Sutera, mostre estive al Museo etnoantropologico
Nonostante il corona virus, che non ha permesso di organizzare eventi o
spettacoli che producessero assembramenti, la nostra estate non ha
dimenticato di festeggiare il nostro compatrono sant’Onofrio, con la
tradizionale santa messa sul monte sabato sera ed a sant’Agata la
domenica successiva, e gli archi luminosi per le vie cittadine.
Inoltre il museo ha ospitato due mostre all’interno dei locali in
piazza Carmine: la prima, organizzata insieme da Comune e Museo,
dedicata alle opere d’arte di Salvino Maniscalco e l’altra,
fotografica, del Comune, che raccontava alcuni momenti significativi
dei festeggiamenti di Sant’Onofrio negli anni passati.
1) La personale di Salvino Maniscalco, intitolata “Angoli di quartiere, dalle tegole dei tetti ai modelli di case e di vita”.
Nell’ultima stanza a destra del corridoio del primo piano sono esposte
18 tegole realizzate da Salvino, in parte riproducenti edifici suteresi
realmente esistenti (il municipio, la chiesa di sant’Agata, la casa
della sua infanzia posta ad angolo tra piazza sant’Agata e via Roma,
un’altra molto caratteristica al n. 10 di via Chiesa al Rabato) o
ispirate in modo verosimile ad angoli di quartiere di una volta, segno
di nostalgia di un certo stile di vita e di valori riconosciuti e
condivisi.
Nato a Sutera il 25 agosto 1950 e deceduto a San Cataldo il 27 giugno
2016 all’età di 65 anni, fin da ragazzo gli piaceva girare tra gli
artigiani del paese, specialmente se vicino casa, imparando un po' di
tutto in falegnameria, in campo elettrico, nella pittura. Tutta
esperienza che ha messo a frutto nel tempo libero dal servizio di
carabiniere a San Cataldo, dove si era stabilito dopo essere stato a
Monza ed a Caltanissetta.
Il suo matrimonio con Santa Salamone il 27 ottobre 1977 fu benedetto
dall’arrivo di Rosaria, Sebastiana e Carla, gelosissime custodi delle
tegole artistiche a cui dedicava il tempo libero dal servizio e dai
lavori di manutenzione casalinga, nei quali era autosufficiente.
Creazioni, le sue, curate nei minimi particolari con infinita pazienza
e fedeltà alla vita di una volta, ricostruita con estrema precisione
nei suoi aspetti esterni ed interni, quasi fotografie tridimensionali
delle facciate coi balconi fioriti, finestre e “canalate”, negozi e
colori. Materiali ed attrezzi sono quelli di uso comune, come il fil di
ferro (per i balconi), il gesso e l’argilla (per le tegole dei tetti o
i vasi), la rafia, lo spago e la “disa” raccolta nei campi per
minuscoli cestini o altre miniature, l’arredamento interno, compreso di
illuminazione elettrica.
Partecipava alle mostre del paese dove abitava, San Cataldo,
realizzando anche piccoli presepi nella parrocchia di S. Alberto Magno;
che talvolta, come quello costruito insieme ad altri in contrada
Gabara, erano a grandezza naturale.
Chi si trova oggi qualche suo ricordo in casa (Sicilia, Nord-Italia,
Germania, Inghilterra o Belgio che sia) l’ha avuto solo come regalo,
per amicizia. Meraviglia ed emozioni, sprigionate da una mostra che
resterà aperta anche nel periodo autunnale.
2) Mostra fotografica sul compatrono della città di Sutera, sant’Onofrio.
Le 25 foto provenienti dall’archivio di Nino Diprima sono il racconto
visivo di un secolo della nostra storia di festeggiamenti religiosi.
Molto interessanti perché legati ricordi spesso importanti e a volte
dolorosi.
In primo luogo quello riguardante la profanazione dell’urna di San
Paolino nel 1967 e la ricomposizione delle reliquie al suo interno agli
inizi del 1968. Inoltre viene documentato il momento della partenza
della statua di San Paolino per Dillingen, copia fedele di quella del
Santo Vescovo custodita in montagna; la partenza delle due urne per il
restauro a Firenze, con le cassette in zinco delle reliquie nelle mani
di alcuni giovani prima di essere messe sotto custodia da padre
Carruba; e tante altre foto, come quella di un’antica processione di
San Paolino che sale sul monte in cui si vede la confraternita dei
rossi indossare sulle spalle un cappello chiamato galero, segno di
grande distinzione. La mostra è completata da una poesia di Giuseppe
Carruba Toscano, proposta dall’assessore Giovannella Difrancesco, che
ricorda la consuetudine di salutare la discesa notturna di Sant’Onofrio
appiccando il fuoco alla montagna, forse per l’ultima volta, il 6
agosto 1932.
Posta nel corridoio, la mostra resterà a lungo.
Mario Tona