Montedoro
Venerdì Santo: L'Addolorata

Il Venerdì Santo a Montedoro viene portata in processione, insieme all' Urna col Cristo, la statua della Madonna Addolorata protettrice dei lavoratori delle miniere. Ormai le miniere di zolfo sono state chiuse nel I975 e per tradizione gli ex minatori, in qualche modo, curano tutto quanto riguarda la statua dell' Addolorata con la processione e il 4 Dicembre partecipano alla Santa messa in onore di Santa Barbara protettrice dei minatori. Così il Comitato degli ex minatori, presieduto da Angelo Terrana e formato da Giacomo Bufalino, Calogero Randazzo, Carmelo Salvo, Calogero Lombardo, Giuseppe Alaimo e Faustino Puma si è proposto di dare un tocco nuovo alla Bedda Matri che fa parte della memoria collettiva dei montedoresi da moltissimi anni. Si è provveduto a confezionare l'abito nero ricco di ricami e paillette. varie sottovesti con vari tipi di ricami e pizzi artistici, il manto nero colli bordi impreziositi da pietre dure, il fazzolettino artistico che porta nella mano destra, lo stellario. Il taglio e la confezione sono stati realizzati con competenza e devozione da Rosa Alba con la collaborazione di Angelina Mantione, Alfonsina Lombardo e Grazia Cravotta. Sono state confezionate anche delle casacche per i portatori della statua che hanno nel pettorale l'immagine dell'Addolorata. "Ormai la statua della Addolorata era ridotta ai minimi termini, per l'usura del tempo e durante la processione del Venerdì Santo dello scorso anno, i pochi ex minatori che siamo rimasti abbiamo deciso di fare qualcosa per meglio onorare la Bedda Matri. Certamente se ci fosse più collaborazione si potrebbe fare di più, - dice il presidente Angelo Terrana - penso alla partecipazione anche dei figli degli ex minatori. Col tempo si rischia di far scomparire una tradizione di circa duecento anni che costituisce una particolarità della sensibilità religiosa dei montedoresi." Il Venerdì Santo, quindi, gli ex minatori portano a spalla la statua della Madonna Addolorata dalla chiesa, per le strade del paese e poi inerpicandosi per una stradella, fino al Calvario che sorge sulla seconda gobba alta circa 500 metri della ondulazione collinare di Montedoro: sulla prima gobba alta 470 metri sorge l'abitato. In processione vi è anche la Sacra Urna con il Cristo, portata a spalla da giovani e preceduta dal gruppo dei Lamentatori, che tramandano una polifonia molto originale; tre tamburinai con i tamburi abbrunati che a ritmo lento preannunziano la crocifissione, un trombettista che rende la drammaticità dell'evento col suono lancinante della tromba. Vi sono anche dodici "fratelli", che con la caratteristica divisa costituita dal camice bianco e dalla mazzetta rossa ricordano i confrati della Confraternita del Santissimo Sacramento. Un gruppo di ragazze chiamate "virgineddri" vestite di nero recano in mano dei vassoi con petali di abbarcu e gli strumenti della crocifissione. Arrivati all' edicola del calvario, nel vano terreno, viene collocata l'Addolorata, mentre il Cristo viene crocifisso nella parte soprastante: le due scalinate laterali consentono ai fedeli di rendere omaggio con un bacio ai piedi in segno di devozione. La sera verso le ore venti avviene la Scinnenza: il Cristo viene collocato nella Sacra Urna ed in processione con la statua dell'Addolorata si ripercorre la stradella del Calvario, la via dei santi, sempre con l'accompagnamento dei canti dei Lamentatori che in conclusione cantano "Voi che versate lacrime", un canto alla Madonna Addolorata,
Lillo Paruzzo

I Lamentatori. Nella tradizione montedorese i Lamentatori occupano un posto molto importante. Al di là del fatto di fede e di devozione vi è un evento musicale che solo negli ultimi tempi se n'è avuto consapevolezza. I vecchi Lamentatori degli anni Cinquanta, Calogero Mantione, Caluzzu (Calogero) Tappu, Costantino Mantione, Vincenzo Morreale, Vicienzu (Vincenzo) di Liddru (Lillo, Calogero), Salvatore Lumia, Giuseppe Alba, Rosario Mantione, Salvatore Randazzo, Salvatore La Porta, Calogero Farruggia, Taniddru (Gaetano) Mancino e Gaetano e Calogero Genco, cantavano per devozione e passione per perpetuare una tradizione che risale ai primi anni della fondazione del paese. Si arriva al 1984 quando il gruppo viene invitato a partecipare a Firenze alla 7a Rassegna Musica dei Popoli per interessamento dell'etnomusicologo Ignazio Macchiarella. I Lamentatori di Montedoro uscivano dal paese e venivano a conoscenza che avevano contribuito a perpetuare una nicchia musicale interessante nel bacino del Mediterraneo. La squadra era formata da Gaetano Genco (1918), Calogero Genco (1920), Angelo Randazzo (1932), Rosario Randazzo (1962), Calogero Randazzo (1964), Giuseppe Pace (1963), Mario Lombardo (1963). E dopo Firenze alla Basilica di Santa Croce, Como, il Teatro La Fenice di Venezia, Messina, Castelsardo (SS), Francia, USA, Roma, Corsica, Palermo ecc. In ogni occasione una nota critica per sottolineare la valenza e la preziosità della polifonia montedorese. Tra gli altri Roberto Leydi ha scritto che " i canti della Settimana Santa di Montedoro hanno recato nella conoscenza della musica siciliana di tradizione orale, inattesa apertura ed interesse, suggerendo altre direzioni di studio, altri valori di considerazione del complesso fenomeno della polivocalità ..." Negli anni nel gruppo vi sono stati altri inserimenti di voci: Vincenzo Mantione (1955), Giovanni Milazzo (1959), Giovanni Licata (1959), Salvatore Randazzo (1953), Rosario Duminuco (1964), Antonio Bufalino (1959). Poi il lavoro e l'emigrazione hanno ridefinito il numero dei componenti delle squadre che risultano formate da Angelo Randazzo, Rosario Randazzo, Calogero Randazzo, Salvatore Randazzo, Giuseppe Pace, Giovanni Milazzo, Giuseppe Milazzo, Vincenzo Mantione, Salvatore Alba, Gerlando Scalìa. I fratelli Gaetano e Calogero Genco sono deceduti. La Domenica delle Palme, la processione si muove dall'edicola del Santissimo Sacramento alla periferia del paese, fino in chiesa. Il portone è chiuso e il diacono bussa. Dall' interno della chiesa si sente il canto Gloria laus et honor: veramente un'armonia angelica! Ad ogni bussata viene cantata una strofa per tre volte e infine il sacerdote, seguito da tutti i fedeli recanti palme e rametti di ulivo, entra in chiesa dove viene celebrata la Messa solenne. Ritroviamo il loro canto il Giovedì Santo quando viene benedetta "La tavula di li fratelli": segue il Giuda, che narra del tradimento dell'apostolo in dialetto siciliano ed il Pange lingua. La sera, in chiesa, cantano davanti al sepolcro durante la veglia. Ma il giorno per eccellenza dei Lamentatori è il Venerdì Santo. Nel primo pomeriggio, dalla chiesa per andare al calvario alla periferia del paese su una collinetta muovono due processioni: una con la Sacra Vara del Cristo con i sacerdoti, i fratelli della ex confraternita del Santissimo Sacramento e una squadra di Lamentatori, l'altra con la Madonna Addolorata portata dagli ex minatori, li virgineddri con delle guantiere in mano con i segni della crocifissione e la seconda squadra di Lamentatori. Le due processioni confluiscono in una nella via Cavour e le due statue proseguono in parallelo fina al calvario, mentre le due squadre di Lamentatori si alternano in canti in latino ed in siciliano( 0 vos omnes, Stabat mater, Vexilla regis, Maria passa pi la strata noval, Sacri scali, Sedi la matre, E' cunnannatu, 0 crucifissu). La salita al calvario rallenta la processione e si può avvertire l'intensità comunicativa delle lamentazioni e provare una emozione insolita. Quando il Cristo viene messo in croce i Lamentatori eseguono le ultime strofe e poi i fedeli, in segno di devozione, baciano il Crocifisso. La Madonna Addolorata viene collocata nel piano terra del Calvario dove i fedeli rivolgono le loro preghiere. Nei tempi passati vi erano le varie associazioni di qualsiasi natura che facevano "il viaggio" al calvario per rendere omaggio al Crocifisso ed ogni gruppo si assicurava l'accompagnamento di una squadra di Lamentatori alla quale offriva una bevuta di un bicchiere di vino. Col venir meno delle associazioni sono venuti meno anche i "viaggi" di gruppo, mentre si effettuano quelli personali. La sera, in processione si va al calvario per la Scinnenza. Il Cristo viene collocato nella Sacra Urna e la processione fa il percorso di ritorno verso la chiesa insieme anche all'Addolorata. I Lamentatori con i loro canti esprimono il dolore e l'intensa partecipazione anche dei fedeli. Si percorre la stradella e quindi le vie dei santi del paese per concludere la processione in chiesa col canto dei Lamentatori che eseguono: Voi che versati lacrime. Un canto struggente che veramente esprime il dolore della madre per la morte del figlio.
Lillo Paruzzo