Estate di fuoco in Sicilia
Come negli anni passati, anzi di più
Sono trascorsi pochi mesi da quando scrissi un articolo concernente i
mega incendi del futuro in Sicilia e nel mondo. (vedi La Voce di
Campofranco, n. 518, marzo-aprile 2021).
Nel mio piccolo, ho cercato di mettere in guardia la nostra società, ma sembra che siano state parole buttate al vento.
Infatti, non solo nelle nostre zone (vedi foto: la Riserva Naturale
Integrale Monte Conca e la contrada Chiartasì di Campofranco ridotte in
cenere), ma anche in tutto il mondo sembra che si sia fatto a gara a
chi bruciasse di più.
I piromani, approfittando delle altissime temperature si sono sbizzarriti ad appiccare fuochi dappertutto.
Incendi devastanti si sono verificati in Sicilia, Sardegna, Grecia,
Turchia, California, Brasile (Amazzonia) e soprattutto in Siberia, dove
si è bruciata una superficie boscata quasi quasi pari alla Francia.
Nell'anno in corso, oltre 150 mila ettari di bosco sono andati in fumo.
Purtroppo alla Sicilia spetta la maglia nera, in quanto sebbene
possegga la superficie boscata meno consistente d'Italia è riuscita a
bruciarne più di ogni altra regione, dimostrando di essere la più
incivile.
Nella quasi totalità tutti gli incendi hanno una origine dolosa. Sembra
che la distruzione dei boschi, per vari motivi, interessi un numero
sempre più crescente di persone.
Eppure le piante non solo ci permettono di respirare, trasformando
l'anidride carbonica in ossigeno, ma sono gli unici esseri viventi che
sono in grado di abbassare la temperatura del mondo.
Da circa 400 milioni di anni le piante hanno svolto la funzione
termoregolatrice del nostro pianeta, poi è arrivato l'uomo moderno che
in appena un secolo, bruciando, inquinando, distruggendo foreste, è
riuscito a far aumentare la temperatura globale del nostro pianeta.
L'esempio che avevo evidenziato nell'articolo precedente, concernente
la storia degli abitanti dell'isola di Pasqua, mi sembra calzante più
che mai.
Gli abitanti di questa isola, dopo aver abbattuto tutte le piante della
loro isola per realizzare strane statue di pietra, non potendo più
nutrirsi dei frutti e non potendo più costruire barche per pescare,
finirono con l'ammazzarsi fra di loro, al fine di accaparrarsi quelle
poche risorse che la loro isola era ancora in grado di offrire.
Temo che lo stesso si verificherà in scala mondiale, ma con effetti di gran lunga più disastrosi.
In gioco non c'è la sopravvivenza di qualche migliaio di persone, ma di ben 8 miliardi di persone.
La nostra sopravvivenza dipende dalle piante e quando riusciremo a
distruggerli, anche la nostra sorte sarà segnata, proprio come gli
abitanti dell'isola di Pasqua.
La temperatura globale aumenterà di anno in anno, i ghiacciai si stanno
già sciogliendo, per cui il livello del mare è destinato ad aumentare,
sommergendo tutte le città costiere. Le zone desertiche aumenteranno,
mentre nelle zone piovose si verificheranno uragani e bombe d'acqua che
distruggeranno ogni raccolto.
Dopodiché, come gli abitanti dell'isola di Pasqua, saremo costretti ad
ammazzarci fra di noi per poter accaparrarci di quelle poche risorse
che la terra sarà ancora in grado di offrire.
Salvatore Butera
(già Comandante del Distaccamento della Forestale di Sutera)