La nostra Sicilia: riallacciare il futuro al passato

All'inizio di questo nuovo millennio, vale la pena di farla qualche considerazione in prospettiva, sul versante della strategia politica di questi ultimissimi anni dei nostri amministratori regionali, non fosse altro per convincerci che il tempo non è passato invano.
Guardandoci indietro, troviamo una lunga sequenza di eventi che costituiscono altrettante pietre miliari del tormentato processo che ci ha portati, malgrado i tanti sacrifici, all'integrazione europea. Si è cominciato un po' timidamente e quasi in sordina, con una Regione che dimostrava forti limiti progettuali nei confronti degli organismi comunitari e perdeva, regolarmente, i preziosi contributi della Comunità Europea, a vantaggio di altre parti d'Europa più attente. Poco a poco, i meccanismi sono andati affinandosi ed oggi il quadro appare decisamente più confortante. Riusciamo ad avere un rapporto comunicativo con mamma Europa proprio mentre le frontiere continentali si spalancano ad Est e la Sicilia si appresta ad uscire dalle Regioni comprese nel famoso "Obiettivo I", quelle aventi diritto ad una politica di sostegno anche economico. Non sembra tanto evidente, ma stiamo per entrare nella stanza dei "ricchi", anche se per ora siamo ricchi solo di speranze e di fantasia.
Contestualmente il nord Africa ci bussa alla porta e lo fa con comprensibile insistenza di chi ha atteso a lungo per imporsi nel panorama internazionale ed oggi vede la Sicilia come l'avamposto per Bruxelles oltre che un punto di riferimento necessario. Eccoci, dunque, ritornati ad un ruolo che la storia ci ha assegnato quando ancora Bruxelles era una palude e l'Europa un'arena di sanguinose lotte. Ma come si stanno attrezzando la Sicilia e i siciliani per questo ruolo che debbono tornare a ricoprire ? lo non ce l'ho, la risposta, ma mi auguro che il Governo della Regione Sicilia che sarà eletto tra qualche giorno, sappia presto e bene trovarne una. Un Governo che deve tenere nella giusta considerazione l'aspetto puramente materiale della rinascita economica senza però dimenticare i veri valori umani e la cultura, che da sempre ci hanno contraddistinto rispetto alle zone economicamente più sviluppate, perché sembra facile, ma non lo è affatto fare andare a braccetto le due cose. Possiamo solo dire che dobbiamo essere, in un futuro che si fa dì giorno in giorno sempre più prossimo, essere capaci di assumere un ruolo cardine nel contesto mediterraneo incanalando le spinte e le esigenze dei paesi rivieraschi in una strategia che ci veda primi "sponsor" presso i tavoli di Bruxelles, ma anche primi beneficiari delle inevitabili ricadute che una strategia di "bacino comunitario", inevitabilmente comporterà. Le società miste italo-tunisine per la pesca nel canale di Sicilia, possono essere da esempio per altre forme di cooperazione, che possano vedere coinvolti altri settori egualmente vitali per l'economia. Come non pensare, ad esempio, alle alla grande risorse delle tecnologie avanzate dell'"'Etna Valley" e il bisogno che hanno i vicini paesi africani di queste.
Ed ancora, perché non ottimizzare il turismo in una politica di bacino che veda insieme le risorse siciliane con quelle dei Paesi africani che si affacciano sul mar Mediterraneo. Tanti altri esempi potrebbero essere fatti, ma teniamo sempre presente che il tempo della "guerra tra poveri" è finito da un pezzo e che "integrazione" è la parola d'ordine degli anni a venire.
Sono parecchi gli interrogativi che questo inizio millennio ci consegna, ed è suggestivo il fatto che la nostra Sicilia possa tornare ad un -ruolo che già rivestiva mille anni or sono, riallacciando passato e futuro in un circolo virtuoso che oggi è speranza e fantasia e domani potrebbe divenire ricchezza economica e ancor più di cultura.
Rino Pitanza