1498, Antonio
Vanella, l’artista che scolpì la Madonna delle Grazie di Sutera
“La più antica notizia[1] che …
vede (Antonio Vanella) già stabilito a Palermo, provenendo dalla natia Toscana,
data al 29 gennaio 1476, quando, definito “scultor de Carrara" e cittadino
palermitano, Antonio viene testimoniato proprietario di un terreno nell'agro
palermitano, situato nella contrada Ciaculli. Il suo trasferimento a Palermo,
dunque, deve essere avvenuto già da qualche anno, se egli ne ha già assunto la
cittadinanza ottenuta assai probabilmente grazie al matrimonio con una
palermitana che forse gli ha portato in dote il terreno di Ciaculli.
Se l’indicazione della città di provenienza, nello stesso
documento, sembra suggerire che il trasferimento dell'artista è avvenuto da non
troppo tempo, d'altra parte la qualifica di “scultor" ci mostra un maestro
autonomo, che ha certamente superato i venti anni. D'altra parte agli inizi del
1493 attraverso una testimonianza giurata sulla qual mi propongo di tornare in
altra sede, egli stesso dichiara di essere giunto a Palermo 23 o 24 anni prima,
ossia intorno al 1470. Sulla base di queste considerazioni, si può ipotizzare
che la sua nascita sia avvenuta in Toscana, se non proprio a Carrara, intorno
alla metà del Quattrocento…
… Il 5 aprile
1498, indicato con la qualifica di scultor, per 15 onze, Antonio vende a
Giovanni Pillitteri e Ruggero La Nohara, cittadini di Sutera, per conto della
confraternita di San Vito della loro città, una statua della Madonna col
Bambino in braccio, di marmo bianco, dipinta con oro e buoni colori, alta 5
palmi e mezzo e con il “piede” alto un palmo, nel quale da una parte si impegna
a scolpire l'immagine di San Vito e dall'altra quella di San Paolino. L'opera
dovrà prima portarsi via mare fino alla marina di Agrigento a spese dello
scultore e di qui trasferirsi a Sutera, a spese della confraternita, entro il
14 luglio. Oltre all'acconto di 8 ducati d'oro subito versato al Vanella, i
committenti si impegnano a pagare una seconda rata, fino a raggiungere in tutto
la somma di 7 onze, non appena la statua sarà finita a Palermo, mentre il saldo
di 8 onze avverrà quando l'opera sarà collocata nella chiesa di San Vito a
Sutera. Le spese di viaggio per la “equitatura” sia all'andata che al ritorno
da Palermo e quelle di soggiorno dello scultore a Sutera saranno a carico dei
committenti. Ma, se la statua non dovesse essere "ita devota q. eis
placerat”, i committenti si riservano di rifiutarla. A margine del contratto è
annotato un pagamento per un totale di 7 onze, compresi gli 8 ducati di
anticipo, in data 30 maggio 1498, quando il Vanella cede al suo socio Andrea
Mancino il credito di 8 onze ancora dovutogli per la realizzazione dell'opera[2]. La
cessione al Mancino di poco più di metà del compenso complessivo fa sospettare
che la esecuzione della statua, prodotta nella bottega dei due, sia dovuta alla
collaborazione tra i due scultori.
Come già accennato, il documento fu reso noto dal Mauceri
nel 1903, ma con una errata indicazione del centro abitato al quale la statua
era destinata, che fu letto Butera anziché Sutera. Nei centodieci anni
trascorsi dalla pubblicazione della notizia nessuno si è mai preoccupato di
controllarne l'esattezza e tutti gli studiosi hanno considerato l’opera
dispersa, o comunque irreperibile dal momento che a Butera non sono presenti
statue identificabili con questa.
Secondo una locale tradizione[3],
Giovanni III Chiaramonte - che fu signore di Sutera fra il 1366 e il 1374 -
avrebbe donato alla città la statua delle Madonna delle Grazie,
"bellissimo lavoro in marmo”, che si custodì a lungo nella chiesetta di
San Vito, finché, distrutta la chiesa, la statua fu trasferita nella vicina
chiesa di Sant'Agata, dove ancora si conserva.
La statua della Madonna col Bambino della chiesa di
Sant'Agata, tradisce tuttavia modi ben più avanzati rispetto alla precocissima
datazione (terzo quarto del Trecento) fornita dalle fonti locali, rivelandosi
un prodotto della scultura palermitana di fine Quattrocento e, più
specificamente, assai prossima alla mano del Vanella, quale si va via via
palesando ai nostri occhi.
I rilievi della base mostrano al centro la Madonna col
Bambino, affiancata, alla sua sinistra, dalla figura da un santo vescovo
(facilmente identificabile con San Paolino vescovo, copatrono di Sutera), e,
alla sua destra, in posizione più eminente rispetto all’altra, dalla figura da
un santo con una coppia di cani al guinzaglio, nella quale si può agevolmente
riconoscere San Vito, titolare della chiesa cui la statua fu destinata;
seguono, da entrambe le parti, due coppie di uomini incappucciati, nei quali
possono individuarsi i confrati di San Vito, committenti dell'opera.”
Prof. Giovanni Mendola
Estratto
parziale dell’intervento di Giovanni Mendola su “La “croce” stazionale di
Castelbuono e il suo autore. L’attività palermitana dello scultore carrarese
Antonio Vanella”. Pubblicato in Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico
Marino, Voll. VII-VIII . Atti della settima e ottava edizione -
Cefalù, Sala delle Capriate, Palazzo del Comune – 4 novembre 2017 e 3 dicembre
2018 – a cura di Gabriele Marino e Rosario Termotto – Ass. Culturale “Nico
Marino” Cefalù Dicembre 2019.
Un ringraziamento al professore ed alla associazione Nico
Marino