1921 Sutera 4217 e Milocca 2693. Nel censimento del 1941 Sutera raggiunse il picco massimo della sua popolazione con ben 4991 anime, mentre Milocca, cambiato il nome con Littoria Nissena e poi Milena, aveva già costitutito un comune indipendente sin dal 1923. Tra gli anni ’50 e gli anni ’60, poiché la piccola proprietà terriera non garantiva più il sostentamento delle famiglie, avrà inizio, così come in tutti gli altri paesi della Sicilia, il triste esodo della popolazione.
Nel decennio tra il 1961 e il 1971 la popolazione passerà da 4447 a 2686 abitanti. Stranamente verso la metà degli anni ’70, la popolazione non subirà ulteriori cali, in quanto coloro che partono si equivalgono con coloro che rientrano. Saranno quest’ultimi che investendo i propri risparmi nella costruzione dell’agognata casetta personale, innescheranno il cosiddetto “Boom economico” del Paese. Ad iniziare dagli anni ’90, la popolazione, nonostante la realizzazione di nuovi quartieri, ha ripreso a ridursi, non tanto per l’emigrazione che è stata piuttosto contenuta, ma per l’invecchiamento della stessa. Una riduzione drastica dei matrimoni e delle nascite hanno ridotto la popolazione a soli 2005 unità nell’anno 1991, 1729 nell’anno 2001, appena 1320 nel gennaio del 2019. Praticamente neanche la metà dell’ex frazione Milocca, che oggi conta circa 3000 abitanti.
Qualcuno potrebbe pensare che tutto sommato si tratta di una discreta popolazione. Il guaio è che si tratta di una popolazione composta per la maggior parte di anziani o persone single, la cui capacità procreativa è ridottissima. Infatti nel 2018 abbiamo avuto solo 2 nascite e ben 31 morti. Purtroppo i matrimoni che si celebrano a Sutera sono solo anniversari di 25° e 50°, ma i matrimoni veri nel 2018 sono stati solo 3 e 3 nel 2017. Qualcuno mi diceva che una soluzione al problema potrebbe venire dai migranti, così come ha fatto il sindaco di Riace, il quale ha accolto nel suo paesino circa 700 migranti che hanno ridato vitalità al centro. Peccato che adesso il nuovo governo non intende più mantenerli.
Anche a Sutera attualmente abbiamo una quarantina di extra-comunitari, i quali, finito il periodo triennale di accoglienza, dovranno abituarsi a lavorare, se vogliono sopravvivere, così come hanno fatto i nostri padri che emigrarono in tutto il mondo con le loro valigie di cartone e così come continuano a fare i nostri figli con i loro diplomi e le loro lauree. A mio avviso, il destino di Sutera è ormai segnato. Presumo che entro una ventina di anni, deceduti gli anziani, rimarrà soltanto qualche centinaio di persone che per tutti i servizi (scuola, sanità, municipio, ecc.) dovranno recarsi presso il comune di Campofranco o Mussomeli.
Perché Sutera si sta spopolando? La risposta è semplice: la mancanza di lavoro. L’agricoltura, che una volta assorbiva centinaia di braccianti, adesso vuoi per la meccanizzazione, vuoi per i prezzi stracciati del grano, viene praticata solo da pochi agricoltori. L’edilizia, una volta motore trainante dell’economia locale, viene praticata da 3 o 4 mastri muratori, i quali sopravvivono restaurando qualche bagno o qualche garage.
La Forestale, di cui una volta il sottoscritto faceva parte, da circa un trentennio non ha più assunto né operai né guardie forestali, tant’è che quest’ultimi sono tutti prossimi al pensionamento. La stessa cosa dicasi per i dipendenti comunali. Anche le floride aziende degli Alongi e dei Mattina, che un tempo assorbivano un bel po’ di manodopera locale, adesso sopravvivono a stento utilizzando solo personale di famiglia. La stessa cosa dicasi per quel sparuto gruppo di attività commerciali, i cui proprietari, oberati dalle tasse, non chiudono i battenti soltanto perché tentano disperatamente di riuscire a completare i contributi necessari per l’agognata pensione.
Il turismo, escludendo quella frenetica settimana in cui si svolge il Presepe Vivente, è quasi inesistente. Il tanto decantato ascensore, che chissà quanti turisti doveva attirare, si è rivelato solo una accozzaglia di ferraglia mal funzionante. Paradossalmente a creare un po’ di lavoro è stato questo “prete forestiero” che finalmente è riuscito a restaurare tutte le chiese di Sutera. Peccato che tra qualche ventennio esse saranno delle cattedrali nel deserto.
La piccola-grande Sutera, tristemente ma inesorabilmente, si avvia al suo tramonto.
Salvatore Butera