Milena
San Martino, una proposta, anzi due per valorizzare i due portali
"...Andò a Palermo, al Monastero di San Martino delle Scale; chiese di essere accolto in quella comunità (...). Richiesto cosa lasciava dietro di sé rispose che possedeva tre piccole chiuse (...) e nient'altro" -La storia in braille.
Nel XIII sec. d.C., il Casale di Milocca veniva diviso in due parti: una ad occidente e l'altra ad oriente. Questo ordinamento contingente era destinato a protrarsi per sette secoli dino all'Autonomia (1923). Esistevano, dunque, due "Milocche: Una appartenente ad Antonio de Milocca e l'altra a Mariano Capizzi. II fíglio di quest'ultimo, Giacomo, avendo deciso di farsi monaco donò i suoi averi (900 salme di terra) con ratifica nel Dicembre del 1363 al Convento di S. Martino delle Scale di Palermo. Difatti lo stemma di Milena e quello dei Cassinensi sono simili. Nel corso del Quattrocento i Benedettini attraverso "l'enfiteusi, ottennero che le terre venissero migliorate per di più dai contadini". Venne costruito un insieme idrico a Musa, nelle vicinanze, composto da un abbeveratoio, una fontana, un lavatoio. Nel I546 il monastero cedeva per intero le terre in enfiteusi continua alla famiglia Lo Puzzo di Sutera. Col trascorrere degli anni con l'approvazione della Congregazione Cassinense l'affare venne valutato in negativo e nel I559 le terre vennero riscattate. Già nel corso del Settecento, S. M. era in odore di ricostruzione, la torre risalente al periodo che va dalla fine del Trecento all'inizio del Quattrocento necessitava di cure perpetue. Pertanto i Cassinensi diedero vita ad nuovo edificio con la specificità della fattoria, con tagliere con il mulino, il palmento, l'oleificio, ete. Il progetto fu affidato agli architetti Giuseppe Venanzio Marvuglia ed Ignazio Marabitti, con altre maestranze per le pitture. I decori che fecero di S. M. un'opera considerevole.
I due portali scolpiti (foresteria e Chiesa) sono sono del Marabutti, mentre il progetto in generale e la scala centrale sono del Marvuglia. Le terre rimasero del monastero fino alla soppressione dei Beni Ecclesiastici nel 1866. -La critica propositiva (o del fine). Il fine semplice di questa critica o divertissement culturale è di far avvertire una scossa propulsiva all'azione. La proposta ex abrupto é di salvare il salvabile dell'attuale S. M. Cioò che rimane di esso sono quei due portali che sono due monumenti.
La soluzione da intraprendere primieramente è questa, al di là di presumibili progetti di ricostruzione con dei possibili nomi addotti in virtù di mnemoniche cromie euristiche; al di là d'una possibile ricostruzione cosiddetta critica che s'intende su pianta originaria, che in quanto sorgiva é l'essere di S. M., il proprio habitus perché storia e non tenerne conto é banale reductio ad absurdum. Finora s'é fatta una sola cosa: averlo lasciato cadere, divenendo suo malgrado un feticcio del bieco consumismo depredato in ogni modo, negli anni con un passato da discarica d'abuso, saccheggiato delle proprie opere.
Questi resti hanno una loro dignità. E bacuo ed ipocrita recarsi a commiserarli. Ora, mi chiedo e chiedo: a cosa serve un'iniziativa su S. M. senza un'adeguata ragion pratica a monte? Quale spirito culturale mostra una finzione mentre il vero cade? Perché si è sempre parlato di ricostruzione e di ristrutturazione (chi ricorda "iniziamo dai piani di recupero ... " su "Orizzonte socialista" del Maggio I997, numero zero, oppure "Ventiduecittà" del Marzo I999, a pag, 4?) e mai di manutenzione?
In verità, tale sterilità é dovuta anche e inoppugnabilmente all'assenza di "cultura della cultura". Ecco perché è bene rivolgersi alle scuole laddove (non uso il condizionale!) si educa oggi per il domani, e la proposta consiste nell'adozione da parte della Scuola Media Pirandello e della Scuola Elementare Don Bosco dei due portali: uno per ciascuna scuola.
Non sono a conoscenza della procedura burocratica, ma ho sentito di casi in Italia, tanto a Brescia quanto a Palermo. Il solo scopo di questo scritto é di lanciare un'idea quivi attenzionando le Istituzioni e le Associazioni e le persone "di cultura" o sedicenti tali. Altrimenti debbo per forza chiedermi: a cosa servono? E in loco di che pro?
Concludo contro la dieta dal "pensante" con la riflessione divulgata su I Beni Culturali nei Comuni del Distretto Scolastico dell'Alto Platani: Itinerari Turistici e Didattici in Milena" a pag. 111, dove il visitatore (,,.,) può recarsi al dirupo S. M. immaginando che oggi sarebbe stato adatto al Cirano di Rostand.
Soggiungo in questa circostanza i versi d'una mia poesia inedita dal titolo "Sonnoia".
Vel'immaginate Cirano / entrare nel cortile nobile / colmo di folla, attraverso / il passaggio acciottolato / urlare e inveire / contro Montfleury?
Vincenzo C. Ingrascì
Bibliografia essenziale
Arturo Petix
- Il Casale di Milocca dai Capizzi ai Cassinensi; L'antico Gasale di Milocca nella seconda metà del 1200. Articoli pubblicati su "La Voce di Milena" (Suppl. a La Voce di Campofranco), anno I n. 3 e seguenti, I977;
- Da Milocca a Milena, Palermo 1984;
- Leggende di Milocca, Caltanissetta 1993;
- San Martino di Milena, inedito