Al tempo di Covid-19, qualche riflessione dopo la quarantena

Secondo il buon senso generale è palese che il periodo della quarantena è servito a salvare tante vite umane, ma quando vedo la sesta potenza mondiale costretta a chiedere aiuto all'Europa, quando vedo che i poveri assoluti sono raddoppiati, i disoccupati triplicati, l'intera economia italiana distrutta, allora cominciano a venirmi i dubbi.

A volte mi trovo a pensare se veramente il blocco totale di quasi tutte le attività commerciali, religiose, sportive ed altro siano stati veramente necessari.

Soprattutto, per evitare gli assembramenti è stato permesso l’imprudente sfoltimento dei penitenziari che ha consentito a oltre 400 detenuti di passare agli arresti domiciliari per motivi di salute (!), detenuti, tra i più pericolosi d'Italia, per la cui cattura tanti poliziotti, carabinieri e magistrati hanno rischiato la vita. Tuttavia non sono riuscito a capire perché si è continuato ad accogliere migliaia di migranti, tra l'altro positivi, ammassandoli nei vari centri d'accoglienza, ormai al collasso totale.

Forse sarebbe bastato adottare le stesse misure di sicurezza ancora in uso: distanza sociale, mascherine, più igiene, tamponi, terapie intensive per i più gravi, ecc.

Che lavoro assicuriamo a questi poveri disgraziati emigranti che speranzosi arrivano sulle nostre coste, dopo aver rischiato la vita nel deserto, nei campi di concentramento libici, nonché nel canale di Sicilia, dove tanti gommoni sono affondati. Dopo qualche anno di accoglienza illusoria, ammassati nei centri d'accoglienza o dislocati nei vari comuni, con una pedata nel sedere, vengono sbattuti per strada.

La dignità dell'uomo si può rispettare assicurando un lavoro onesto, così come fecero i francesi nei confronti di mio padre, al quale, dopo appena una settimana che era giunto in Francia, non solo assicurarono un lavoro, ma anche un alloggio nelle vicinanze. Dieci ore al giorno nelle acciaierie francesi, dove ogni due tre mesi qualcuno s'infortunava non era tanto ambito dai francesi. Eppure i nostri migranti si adattarono a fare qualsiasi lavoro pur di sfamare le proprie famiglie. Fu soprattutto merito dei risparmi che questi umili ed onesti lavoratori inviavano in Italia che si diede inizio al famoso boom economico.

Non che sia contrario ad accogliere i migranti, anzi, essendo figlio di un emigrato, sono favorevole all'accoglienza, purché si tratti di vera accoglienza, cioè di una accoglienza che innanzitutto rispetti la dignità umana.

Mi sovviene a tal proposito, quello che San Paolo soleva dire ai tessalonicesi: "Fratelli noi siamo venuti in mezzo a voi non per oziare e per mangiare gratuitamente, ma per lavorare dalla mattina alla sera. Chi non lavora neppure mangi.". Questa era la regola di San Paolo. Lo stesso Dio, allorché cacciò Adamo dal giardino dell'Eden, non mi sembra che gli abbia detto che da ora in poi sarebbe vissuto con il sudore della fronte degli altri.

Altri finiscono nelle mani dei vari proprietari terrieri, i quali per tre euro all'ora, li sfruttano sino allo sfinimento. Ditemi se tutto questo possa considerarsi accoglienza o semplicemente commercio umano. Eppure la Chiesa ci invita a continuare ad accogliere.

Nella speranza di trovare un lavoro, questi poveri disgraziati vagano per tutta la penisola italiana. Infine delusi e amareggiati, per sopravvivere sono costretti a spacciare droga o se donne a prostituirsi, senza alcuna difesa contro il coronavirus, in tutte le periferie di ogni città italiana.

Se non siamo in grado di assicurare un lavoro onesto e giustamente retribuito a questi poveracci che continuano ad arrivare, se si continua a costringerli ad oziare nei vari centri d'accoglienza o nei comuni dove vengono dislocati, non credo che siamo dei veri cristiani, bensì dei peccatori, perché costringiamo altri esseri umani a vivere nell'ozio, nell'accidia, o peggio ancora, a vivere contravvenendo i comandamenti di Dio.

Salvatore Butera