Seme di senape
In perenne distrazione
Anima e mente in perenne distrazione sono insidiate da fantasticherie inopportune e da frodi del demonio. Gli antichi padri asceti ne erano ben convinti. Non consideravano peccato ogni sorta di pensiero che sorgeva alla mente, ma insidia dell’anima era una serie di suggestioni interiori, di immagini mentali fastidiose, di persistenti sogni ad occhi aperti; tutto ciò portava l’asceta ad allontanarsi dalla pura ricerca di Dio. Tali fantasmi pronti a sedurre sono ben noti agli esperti con il termine greco loghismoi.
Chi è temerario cadrà nella tentazione, mentre una corona di gioia si posa sul capo di chi mite si pone all’opera. Chi sa abitare con la propria anima, sa discernere i pensieri che l’attraversano; chi è smodato in ogni impresa è vittima del disordine che lui stesso crea. Egli non ha requie in un posto, perché vive sempre in un registro di vita spostato più in là.
Quando al monaco tocca stare in cella, gli si raccomanda di non dissiparsi aspettando che qualcuno venga a trovarlo; quando il monaco è chiamato dai confratelli per prestare soccorso, che si desti prontamente a cooperare.
Se proviamo a vedere nella controluce di questi consigli il vezzo di chi oggi, chiamato già ad un’opera corale, invece tira fuori il cellulare per distrarsi nella messaggistica da evadere o in altri adempimenti simili, si capisce che emergono sintomi di decentramento.
Non risulta mai adatto (aptus) all’azione divina, quando viene chiamato.
Non a caso alle distrazioni del mondo i maestri di spirito opponevano: custodisci il ricordo di Dio nel tuo cuore e il Suo timore ti circonderà sempre! Il timore divino è un’azione di pronta tenerezza, di umile attenzione, di compassionevole conforto per l’anima in via di purificarsi.
A volte sembra che un certo attivismo sia una buona posizione morale per giustificare uno “stile” intemperante di zelo e pietà; si fa passare sotto il nome di apostolato la ricerca di qualche iniziativa personale di successo o si allestisce un palcoscenico di azione pastorale dove essere la prima donna.
Al contrario, sfuggire le distrazioni era un monito che si dava ai giovani, generosi e intraprendenti, seppur acerbi; prevenire anima e mente molto ansiose era compito del maestro di spirito. Il maestro ne aveva piena cognizione, quando introduceva un neologismo – il termine greco «ameteoristos» – coniato a partire da una forma verbale del vangelo di Luca (12, 29).
Che significa vivere come «ameteoristos»? Significa condursi «senza dissipazione». Se certi consigli erano dati come criteri della vita morale, è segno che erano stati consolidati dall’esperienza dei santi e perciò venivano formulati nei trattatelli ascetici.
Per chi ha visitato la Grecia c’è un luogo emblematico: i monasteri delle Meteore, a nord di Kalambáka. Visitare quei luoghi suscita una profonda impressione religiosa; niente però si deve diffondere di tali luoghi sacri, abusando di macchine fotografiche o dei più moderni cellulari.
I monasteri delle Meteore sono costruzioni che sorgono come nidi in cima ad alti speroni rocciosi. L’impresa di preservare l’anima comporta di sapersi liberare dalle distrazioni. Chi va fino alle Meteore, sollecitato dalla pura ricerca di Dio, non ha più interesse che vi sia una connessione alla Rete. Solo il turista curioso di Dio riguardo al Wi-fi dice d’averne bisogno perché è una necessità per la sua vita.
Invece è solo una distrazione.
Sac. Salvatore Falzone