1895, fotografia dei nostri
Comuni alla fine dell'Ottocento
Informazioni estratte da
Annali di Statistica – Statistica Industriale – Fascicolo LVI – Notizie sulle
condizioni industriali della provincia di Caltanissetta, pubblicazione del
Ministero di agricoltura industria e commercio – direzione generale della
statistica – Roma – tipografia nazionale di G. Bertero via Umbria – 1895
È
solo un estratto non integrale centrato su informazioni generali della nostra
provincia e dei comuni dell'area del Vallone. Le attività economiche che non si
svolgevano anche da noi, ma esclusivamente in altre zone della provincia (che
allora comprendeva anche Enna-Castrogiovanni e Piazza Armerina; Gela si
chiamava ancora Terranova ed Agrigento Girgenti) sono state omesse sia per
problemi di spazio che di comune interesse. La descrizione delle attività non
riguarda quelle del terziario (negozi, studi di avvocati o farmacie ecc.) ma
solo manifatturiere, agricole ed industriali. Ci dà, comunque, un'idea delle
condizioni di vita e di lavoro del nostro territorio. Le informazioni con nomi
e cognomi degli esercenti industriali, ma anche del commercio e dei
professionisti, o di carattere politico ed amministrativo, sono contenute,
paese per paese, in altri tipi di pubblicazione.
Mario Tona
ISTRUZIONE. Al 31 dicembre 1881 gli analfabeti da 6 anni in su
erano nella provincia 84 ogni 100 abitanti. Gli sposi che non sottoscrissero
l'atto di matrimonio si ragguagliavano nel 1892 a 75 per cento. Sopra 100
arruolati nell'esercito di la, 2a e 3a
categoria (classe 1872) ne furono trovati 63 mancanti dei primi elementi
d'istruzione .
ACQUE MINERALI. -
Esistono sorgenti di acque minerali nei territori di parecchi comuni della
provincia, cioè: Aidone, Barrafranca, Butera, Calascibetta, Caltanissetta,
Campofranco, Castrogiovanni, Marianopoli, Montedoro, Piazza Armerina,
Resuttano, Santa Caterina Villarmosa, San Cataldo, Serradifalco, Sommatino,
Sutera, Villarosa.
Sono quasi tutte acque solforose; ve ne sono due
ferruginose, una ad Aidone, l'altra a Castrogiovanni, ed una acidulo-bituminosa
a Calascibetta.
Nel territorio di Sutera, oltre le sorgenti sulfuree,
se ne trova una presso l'abitato, la cui acqua contiene solfo, ferro ed altri
elementi minerali, ed è usata come depurativa e purgante.
Non risulta che alcuna di queste acque sia stata
analizzata.
Le acque minerali solforose sono efficaci soprattutto nelle
malattie cutanee. Se ne fa un discreto uso, sia per bagni, come per bevanda, ma
non esistono stabilimenti speciali in cui esse siano utilizzate.
MINIERE
(Solfo, salgemma).
Sono in esercizio nella provincia di Caltanissetta molte miniere di solfo ed
alcune di salgemma.
Solfo. -
Le numerose solfare esistenti nella provincia sono ripartite in vari gruppi, di
cui i principali, oltre alle solfare situate a sud di Caltanissetta, sono
quelli di Iuncio-Stretto-Imera, di San Cataldo, di Serradifalco, di Montedoro,
di Sutera, di Villarosa, di Castrogiovanni,
di Valguarnera, di Sommatino e Riesi, di Mazzarino, di Barrafranca, di
Pietraperzia, di Butera, di Aidone.
Sebbene superata, per numero di miniere, dalla
provincia di Girgenti, la provincia di Caltanissetta occupa il primo posto fra
le provincie italiane, per la quantità, nella produzione di solfo.
Nello specchietto che segue riassumiamo, togliendoli
dai volumi della Rivista mineraria, i dati principali relativi al numero delle
solfare, alla quantità e al valore della produzione e al numero dei lavoranti
in esse occupati nel settennio 1881-93:
Nel 1893 erano applicati all'industria mineraria,
nella provincia, 31 motori a vapore della potenza complessiva di 696 cavalli
dinamici.
Il prezzo medio sopra indicato è quello del solfo
grezzo dato a bordo nei porti d'imbarco, e si riferisce (ad eccezione di quello
del l890 che fu calcolato per questa provincia) alla produzione complessiva di
tutte le provincie solfifere siciliane. Sono note le vicende dei prezzi del
solfo, delle quali non è qui il luogo di ricercare le cause. Certo è che questi prezzi,
particolarmente per i solfi siciliani, presentano, non solo da un anno
all'altro, ma da un mese all'altro, oscillazioni forti, alle quali si cerca di
mettere riparo nell'interesse dell'industria solfifera. « Mercato così
irrequieto, si legge nella Rivista del servizio minerario per il 1891, con
salti enormi senza plausibile motivo, come il mercato dei solfi siciliani, pare
difficile che trovi riscontro in altri paesi e in altri prodotti». Infatti, il
prezzo medio per tonnellata, dopo aver superato le lire 140 nel 1875, era
disceso a 94 nel 1879; era risalito nuovamente nel 1880 e nel 1881, nel quale
ultimo anno era di circa lire 115, ma dopo d'allora non aveva fatto che
ridiscendere fino al 1888, nel quale anno era al disotto delle 67 lire.
Ricominciò a risalire dopo il 1888, dapprima lentamente, poi rapidamente,
passando da lire 77. 41, nel 1890, a lire 115. 59 nel 1891.
Nei primi mesi del 1892 i prezzi erano ancora
elevati, ma nei mesi successivi ribassarono di nuovo fortemente, cosicché la media di
quell'anno si ridusse a lire 95. 17, con un ribasso di oltre 20 lire in
confronto all'anno precedente. Continuando sempre i prezzi a ribassare, la
media per il 1893 discese a lire 72. 35. Ed ora i prezzi sono anche inferiori a
questa media.
« La necessità di un Sindacato, soggiunge la Rivista
citata, o di un altro Istituto che moderi l'offerta e che freni le operazioni
di puro giuoco, si rende sempre più manifesta. Ma finché questa
vagheggiata istituzione non sia divenuta possibile, è almeno a far voti che, a
raggiungere il primo scopo, si istituiscano magazzini generali, e che, a
limitare i dannosi effetti della speculazione morbosa ed esagerata, gli
Istituti bancari meglio regolino il credito agli speculatori e non accettino
fedi di deposito se non per solfi reali e di determinata provenienza. »
L 'estrazione del minerale si fa ancora per la maggior
parte a spalla; la qual cosa che dipende fino ad un certo punto dalla poca
importanza della maggior parte delle miniere, per le quali riuscirebbero troppo
costosi gli impianti
per l'estrazione meccanica. Tuttavia si nota un certo progresso, sebbene lento.
Nel 1891, sopra 151,414 tonnellate di solfo greggio prodotto nella provincia,
40,423 furono ricavate da minerale estratto meccanicamente.
Nel 1892 il solfo ricavato da minerale estratto con
mezzi meccanici fu di 42,775 tonnellate, sopra 160,107 rappresentanti il
prodotto totale della provincia, e nel 1893, di 64,786 sopra 179,465.
Gli impianti attivi pet' l' estrazione meccanica
erano, nel 1891, 14, cioè 7 pozzi e 7 piani inclinati, che disponevano
complessivamente di una forza di 283 cavalli vapore. Vi erano inoltre 2 pozzi
inattivi che potevano disporre di 100 cavalli vapore di forza. Gli impianti
attivi nel 1892 erano 16,
cioè 9 pozzi e 7 piani inclinati, con una forza
complessiva di 337 cavalli vapore; c nel 1893 erano 19, cioè 10 pozzi e 9 piani
inclinati, con una forza di 420 cavalli. In quest'ultimo anno rimase inattivo
un solo pozzo colla forza disponibile di 40 cavalli vapore.
È da notarsi, aggiunge la Rivista mineraria per il
1893, anche in quest'anno un rilevante progresso nell'importante servizio
dell'estrazione meccanica del minerale in tutta l'Isola; sommano ad 8 i nuovi
impianti attivi, 3 pozzi e 5 piani inclinati, con un aumento di 211 cavalli
vapore e di 38,454
tonnellate di solfo, prodotto con minerale estratto
meccanicamente.
Il mezzo di fusione del minerale più generalmente
adottato nella provincia è sempre quello dei calcaroni...
Non esistono
nella provincia di Caltanissetta stabilimenti di raffinazione del solfo.
Salgemma. Esistono
nella provincia alcune miniere di salgemma, di non grande importanza, situate
nei comuni di Caltanissetta, Castrogiovanni e Sutera.
Riassumiamo nello specchietto che segue, togliendoli
dalla Rivista del servizio minerario, i dati principali ad esse relativi per il
settennio 1887-93:
Il notevole aumento di produzione che si osserva nel
1891, in confronto agli anni precedenti, è dovuto alle miniere di Sutera, alle
quali in quell'anno alcuni speculatori avevano ordinato (come pure alle miniere
di Racalmuto in provincia di Girgenti) grandi partite di salgemma, che veniva
trasportato a Palermo e quivi macinato per far concorrenza, in certi consumi,
al sale marino. Nel 1892 essendo cessata tale speculazione, non solo l'aumento
di produzione cessò, ma questa discese, per la provincia di Caltanissetta, al
disotto dei limiti normali, e continuò a decrescere in proporzioni maggiori nel
1893.
Officine per
l'illuminazione. La
sola città capoluogo è dotata di illuminazione a gas...
Cave. Esistono cave di pietra da
costruzione e da ornamento, di gesso, di calce, ecc., in 19 comuni della
provincia, i cui nomi si trovano nell'elenco alfabetico dei comuni in cui sono
esercitate le industrie considerate nella monografia...
Fabbriche di
cera e di candele di cera.
Si ha notizia di tre piccole fabbriche, di cui due a Castrogiovanni, che
occupano complessivamente tre operai adulti, un maschio e due femmine, e una a
Mussomeli che occupa due operai maschi adulti per breve periodo dell'anno.
Fabbriche
di paste da minestra.
Molto diffusa è nella provincia di Caltanissetta, come in tutte le altre della
Sicilia, la fabbricazione delle paste da minestra, che hanno una parte
importantissima nella alimentazione degli abitanti dell'isola.
Non
c'è comune della provincia, secondo le indagini fatte per il presente lavoro,
che non abbia qualche fabbrica di paste, e complessivamente si contano nella
provincia circa 220 fabbriche con 667 lavoranti.
Sono
però, per la massima parte, opifici di poca importanza, sprovvisti di motori
meccanici e di meccanismi perfezionati.
Molte
delle fabbriche esistenti nella provincia sono esercitate dagli stessi
rivenditori al minuto, i quali non producono che a seconda dei bisogni del loro
smercio.
Ciò
può spiegare l'esiguità della produzione di certe fabbriche, quale risulta
dalle notizie raccolte, in rapporto al numero degli operai e dei giorni di
lavoro.
La
fabbricazione più diffusa è quella delle paste di uso generale; quelle
sopraffine o di lusso non si fabbricano che dietro richiesta. Le paste prodotte
nella provincia sono tuttavia assai apprezzate per il loro impasto secco e
omogeneo e per la durezza e resistenza alla cottura. I grani più generalmente
impiegati
nella fabbricazione delle paste sono quelli detti realforte e giustolisa, di
produzione locale.
La
produzione totale della provincia risulterebbe, secondo i dati raccolti, di
circa 55,482 quintali.
Frantoi
da olio. Numerosi sono
i frantoi da olio nella provincia. Ne esistono, secondo le notizie raccolte, in
26 comuni sui 28 che la compongono.
I
torchi sono ancora in gran parte in legno, di sistemi antiquati, e la forza
motrice impiegata è quasi esclusivamente animale. Non mancano tuttavia torchi
in ferro di sistemi perfezionati; in tutti gli opifici di Caltanissetta ne
esiste almeno uno di tale specie. A Pietraperzia poi tre dei torchi esistenti,
appartenenti alla ditta Carmelo Tortorici e fratelli, sono mossi da due motori
a vapore della forza di otto cavalli.
Una
parte dei frantoi servono per uso esclusivo dei rispettivi proprietari; la
maggior parte sono tenuti a disposizione dei produttori di olive, che le
mandano a frangere mediante compenso in denaro.
La
produzione dell'olio nella provincia è abbastanza importante per la quantità;
circa la qualità, i metodi di estrazione lasciano ancora a desiderare qualche
perfezionamento. I residui dei torchi, cioè le sanse, che pure contengono
ancora il 5 o il 6 per cento di olio, vanno quasi perduti, vendendosi a
pochissimo prezzo come combustibile; mentre trattati colle presse idrauliche o
col processo chimico del solfuro di carbonio, come altrove si pratica, potrebbero
dar luogo ad una proficua industria.
Complessivamente
si contano nella provincia 188 frantoi con 303 torchi.
I
lavoranti, in numero di 834, addetti ai frantoi di cui si ha notizia sono tutti
maschi adulti, due soli eccettuati, una donna adulta e un ragazzo sotto i 15
anni.
I
dati principali raccolti, circa i frantoi da olio, sono riuniti nello
specchietto seguente.
Fabbriche di confetti, pasticcerie, frutta candite, conserve
alimentari, liquori ecc.
La fabbricazione dei confetti, dei torroni, delle
pasticcierie e delle frutta candite ha una certa importanza nella città
capoluogo della provincia, dove attendono a tale industria otto ditte, oltre a
due monasteri...
Una specialità del genere, che le citate Ditte producono,
è il torrone di mandorle, di cui da qualche tempo, in occasione delle feste
natalizie, di Capo d'anno e di Pasqua, si fa anche esportazione per pacchi
postali, non solo nelle altre provincie dell'isola e nel continente italiano,
ma anche all'estero...
L'industria di cui parliamo ha pure un certo sviluppo a
Piazza Armerina, dove vi attendono 6 ditte, che occupano complessivamente 17
operai (13 maschi adulti e 4 femmine adulte). Anche da Piazza Armerina si fa
una qualche esportazione della produzione. Particolarmente nel mese di dicembre
...
A Barrafranca esiste una piccola fabbrica di biscotti
della signora Corso Alessandra, la cui produzione serve solo per uso locale. Vi
lavorano 2 donne adulte per circa 100 giorni dell'anno.
Si ha notizia infine di un'altra piccola fabbrica di
confetti e pasticcerie, della ditta Zini, esistente in Terranova di Sicilia e
in cui lavora un solo operaio.
In complesso, per la provincia sono 16 le fabbriche di
confetti e dì pasticcerie di cui si ha notizia, e 54 gli operai in esse
occupati, 40 maschi adulti, 8 maschi sotto i 15 anni e 6 femmine adulte.
Nei pressi di Caltanissetta esiste una fabbrica di
liquori dei Fratelli Averna, la cui specialità è il liquore detto amaro
siciliano, che ha acquistato molta rinomanza e di cui si fa uno smercio
abbastanza considerevole nell'isola e fuori. Sono occupati, in media, nella
fabbrica 16 operai.
La produzione delle conserve alimentari, e in ispecie
della conserva di pomodoro, è considerevole, ma costituisce un'industria
casalinga, ed è generalmente destinata ad uso domestico. Taluni anche
fabbricano conserve per metterle in commercio, ma di vere fabbriche di conserva
non si ha
notizia.
Industria tessile casalinga. Secondo la
statistica del 1876 la provincia di Caltanissetta contava 3000 telai a
domicilio, che servivano alternativamente per la tessitura del cotone, del
lino, della canapa, della lana e di materie miste. In maggiore o minor numero
ne esistevano in tutti i comuni.
Secondo le notizie raccolte per il presente lavoro, il
numero dei telai attivi figura diminuito per alcuni comuni, mentre per altri
sarebbe notevolmente aumentato.
A Mazzarino, ad esempio, dove nel 1876 figuravano attivi
200 telai a domicilio, non ne rimane che un centinaio, e ciò per la ragione,
(dice il sindaco) che le tele prodotte dagli stabilimenti, e in ispecie da
quelli di Acireale, per la loro buona qualità e per la mitezza del prezzo,
fanno concorrenza all'industria casalinga. Così a San Cataldo, dove nel 1876
figuravano 450 telai in esercizio, questi sono oggi, per ragioni analoghe, ridotti
a 236.
A Mazzarino però in questi ultimi tempi ha preso un certo
sviluppo la fabbricazione di coltri e frangie per coltri in cotone, con disegni
a rilievo, in parte lavorate a mano, specialmente le frangie, fra cui ve ne
sono delle elegantissime per finezza di lavoro, bellezza e varietà di disegni.
Fra i comuni in cui il numero dei telai è invece, senza
che ne sia indicata la ragione, cresciuto, sono da notare Marianopoli, Niscemi,
Sutera e Valguarnera, nei quali salì, rispettivamente, da 30 a 250, da 60 a
200, da 50 a 200 e da 200 a 300. Anche nel comune capoluogo vi ha un leggero
aumento,
da 200 a 250.
Complessivamente per la provincia i telai in esercizio
risulterebbero, dalle recenti indagini, in numero di 3027, di cui 56 per la
tessitura della lana, 1212 per quella del cotone, 902 per quella del lino e
della canapa, e 857 per la tessitura alternativa e di materie miste, così
ripartiti per circondari:
Circondario di Caltanissetta …Telai N. 1607
Id. di Piazza Armerina. …..Id. , 1030
Id. di Terranova di Sicilia…Id. , 390
Come si scorge, l'industria tessile casalinga ha sempre
per la provincia una discreta importanza.
Le materie che più comunemente si tessono sono il cotone,
il lino e la canapa, o da sole o miste; in minore quantità la lana. Non risulta
che si producano tessuti di seta.
Per i tessuti di cotone si acquistano generalmente dai
negozianti i filati già imbianchiti o tinti. Soltanto per Terranova e Niscemi
si ha notizia che si adoperi cotone di produzione locale. Il lino, la canapa e
la lana sono generalmente di produzione locale e buona parte di queste materie
viene filata dalle famiglie stesse che poi le tessono.
L'imbianchimento si fa con ripetute immersioni nell'acqua
e successivi prosciugamenti all'aria libera. La tintura dei tessuti di lana, i
quali consistono quasi esclusivamente nel cosidetto albagio, molto usato per il
vestiario dei contadini, è anch'essa per lo più un'industria casalinga. A
Castrogiovanni, per esempio, questi tessuti si tingono in nero facendoli
bollire con del solfato di ferro, del sandalo, del rosmarino ed altre erbe.
I prodotti sono per la massima parte destinati ad uso
domestico. Fra le tele di lino prodotte dall'industria casalinga, osserva la
Camera di commercio, ve ne sono delle finissime e che superano per durata ogni
altra tela prodotta con meccanismi perfezionati.
Col cotone si fanno, tra le altre cose, coltri a svariati
disegni, che si adoperano in certe stagioni per copertura dei letti.
Riuniamo nello specchietto seguente i dati raccolti circa
l'industria di cui si tratta:
Lavorazione
del legname (mobili di lusso e comuni, botti e barili, pavimenti in legno, forme
per calzature). Di fabbriche di mobili fini non si ha notizia che per la città
capoluogo della provincia, dove ne esistono cinque, di cui una entro l'Ospizio
provinciale di beneficenza sotto la direzione del signor Salvatore Trafficante,
e le altre quattro esercitate dalle ditte Michele Minghilino, Calogero di
Francesco, Giacomo Cupitò e Antonio Consolo. Sono queste le sole fabbriche di
qualche importanza di cui si abbia notizia. Esse impiegano complessivamente,
secondo le notizie fornite dalla Camera di commercio, 44 operai maschi, di cui
22 adulti e 22 sotto i quindici anni, e smerciano i loro prodotti, abbastanza
apprezzati, non solo nella città capoluogo e nei comuni della provincia, ma
anche in alcuni comuni della vicina. provincia di Girgenti. I legni ordinari e
il legno di noce di cui si servono sono di provenienza locale; si ritirano
dall'estero il mogano e il palissandro.
Il lavoro dura tutto l'anno.
In Caltanissetta stessa, secondo le notizie provenienti
dalla citata fonte, attendono alla fabbricazione di mobili ordinari, porte,
finestre, arnesi domestici, botti, barili e simili, altri 60 esercenti che
occupano per l'intero anno, eccettuati i giorni festivi, circa 200 operai
maschi, di cui 90 adulti e 110 sotto i 15 anni.
Per gli altri comuni della provincia non si ha notizia dì
vere fabbriche relativamente alla lavorazione del legname, e gli esercenti tale
industria non producono che per il consumo locale. Gli operai occupati nella
lavorazione del legname sono tutti maschi.
I comuni dai quali, oltre alla città capoluogo, si ebbero
notizie circa la fabbricazione di mobili e di lavori d'ogni specie in legname
sono:
Castrogiovanni: 9 esercenti con 28 operai (19 adulti, 9
ragazzi);
Delia: 3 esercenti, con 5 operai adulti;
Niscemi: 17 esercenti con 51 operai (34 adulti, 17
ragazzi);
Piazza Armerina: 30 esercenti con 90 operai, di cui 60
adulti e 30 ragazzi.
Sutera: 3 esercenti, che
lavorano da soli.
Terranova di Sicilia: 4 esercenti con 11 operai (8 adulti
e 3 ragazzi).
Sarebbero dunque, per quanto risulta dai dati che si
poterono raccogliere, 432, complessivamente per i comuni indicati, gli operai,
tutti maschi, occupati nell'industria della lavorazione del legname, di cui 241
adulti e 191 sotto i 15 anni.
(rinviamo al prossimo numero la pubblicazione delle
tabelle-prospetti)