Sutera, antichi abiti da sposa in mostra al Museo

La mostra è stata allestita nei locali del museo etnoantropologico di Sutera ed inaugurata l'otto dicembre scorso subito dopo la messa dell'Immacolata celebrata nella vicina chiesa del Carmelo.

Vi hanno lavorato con entusiasmo e dedizione per due mesi Gaetano Valenza, Maria Grizzanti ed i giovani del Servizio Civile: Nuccia Salamone, Miriam Grizzanti, Melissa Montalto Monella, Giovanna Mattina, Chiara Grizzanti, Gabriele Ingrascì ed Emanuele Alongi.

E quindi era giusto che fossero proprio loro, protagonisti di tanti lavori al museo, a sciogliere il nastro della cerimonia di inaugurazione.

Oltre a loro, il sindaco Giuseppe Grizzanti ha ringraziato i donatori dei 17 abiti esposti che coprono un arco di tempo compreso tra gli ultimi dell'Ottocento e gli anni Settanta. Li hanno conservati per tanto tempo resistendo alla tentazione di fare spazio o anche, semplicemente di rinnovare il guardaroba. Sono Miriam Grizzanti, Maria Salamone, Elvira Costanzo e Mimmo Ippolito, Maria, Carmela e Paolino Diprima, la famiglia Paolino Montalto Monella, Calogera Vitellaro, Marco Mattina, Giuseppe Consiglio, Calogera Saia e Paolino Diprima, Maria Salamone, Carmelo Nicastro, la famiglia Lo Bue e Giuseppina Nucera. Un grazie anche alla Predil per la sua collaborazione.

L'assessore Marisa Montalto Monella ha tracciato una breve storia degli abiti ricordando che i più antichi erano a colori e che solo nel 1840 col matrimonio della regina Vittoria cominciò a formarsi la tradizione dell'abito bianco. Tuttavia a fine secolo e fino agli anni Venti il colore a Sutera resisteva ancora. Abiti eleganti associati al vantaggio di essere indossati anche in altre occasioni. L'Assessore ha poi ricordato che il bianco oggi viene ancora mantenuto, pur con lievi concessioni all'avorio o al color panna, a qualche debole bagliore di giallo oro. La creatività è invece tanta e propone sempre nuove soluzioni che riguardano le forme ed i tessuti.

La mostra è stata valorizzata ed animata non solo dai manichini fatti su misura ma anche dalla impalcatura originale ed i colori che alternano al bianco delle spose il rosso della moquette o il celeste e rosa che fa da sfondo ai vestitini di battesimo esposti nella stessa stanza (e coevi, anch'essi a partire dall'Ottocento).

Spose e madri in pochissimo tempo. Una famiglia.

Dopo l'inaugurazione si è scatenata la curiosità dei visitatori intorno a chi ha confezionato gli abiti. E qualcuno ha cominciato a riconoscere le sartorie, chi erano i “clienti” di donna Pina Chiapparello, chi le aveva fatte venire da fuori ed ospitate in casa, i primi scatti fotografici lungo la strada per arrivare in chiesa, la foto in nero degli otto giorni.

Mario Tona